La sua era una latitanza leggendaria. C’era chi credeva addirittura che fosse morto da anni. Altri, invece, sospettano che fosse protetto da una parte dei servizi segreti e “usato” per missioni top secret. Forse la verità sui 31 anni di latitanza di Pasquale Scotti, 56 anni, prima spietato killer e poi braccio destro del padrino Raffaele Cutolo capo della Nco, non si saprà mai. Il super latitante è stato stanato nel primo pomeriggio a Recife, in Brasile.
Adesso era un insospettabile dal nome Francisco De Castro Visconti. Si era sposato con una giovane brasiliana dalla quale ha avuto due figli maschi. Non appena è stato arrestato ha solo sussurrato: «Sono io, mi avete preso. Ma quel Pasquale Scotti non esiste più, è morto negli anni Ottanta». E’ stata una lunga rincorsa da parte degli inquirenti che come in una partita a scacchi non hanno mai perso la pazienza, la concentrazione, la determinazione nel dare la caccia a Scotti. L’arresto di “Collier”, questo il suo nomignolo per aver regalato alla sorella di Raffaele Cutolo una collana di brillanti, è avvenuto al termine di una complessa indagine condotta dalla sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile di Napoli con l’intelligence dello Sco, e grazie ai collegamenti curati dall’Interpol e delle forze di polizia brasiliana. Lavoro coordinato dalla Procura di Napoli e in particolare dai pm Marco Del Gaudio e Ida Teresi della Dda coordinati dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dal procuratore capo Giovanni Colangelo.
Dopo il trasferimento di Cutolo al carcere dell’Asinara, e il maxi-blitz del giugno 1983 che portò dietro le sbarre centinaia di camorristi, toccherà proprio a Scotti tentare di riorganizzare le file della Nuova camorra organizzata. Ma sarà il commissario Luigi Di Stefano a scompaginare i piani del giovane boss in ascesa. Scotti verrà arrestato a Caivano il 17 dicembre del 1983 nel corso di un’operazione diretta dall’allora capo della Squadra mobile Franco Malvano. E’ grazie a un’intuizione investigativa di Di Stefano che il giovane Scotti finirà in manette dopo un violento conflitto a fuoco. Sarà proprio Di Stefano a convincere Scotti a collaborare con lo Stato. Nell’arco di qualche mese Scotti racconterà diversi aspetti della Nuova camorra organizzata di Cutolo. Ma era una collaborazione finta. Nella notte di Natale del 1984 Scotti un po’ come fece Cutolo evade in modo rocambolesco dall’ospedale civile di Caserta dove era stato ricoverato. Dal 17 gennaio 1990 “Collier” era ricercato anche in campo internazionale e faceva parte dell’elenco dei latitanti più pericolosi d’Italia. La storia di Pasquale Scotti si intreccia con la storia dei misteri d’Italia a cominciare dall’omicidio del banchiere Roberto Calvi. «Da sempre all’interno del clan Moccia si affermava e si afferma che Pasquale Scotti sia tuttora vivo», dice il pentito Marcello Di Domenico nell’interrogatorio del 4 luglio 2011, allegato agli atti di un’inchiesta, condotta dai carabinieri di Casoria su prestiti ad usura ed estorsioni. E’ indubbio che Pasquale Scotti conosca segreti, retroscena, nomi e cognomi dei protagonisti coperti di vicende che restano ancora un’enigma. Lui è stato al timone della Nco quando il padrino Cutolo fu messo alle strette dallo Stato. Conosce particolari e dettagli inediti e forse conserva in qualche cassetta di sicurezza carte, documenti, minute ovvero prove schiaccianti sulla vicinanza di ambienti istituzionali e pezzi di criminalità.
Le sue verità, insomma, gli hanno garantito 31 anni di libertà ma soprattutto una protezione da parte di alcuni settori deviati dello Stato. Se Pasquale Scotti decidesse di collaborare con lo Stato potrebbe contribuire a riscrivere la storia criminale e istituzionale del nostro paese. A partire dal rapimento di Ciro Cirillo, l’ex assessore doroteo ai lavori pubblici della Regione Campania che per la sua liberazione portò i vertici dello Stato a trattare con la camorra e i terroristi. Uno scandalo che a distanza di tanti anni fa ancora tremare qualcuno…