Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sollecita una ristrutturazione dell’istituto. Parlando in audizione davanti alla Commissione di vigilanza sugli enti previdenziali, l’economista ha detto che la struttura va riformata perché è “autoreferenziale” e ha un ”bilancio poco trasparente, non leggibile neanche da superesperti”. In particolare, nello stato patrimoniale ci sono 94 miliardi non riscossi per i quali le ragioni di non esigibilità “non sono state adeguatamente verificate”.
La riforma della governance è un “problema molto importante” e “un compito gravoso” che potrebbe essere affrontato nell’ambito della riforma della pubblica amministrazione all’esame del Parlamento, ha detto Boeri. Auspicando che si intervenga su tutte le principali criticità: integrazione Inps-Inpdap, dirigenti, gestione del patrimonio immobiliare, crediti non riscossi e bilancio poco trasparente. Nel dettaglio Boeri ha citato “l’organizzazione dell’apparato centrale, che invece di essere imperniata attorno ai servizi offerti si basa su una molteplicità di progetti di dubbia rilevanza, alcuni dettati solo dall’intento di aumentare il numero di dirigenti“. Dirigenti che sono 48, come ricordato dal direttore generale Massimo Cioffi secondo il quale serve una riforma perché “non si può governare una realtà complessa come Inps avendo 48 persone a livello di direzione generale che si muovono in un contesto in cui c’è ancora una visione del mondo obsoleta”.
Sul fronte della struttura retributiva, ha sottolineato poi Boeri, “ci sono differenze nei carichi di lavoro dei dirigenti e nella performance ma non nelle retribuzioni, il che non incentiva le prestazioni. C’è poi uno squilibro anagrafico del personale verso le fasce più elevate”. Boeri ha sottolineato anche come “la gestione diretta del patrimonio immobiliare non rientri nel core business dell’ente”. Ne deriva “una serie di inefficienze e un cattivo servizio ad affittuari e stakeholder“.
Altri tasti dolenti sono rappresentati dalla “difficoltà a rapportarsi con le aziende fornitrici di servizi informatici, presenza di procedure poco trasparenti per le consulenze ottenute principalmente attraverso contratti con società esterne, indagini Anac sulla gestione dell’istituto (violazione di gare e regole sul pubblico impiego), scarsa attenzione alle entrate contributive non in grado di raccogliere i frutti dell’attività ispettiva”. L’autoreferenzialità della struttura organizzativa, infine, “è rafforzata dalla perdita di rapporti diretti con i contribuenti e pensionati, con l’affidamento di servizi a soggetti esterni come patronati e Caf“.
Quanto alla gestione dei crediti, Boeri non è sceso nel dettaglio ma sfogliando il bilancio preventivo 2014 dell’istituto si nota che vi sono riportati “residui attivi“, al netto dei fondi di svalutazione crediti, per 103,5 miliardi. Ma il collegio dei sindaci mette nero su bianco che occorre “elaborare meglio la stima del grado di esigibilità dei crediti contributivi e comunque applicare un criterio di proporzionalità ovvero ragionevolezza dello scostamento tra preventivo originario e consuntivo”.