Per corrotti e corruttori della vicenda Imi-Sir paga lo Stato: la Presidenza del Consiglio dei ministri deve versare 173 milioni di euro a Intesa Sanpaolo. A scrivere l’ultimo capitolo della “più grande corruzione della storia italiana”, iniziata nel 1994 e proseguita al fianco del procedimento gemello Lodo Mondadori, è la seconda sezione civile del Tribunale di Roma che giovedì ha condannato Vittorio Metta e Giovanni Acampora in solido con lo Stato a rifondere i danni a Intesa. Ma i due, nonostante abbiano ricevuto tangenti per oltre mille miliardi di vecchie lire, risultano insolvibili.
La vicenda inizia nel 1990. La Sir del petroliere andreottiano Nino Rovelli, dopo il fallimento, fa causa a banca Imi accusandola di non aver concesso i crediti che l’avrebbero salvata. In realtà, come è stato poi più volte accertato, Sir era un baraccone clientelare. Eppure in quel 1994 il Tribunale di Roma condannò Imi a pagare e anche allora, visto che l’istituto di credito era pubblico, i soldi li mise lo Stato: 1.000 miliardi di lire che la famiglia del petroliere, ritengono i magistrati che più volte lo hanno inutilmente cercato, prontamente portò all’estero.
Nel 1992, Ilda Boccassini e Gherardo Colombo sospettano che alcuni giudici romani abbiano venduto le proprie sentenze. E tra questi c’è Vittorio Metta, quello che diede ragione ai Rovelli. Le “toghe sporche”, corrotte dagli avvocati Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Cesare Previti. Corruttori per conto dei loro clienti: Rovelli nel caso Imi-Sir e Silvio Berlusconi per Sme e Lodo Mondadori.
Nel 2006 la Cassazione trasforma in fatto accertato la corruzione nella vicenda Imi: Previti, Pacifico e Acampora avevano versato a Metta almeno un miliardo di lire. Condannato per corruzione il giudice. Condannati i tre intermediari che per il loro lavoretto avevano ricevuto dai Rovelli una tangente all’estero di 67 miliardi di lire.
Nel frattempo la banca è stata acquisita da Intesa Sanpaolo e nel 2006, dopo la pronuncia della Cassazione chiede i danni, assistita dagli avvocati Angelo Benessia, Bruno Cavallone e Simone Orengo. Giovedì 21 maggio la sentenza.
Il danno complessivo riconosciuto ammonta a 570 milioni, ma gli altri condannati hanno preferito transare. Previti e Pacifico hanno versato ciascuno 114 milioni di euro, 160 gli eredi Rovelli. L’ex ministro della Difesa ha rateizzato quanto dovuto a Intesa solo dopo aver raggiunto con la banca un accordo nel 2008: Previti paga e l’istituto si impegna a non andare avanti nelle aule giudiziarie nei suoi confronti. L’ultimo assegno è arrivato a fine 2008: 17 milioni di euro partiti da una banca delle Bahamas e transitati in una finanziaria del Liechtenstein.
Dei 570 milioni iniziali (Intesa ne aveva chiesti il doppio) rimane un residuo di 173 milioni di euro a carico di Acampora e Metta. Anzi dello Stato. Questo perché, spiegano i giudici della II sezione Civile nelle 185 pagine di sentenza, Metta era un magistrato e la legge 117 del 1988 impone allo Stato di coprire, in caso di insolvenza del condannato, il risarcimento dei danni “cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati”. Lo Stato è chiamato a intervenire anche per Acampora perché ha agito nel medesimo disegno corruttivo di Metta.
Da Il Fatto Quotidiano del 23 maggio 2015
Lobby
Imi-Sir, sarà lo Stato a pagare i 173 milioni di danni a Intesa Sanpaolo
Il 21 maggio, il Tribunale di Roma ha condannato il giudice Vittorio Metta e l'avvocato Giovanni Acampora a chiudere i conti della "più grande corruzione della storia italiana". Ma i due, nonostante abbiano ricevuto tangenti per oltre mille miliardi di vecchie lire, risultano insolventi
Per corrotti e corruttori della vicenda Imi-Sir paga lo Stato: la Presidenza del Consiglio dei ministri deve versare 173 milioni di euro a Intesa Sanpaolo. A scrivere l’ultimo capitolo della “più grande corruzione della storia italiana”, iniziata nel 1994 e proseguita al fianco del procedimento gemello Lodo Mondadori, è la seconda sezione civile del Tribunale di Roma che giovedì ha condannato Vittorio Metta e Giovanni Acampora in solido con lo Stato a rifondere i danni a Intesa. Ma i due, nonostante abbiano ricevuto tangenti per oltre mille miliardi di vecchie lire, risultano insolvibili.
La vicenda inizia nel 1990. La Sir del petroliere andreottiano Nino Rovelli, dopo il fallimento, fa causa a banca Imi accusandola di non aver concesso i crediti che l’avrebbero salvata. In realtà, come è stato poi più volte accertato, Sir era un baraccone clientelare. Eppure in quel 1994 il Tribunale di Roma condannò Imi a pagare e anche allora, visto che l’istituto di credito era pubblico, i soldi li mise lo Stato: 1.000 miliardi di lire che la famiglia del petroliere, ritengono i magistrati che più volte lo hanno inutilmente cercato, prontamente portò all’estero.
Nel 1992, Ilda Boccassini e Gherardo Colombo sospettano che alcuni giudici romani abbiano venduto le proprie sentenze. E tra questi c’è Vittorio Metta, quello che diede ragione ai Rovelli. Le “toghe sporche”, corrotte dagli avvocati Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Cesare Previti. Corruttori per conto dei loro clienti: Rovelli nel caso Imi-Sir e Silvio Berlusconi per Sme e Lodo Mondadori.
