Roma seconda, Lazio allo ‘spareggio’. Il derby emette il suo verdetto e consegna ai giallorossi la garanzia della partecipazione alla Champions. Dopo una stagione da incorniciare la squadra di Pioli dovrà guadagnarsi i preliminari sul campo del Napoli domenica prossima, dove avrà a disposizione due risultati su tre per conservare il terzo posto. Succede tutto in un fazzoletto di gara lungo dodici minuti: lì dentro ci sono tre gol e la certezza che questa volta Lazio-Roma non è la fotocopia del 15 maggio 2005 quando le due squadre si accontentarono di uno 0-0 tra i fischi dei tifosi. Dieci anni fa fu lo spettro della retrocessione a bloccare la partita, questa volta il pericolo ‘biscotto’ era dettato dal fatto che il pareggio avrebbe dato la certezza a entrambe di qualificarsi alla Champions.
Il rischio sembra materializzarsi nel primo tempo. Il peggio lo hanno dato le due tifoserie fuori dall’Olimpico, dentro c’è comunque più spettacolo in tribuna che in campo. Sugli spalti è lunga la carrellata di allenatori (Conte, Mihajlovic, l’ex di entrambe Zeman) e altri volti noti dello sport e non solo. Ma Roma e Lazio non appagano il palato, bloccate dalla paura di ritrovarsi senza il preliminare garantito (i biancocelesti) o retrocesse al terzo posto in caso di sconfitta (i giallorossi). La tensione blocca anche uno come Miroslav Klose, che di partite ben più importanti ne ha giocate e decise non poche. L’unica vera, limpida occasione capita sulla sua testa all’alba della partita. Resterà l’unica per oltre trequarti d’ora, nei quali la Roma è fin troppo prudente nel coprirsi compatta. Tanto da non sfruttare le discese di Florenzi, che parte da terzino ma sulla destra si affaccia spesso in area creando scompiglio alla difesa laziale. Peccato che al centro non ci siano né Iturbe né Totti a raccogliere gli inviti dell’azzurro. L’assetto ha però il merito di imbrigliare Felipe Anderson e Candreva. I due non hanno lo spazio necessario per scatenare la propria velocità e la partita ne risente, anche in termini di nervosismo (quattro ammonizioni prima dell’intervallo). Per rivedere qualcosa che giustifichi la posizione di classifica di entrambe, bisogna attendere il diagonale violento di Basta – fuori di poco – quando di minuti se ne sono andati già cinquanta.
È sufficiente la solita ora, invece, per mettere un punto al derby numero 41 di Francesco Totti. Il capitano lascia il posto a Ibarbo dopo una prestazione anonima e senza spunti, tutto il contrario dell’andata quando segnò una doppietta condita dal selfie sotto la curva che fece il giro del mondo. Il fiatone sale, la Lazio (apparentemente) anche. I biancocelesti piantonano per dieci minuti la metà campo della Roma provando a trovare spazio soprattutto dalle parti di Torosidis ma di pericoli veri neanche l’ombra. Anzi, sono i giallorossi a sfiorare due volte in vantaggio con Florenzi e Ibarbo sugli sviluppi della stessa azione. Il primo è murato, il secondo sbaglia un rigore in movimento. Tutto in quaranta secondi. È un antipasto. Perché l’ingresso della punta ex Cagliari ha cambiato la Roma, che negli spazi ha ora gli uomini per pungere. Proprio il colombiano rifinisce una percussione di Nainggolan e serve Iturbe, puntuale nell’anticipare Basta e battere Marchetti. Nella capitale il derby vale una stagione, questa stracittadina anche oltre 30 milioni assicurati dalla partecipazione ai gironi di Champions.
Così i 22 investiti da Sabatini per prelevare l’argentino dal Verona sembrano avere un senso dopo un campionato da 25 presenze e un 1 gol. Ma bastano sette-minuti-sette per riportare a galla i problemi difensivi dei giallorossi, perfetti fino al triangolo Anderson-Klose-Djordjevic sul quale Manolas e Yanga-Mbiwa vengono presi in mezzo. E vissero felici e contenti? No, perché proprio Yanga-Mbiwa si fa perdonare tutto spiazzando di testa una punizione di Pjanic. Bucata per la seconda volta, la Lazio non ha più energie con cui andare a riacciuffare il pareggio. Domenica prossima dovrà prendersi i preliminari di Champions al San Paolo. La Roma festeggia il jackpot: vittoria, derby, secondo posto, Champions e 30 milioni in tasca. Riassume tutto la maglietta celebrativa del capitano giallorosso: “La Grande Bellezza”.