C’è uno scenario che spaventa molti medici ed epidemiologi. In un futuro non troppo lontano si potrebbe tornare a morire anche per una banale infezione batterica. Come avveniva prima che Alexander Fleming scoprisse per caso, nel 1928, la penicillina. L’alba di una nuova “era post-antibiotica”, come la definisce l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un report appena pubblicato, intitolato “Worldwide country situation analysis: response to the antimicrobial resistence”.
Il documento dell’Oms è un’analisi dettagliata e impietosa della resistenza agli antibiotici. “Ignorare questo fenomeno – denunciano gli esperti Onu – potrebbe avere un impatto potenzialmente catastrofico”. L’indagine riguarda 133 Nazioni, tra cui l’Italia. Il nostro Paese è, infatti, tra i primi cinque in Ue per la presenza di ceppi batterici comuni e aggressivi, come Escherichia Coli, Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa, e al quinto posto per il consumo di antibiotici.
Proprio l’abuso di questi farmaci, per esempio contro le infezioni virali, secondo gli esperti dell’Oms, è alla base della crescita esponenziale della resistenza, “una delle minacce più serie per la salute pubblica globale del nostro tempo”, si legge nel rapporto. Definita addirittura un “Armageddon” dagli studiosi della Società europea di Microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid), che nelle scorse settimane hanno disegnato un vero e proprio scenario di guerra per l’Europa.
Entro il 2025 nel Vecchio continente potrebbero, infatti, esserci oltre un milione di decessi, una cifra che rischia di salire a 10 milioni l’anno nel 2050, con un costo per l’Ue di circa 1,5 miliardi di euro.
L’Oms non si limita, però, a lanciare l’allarme ma, per invertire questo pericoloso trend, propone anche alcune precise linee d’intervento. A partire da una maggiore prevenzione, una migliore razionalizzazione dell’uso di antibiotici, e soprattutto più investimenti. Come negli Usa, dove il presidente Barack Obama ha annunciato a gennaio lo stanziamento di più di un miliardo di dollari di fondi federali per la ricerca.
L’obiettivo è isolare nuove molecole con attività antibiotica. Se i batteri, infatti, negli ultimi decenni hanno perfezionato sempre di più i loro meccanismi di difesa, altrettanto non si può dire della nostre contromisure. Sono anni ormai che non si scoprono nuovi antibiotici, un settore in cui da tempo la ricerca è ferma al palo. “Tutti i tipi di batteri stanno diventando resistenti alle medicine – sottolinea Keiji Fukuda, Assistant Director General for Health Security dell’Oms -. Il fenomeno riguarda tutte le regioni del mondo, ed è per questo necessario – conclude l’esperto – che ciascun Paese faccia la propria parte per fronteggiare questa minaccia globale”.