Nel 2006 la Cassazione trasforma in fatto accertato la corruzione nella vicenda Imi: Previti, Pacifico e Acampora avevano versato a Metta almeno un miliardo di lire. Condannato per corruzione il giudice. Condannati i tre intermediari che per il loro lavoretto avevano ricevuto dai Rovelli una tangente all’estero di 67 miliardi di lire.
Nel frattempo la banca è stata acquisita da Intesa Sanpaolo e nel 2006, dopo la pronuncia della Cassazione chiede i danni, assistita dagli avvocati Angelo Benessia, Bruno Cavallone e Simone Orengo. Giovedì 21 maggio la sentenza.
Il danno complessivo riconosciuto ammonta a 570 milioni, ma gli altri condannati hanno preferito transare. Previti e Pacifico hanno versato ciascuno 114 milioni di euro, 160 gli eredi Rovelli. L’ex ministro della Difesa ha rateizzato quanto dovuto a Intesa solo dopo aver raggiunto con la banca un accordo nel 2008: Previti paga e l’istituto si impegna a non andare avanti nelle aule giudiziarie nei suoi confronti. L’ultimo assegno è arrivato a fine 2008: 17 milioni di euro partiti da una banca delle Bahamas e transitati in una finanziaria del Liechtenstein.
Dei 570 milioni iniziali (Intesa ne aveva chiesti il doppio) rimane un residuo di 173 milioni di euro a carico di Acampora e Metta. Anzi dello Stato. Questo perché, spiegano i giudici della II sezione Civile nelle 185 pagine di sentenza, Metta era un magistrato e la legge 117 del 1988 impone allo Stato di coprire, in caso di insolvenza del condannato, il risarcimento dei danni “cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati”. Lo Stato è chiamato a intervenire anche per Acampora perché ha agito nel medesimo disegno corruttivo di Metta.
Da Il Fatto Quotidiano del 23 maggio 2015
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Per i socialisti e democratici europei, il piano della UE per la difesa comune è un primo passo avanti che ne richiede molti altri. Di fronte a una crisi si risponde con il coraggio. Insieme". Lo scrive su Twitter la deputata del Pd Marianna Madia.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica passa anche attraverso la semplicità dei pagamenti. Fortech, azienda attiva nelle soluzioni di automazione e pagamento per la mobilità, è presente a Key - The Energy Transition Expo per mostrare le sue soluzioni tecnologiche per rendere la ricarica elettrica più accessibile, efficiente e integrata.
Due sono le soluzioni presentate in fiera, per il pagamento e la gestione delle ricariche elettriche: Optcompact ed e-smartOpt. Optcompact è un terminale compatto, versatile ed efficiente, dotato di lettore di carte con chip, banda magnetica, Nfc e Qr code. Disponibile in tre configurazioni (Embedded, Wall Mount e Stand Alone). E-smartOpt è un terminale multifunzione, progettato per gestire contemporaneamente più punti di ricarica e parcheggi.
Con questi dispositivi, Fortech offre agli operatori un’infrastruttura di pagamento sicura, flessibile e adatta a qualsiasi contesto di ricarica, semplificando l’esperienza per gli utenti finali.
Oltre a innovare il pagamento, Fortech presenta in fiera una piattaforma all-in-one che permette agli operatori di gestire l’intera rete di ricarica da un’unica interfaccia. Fortech offre, poi, soluzioni avanzate per la fatturazione elettronica e la gestione dei corrispettivi telematici, garantendo agli operatori della ricarica elettrica massima trasparenza e conformità normativa.
“Il nostro obiettivo è semplificare la ricarica elettrica per utenti e operatori. La nostra tecnologia consente di gestire pagamenti e infrastrutture in modo intuitivo, senza barriere e con la massima efficienza. Ci definiamo Mobilty Makers e questo significa che vogliamo offrire strumenti concreti per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile”, dichiara Luca Banci, Ev Charge Development Manager.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica passa anche attraverso la semplicità dei pagamenti. Fortech, azienda attiva nelle soluzioni di automazione e pagamento per la mobilità, è presente a Key - The Energy Transition Expo per mostrare le sue soluzioni tecnologiche per rendere la ricarica elettrica più accessibile, efficiente e integrata.
Due sono le soluzioni presentate in fiera, per il pagamento e la gestione delle ricariche elettriche: Optcompact ed e-smartOpt. Optcompact è un terminale compatto, versatile ed efficiente, dotato di lettore di carte con chip, banda magnetica, Nfc e Qr code. Disponibile in tre configurazioni (Embedded, Wall Mount e Stand Alone). E-smartOpt è un terminale multifunzione, progettato per gestire contemporaneamente più punti di ricarica e parcheggi.
Con questi dispositivi, Fortech offre agli operatori un’infrastruttura di pagamento sicura, flessibile e adatta a qualsiasi contesto di ricarica, semplificando l’esperienza per gli utenti finali.
Oltre a innovare il pagamento, Fortech presenta in fiera una piattaforma all-in-one che permette agli operatori di gestire l’intera rete di ricarica da un’unica interfaccia. Fortech offre, poi, soluzioni avanzate per la fatturazione elettronica e la gestione dei corrispettivi telematici, garantendo agli operatori della ricarica elettrica massima trasparenza e conformità normativa.
“Il nostro obiettivo è semplificare la ricarica elettrica per utenti e operatori. La nostra tecnologia consente di gestire pagamenti e infrastrutture in modo intuitivo, senza barriere e con la massima efficienza. Ci definiamo Mobilty Makers e questo significa che vogliamo offrire strumenti concreti per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile”, dichiara Luca Banci, Ev Charge Development Manager.