L’articolo sul 5 per mille è stato stralciato dal pacchetto della riforma della scuola: il governo ha accettato di mediare con la minoranza Pd e le opposizioni ed è saltato così il punto del provvedimento in discussione a Montecitorio che avrebbe previsto l’istituzione di un fondo ad hoc per sostenere gli istituti scolastici. 380 i voti a favore della soppressione e solo 13 i contrari: secondo le critiche infatti, la copertura, che il testo affidava a uno stanziamento del ministero dell’Istruzione, rappresenterebbe un taglio delle risorse alla scuola. “Il governo si impegna”, ha detto il ministro Stefania Giannini, “vista la bontà di questo articolo e dell’innovazione che introduce, una volta trovata la copertura alternativa, a rinviare a in un successivo provvedimento di natura fiscale la sua introduzione”.
Un rinvio a data da destinarsi, ma che per le opposizioni è comunque un segnale di vittoria. “E’ merito nostro”, hanno detto i deputati del Movimento 5 Stelle, “non va ulteriormente aggravata la distanza tra istituti frequentati da famiglie ricche e istituti disagiati”. Poco dopo i deputati grillini sono usciti tutti insieme da Montecitorio con uno striscione con su scritto ‘no al ddl distruzione’. Così hanno raggiunto i docenti, gli studenti e i sindacati raccolti in piazza contro la riforma della scuola, che l’Aula della Camera sta votando e che dovrebbe essere approvata domani.
“Visto il problema riscontrato con la copertura finanziaria“, ha spiegato la relatrice Maria Coscia (Pd), “è stato deciso di rimandare l’introduzione della norma a un’altra legge. Era stata prevista, per superare la competizione tra scuole e terzo settore, una copertura specifica per gli istituti scolastici. Ma nel frattempo sono sorti altri problemi in merito alla natura delle risorse. Infatti una parte di queste erano già state destinate al Miur e la scelta ha provocato un certo malcontento”. Tra le altre cose, ha proseguito la relatrice, veniva chiesto per evitare la competizione con chi già riceve il 5 per mille e dunque “di prevedere in sede di dichiarazione dei redditi una doppia scelta”. Infine, il problema dell’entità del fondo perequativo che alcuni esponenti della maggioranza volevano aumentare (al momento è fissato al 20% delle risorse). Sull’argomento si erano espressi anche i rappresentanti del Terzo Settore, molto critici sull’idea: “Vorremmo”, aveva detto Pietro Barbieri, “che venisse introdotta una misura specifica per le scuole, distinta da quella per gli enti non profit, in linea con il principio di sussidiarietà fiscale e per offrire ai cittadini contribuenti degli efficaci strumenti di sostegno e finanziamento delle scuole così come delle attività e dei progetti del terzo settore, della ricerca scientifica e dei beni culturali”.
Lo stralcio della norma sul 5 per mille si tratta di uno dei primi risultati della mediazione con la minoranza del Partito democratico che resta fortemente critica sul provvedimento. Secondo quanto si apprende a Monteciorio, i dissidenti si riuniranno in serata per decidere il comportamento da adottare in aula alla Camera durante il voto finale e per stabilire l’atteggiamento da tenere in Senato quando vi approderà. Due, per ora, gli orientamenti principali previsti per domani: l’astensione, come segnale distensivo nei confronti della maggioranza, oppure il voto favorevole al testo, accompagnato però da un documento critico. Possibili pochi voti contrari, tra i quali quello di Stefano Fassina.
L’assemblea della Camera nel corso della giornata ha anche approvato l’articolo 19 del ddl Scuola che introduce una detrazione Irpef, per un importo annuo fino a 400 euro per studente, per le spese sostenute per la frequenza delle scuole materne ed elementari paritarie e delle scuole secondarie paritarie e statali.
Soppresso 5×1000 su #scuola. Governo cede. Ottenuto stralcio. Sarei curioso di conoscere nome del genio che ha partorito una norma così.
— Arturo Scotto (@Arturo_Scotto) May 19, 2015