Di fatto risultava al fisco come un nullatenente. E il suo nome è apparso nella lista dei clienti del finanziere svizzero Filippo Dollfus, arrestato per riciclaggio su richiesta della Procura di Milano. Oggi per Francesco Bellavista Caltagirone, che lo scorso novembre aveva incassato una assoluzione nell’ambito del processo per truffa sul caso del porto di Imperia, è stato rinviato a giudizio assieme ad altre 15 persone con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. Il giudice per l’udienza preliminare di Roma, Annamaria Gavoni, ha fissato il processo al prossimo 3 dicembre.
Gli accertamenti hanno consentito di portare alla luce una galassia societaria costituita da cinquanta imprese con sede formale non in Italia e presenti in Lussemburgo, a Cipro, nel Principato di Monaco, a Madeira, in Francia ed in numerosi ‘paradisi fiscali’ oltreoceano (tra cui le Isole Vergini Britanniche e le Antille Olandesi), per lo più utilizzate dall’imprenditore, secondo la tesi della Procura, per l’intestazione di beni mobili ed immobili sia in Italia che all’estero – nella esclusiva disponibilità sua e dei familiari.
Una maxi frode alle casse dello Stato che i pm di Roma quantificano in circa 162 milioni di euro. L’indagine nel marzo del 2013 portò gli uomini della Guardia di Finanza ad effettuare sequestri per oltre 145 milioni di euro. L’inchiesta si era sviluppata su documentazioni che erano state sequestrate dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia e poi trasferite per competenza a Roma. La Guardia di finanza aveva ricostruito la catena delle società estere e facenti parte dalla holding nazionale a capo del Gruppo Acqua Marcia e Sca servizi contabili, amministrativi nella disponibilità di Caltagirone dietro la denominazione ‘The Ignazio Caltagirone Trust’ con sede a Malta. Secondo le conclusioni dell’inchiesta a Caltagirone si contesta l’omissione delle dichiarazioni annuali relative alle società in questione pur essendovi obbligato.