Il primo grande successo lo mise a segno nel 2010. Mandando un panino di traverso al Popolo della libertà (Pdl). Sì, proprio il panino che aveva procurato al presidente del XIX Municipio di Roma, Alfredo Milioni, uscito dal tribunale per mangiarlo, pochi minuti di ritardo. Sufficienti però all’avvocato Gianluigi Pellegrino per ottenere la conferma dell’esclusione delle liste del partito di Silvio Berlusconi dalla corsa per le regionali nel Lazio. Un successo, ma non isolato. Appena un anno dopo, nuovo balzo all’onore delle cronache. Stavolta salvando, con un ricorso in Cassazione, il referendum sul nucleare che l’ex Cavaliere, presidente del Consiglio, aveva cercato in tutti i modi di bloccare. Infine, l’ultima performance, due giorni fa, quella che rischia di costare la poltrona al candidato democratico alla presidenza della Regione Campania Vincenzo De Luca in caso di vittoria alle elezioni di domenica. E che sta creando non pochi imbarazzi agli alti vertici romani del Partito democratico.
DURA LEX Il ricorso presentato da Pellegrino per conto del Movimento difesa del cittadino e accolto dalla Suprema Corte contro la decisione del Tar che ha sospeso l’applicazione della Legge Severino consentendo al sindaco di Napoli Luigi De Magistris di restare al suo posto, potrebbe infatti far saltare il banco della politica all’ombra del Vesuvio. Venisse eletto, non potendo chiedere al giudice amministrativo la salvifica sospensiva, per De Luca diventerebbe infatti difficile scansare la mannaia della decadenza a causa della sua condanna in primo grado per abuso d’ufficio. Perciò, tra un titolo di giornale e un sottopancia di un talk televisivo, tra un’intervista telefonica e una dichiarazione gentilmente concessa ai tg, è tutto un gran parlare dell’avvocato Pellegrino, l’uomo che, in piena corsa verso il voto, ha sfilato il paracadute del ricorso al Tar all’ex sindaco di Salerno.
CACCIA ALLA FURBATA «Occupandomi di diritto pubblico e amministrativo mi trovo spesso dinanzi alla delicata questione del bilanciamento tra gli interessi pubblici e privati – spiega Pellegrino – E’ proprio questa specializzazione che mi ha consentito, con l’esperienza, di arricchire le competenze necessarie per smascherare le furbate dei politici». Laurea in giurisprudenza alla Sapienza di Roma, 47 anni, una parentesi da assessore comunale nella sua città natale e una grande passione per il giornalismo, due studi legali, uno nella capitale dove vive da 15 anni e un altro a Lecce da dove proviene, Pellegrino sembra non sbagliare un colpo. Ne sa qualcosa in effetti l’ex governatrice del Lazio, Renata Polverini: dopo lo scandalo del Batman Franco Fiorito e della rimborsopoli che travolse il Consiglio regionale, fu proprio un ricorso al Tar dell’avvocato pugliese a costringerla a gettare la spugna e ad indire nuove elezioni. E ne sa qualcosa pure l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno: messo alle corde dall’ennesimo ricorso dell’avvocato salentino per il mancato rispetto delle quote rosa, lui, l’ex ministro delle Politiche agricole e tra i più potenti alfieri del centrodestra fu costretto a rimpastare la giunta comunale.
CATTIVE ACQUE E non è finita. La firma di Pellegrino spunta anche in altre note vicende: nel ricorso accolto dal Consiglio di Stato che, nel 2012, bloccò la proposta di delibera per la vendita di Acea, la società che gestisce l’acqua nella capitale, per «violazione dei diritti delle minoranze», per esempio; negli atti che, sempre a proposito di Acea, hanno consentito all’attuale sindaco di Roma, Ignazio Marino, di rimuovere anzitempo i vertici nominati dal suo predecessore; nel procedimento connesso alla sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando la pronuncia del Tar, ha permesso al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, di vedersi confermare tutte le nomine dei dirigenti precedentemente annullate nel giudizio in primo grado. Un rapporto, quello con il governatore del Lazio, che nel 2013 ha originato anche qualche polemica: un’interrogazione presentata dal gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle che ipotizzava un possibile conflitto di interessi per il doppio ruolo dell’avvocato Pellegrino, consulente legale della Regione e, allo stesso tempo, difensore della San Raffaele Spa di proprietà degli Angelucci, i re delle cliniche convenzionate del Lazio. «Tutte le interrogazioni sono state pacificamente archiviate – spiega Pellegrino – in quanto assisto le regioni e gli enti locali in campi del tutto estranei alla sanità accreditata, nel cui ambito da sempre assisto invece in tutta Italia una moltitudine di imprese e professionisti, anche ben più rilevanti della San Raffaele. E’ semplicemente una parte del mio lavoro».
MAGAGNA AZZURRA Tornando ai tempi più recenti, un altro colpo va segnalato tra quelli assestati dall’avvocato. Ad incassarlo, ancora una volta, il partito di Berlusconi. C’è la sua firma, infatti, in calce al parere legale chiesto dai dissidenti di Forza Italia che fanno capo all’ex governatore della Puglia, Raffaele Fitto, e che mette in discussione le procedure seguite per la presentazione delle liste in vista delle regionali. La magagna, stavolta, scovata spulciando lo statuto del partito, reca le impronte di una fedelissima dell’ex premier, Maria Rosaria Rossi, che si è occupata della presentazione delle candidature azzurre. «Un ruolo affidato alla senatrice, ma in violazione delle regole statutarie – afferma l’avvocato – Per questo le liste sono annullabili». Fortunatamente per Berlusconi, i fittiani hanno deciso di soprassedere e di non presentare ricorsi. Almeno per ora, perché una volta aperte le urne chissà come andrà finire.
PADRI E FIGLI Aspettando l’evolversi della tempesta forzista, non manca chi consiglia di scandagliare nella storia famigliare per ritracciare le origini della passione civile dell’avvocato Pellegrino. Suo padre Giovanni, avvocato come il figlio, è stato parlamentare per il Partito comunista e per il Pds dal 1990 al 2001. Undici anni nel corso dei quali ha ricoperto ruoli molto delicati: presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sulle stragi, della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e membro della commissione bicamerale per le Riforme di dalemiana memoria. Nel 2004, tornato nella sua Lecce, ha conquistato la presidenza della Provincia ritirandosi, a fine mandato nel 2009, dalla politica. «Da mio padre, oltre alla passione per il diritto, ho ereditato una certa sensibilità rispetto a questi temi – confessa Pellegrino junior – Lui l’ha tradotta nel suo impegno politico, io cerco di applicarla con il mio impegno civile». Magari scovando e smascherando le furbate dei politici.
Twitter: @Antonio_Pitoni