Cultura

Dalla casa di studenti al Salone del libro: CasaSirio, “editori per passione”

Sette giovani legati dall'esperienza passata di una casa in condivisione decidono di avviare un progetto comune. Con tante idee e budget ridottissimi: "Vogliamo essere 'pop', ma con dignità letteraria alta. E ogni scelta è per alzata di mano"

di Chiara Carbone

Tutto comincia dall’appartamento di Torino, casa Sirio, dove Sirio è il gatto. Una casa di studenti, dove si condividono sogni e progetti anche un po’ ‘folli’, legati all’età dove tutto è possibile. Al momento di lasciarlo, alla tristezza di abbandonare il tetto dove si è condiviso tanto, si aggiunge la paura del ‘grande salto’ verso un mercato del lavoro che per molti giovani è sempre più incerto. Se ne discute tra amici, si buttano giù idee astratte che coinvolgano le competenze di tutti quelli riuniti intorno al tavolo, ci si organizza. Poi i progetti si fanno concreti. Nasce così CasaSirio Editore, casa editrice nata nel 2014 dal progetto di tre giovani amici, ex studenti della scuola Holden, a cui poi si aggiungono altri, tutti sotto i trent’anni, che hanno deciso di non arrendersi alle logiche di un mercato chiuso.

“Eravamo un po’ delusi perché non riuscivamo a lavorare nell’editoria, nonostante tutti avessimo provato. Così, partendo dall’idea iniziale di Martino Ferrario, poi tutti noi, stanchi di stage e lavori non retribuiti, ci siamo dati da fare”, spiega Carolina Crespi, una dei tre coinquilini dell’appartamento che condivideva con Martino Ferrario e Nicoletta Chinni. “Volevamo puntare su qualcosa in cui credevamo, in maniera concreta”. Oggi a lavorare all’azienda sono in sette, provenienti da zone d’Italia diverse, ognuno con una competenza specifica: oltre ai tre coinquilini con una preparazione specifica sull’editoria, ci sono infatti illustratori e artisti.

La filosofia ispiratrice era quella “di pubblicare dei libri che fossero leggibili da un pubblico vasto, non qualcosa d’elite, intellettuale – continua Carolina -. Volevamo poi che fossero estremamente curati, anche a costo di pubblicare meno titoli. Desideriamo, infatti, che le nostre storie non solo vengano lette da tutti, ma che abbiano una dignità letteraria alta. Per questo definiamo la nostra una casa editrice ‘pop’, nel senso di ‘fruibile da tutti’, ma con standard molto alti. All’inizio non ce la sentivamo di partire subito con i libri di carta, per cui abbiamo deciso di cominciare con una collana di racconti brevi in ebook, una sorta di vetrina dove gli autori pubblicassero qualcosa prima di uscire con un libro. Ora invece daremo vita anche una nuova serie di traduzioni di narrativa straniera”.

Insomma, il sogno era quello di “costruire la casa editrice dei sogni”, un luogo dove valesse la pena spendere tempo ed energie, diversa dalle altre dove tutti avevano avuto esperienze poco stimolanti. Così si sono dati da fare davvero: l’organizzazione è precisa, ma c’è molto scambio. Ognuno dà il proprio contributo e le scelte prese, “frutto di una votazione per alzata di mano”, sono il risultato dei gusti e dell’esperienza di ogni membro. Forte è anche la componente etica: “Tutto è stampato su carta riciclata e ci affidiamo a distributori virtuosi”, tiene a precisare Carolina.

Naturalmente ci sono anche problemi da affrontare, a partire dalla pianificazione economica: “Si deve stare attenti a qualsiasi spesa”, spiega Carolina. L’impegno dei giovani è ingente, tra soddisfazioni e difficoltà: “La gioia più grande però è vedere il grande impegno degli autori: è molto gratificante la loro adesione al nostro progetto e questo ci fa dimenticare la parte più faticosa, che è il lavoro con gli stampatori, le parti tecniche, che però fanno parte del gioco”.

L’idea di una casa editrice fondata da soli giovani è comunque qualcosa di insolito nel panorama italiano, dove a soffrire sono anche i grandi giganti: “Volevamo qualcosa per noi, un gancio al nostro passato, facendo però cose nuove. Non ci sembrava un rischio. Per ora è una passione condivisa, speriamo che diventi un lavoro vero e proprio: per il momento non siamo in perdita, ma non riusciamo a guadagnarci”.

Partiti da Torino, sempre a Torino stanno facendo il salto, partecipando al Salone del libro con uno stand e delle presentazioni, fino al 18 maggio.

Ora se nell’appartamento all’ombra della Mole non è rimasto più nessuno, per rivivere il tempo passato ai ragazzi basta sfogliare le pagine di uno dei libri del progetto che hanno costruito insieme, partendo dallo stesso tetto.

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