Ieri, sulla pagina Facebook di Tgcom24, pubblicano un articolo che riporta un fatto tragico. Se fosse stata una donna uccisa da un uomo ci sarebbe stato il diluvio di commenti indignati, con la solita pioggia di frasi forcaiole contro gli uomini in generale, incluse le creature dai due anni in su, con quei pochi a tentare di spiegare che la violenza non è un fattore genetico che si eredita di padre in figlio, lasciando completamente immuni le figlie femmine.
Invece questa volta si tratta di una donna che ha ucciso un uomo. Pare che la donna soffrisse di disturbi psicologici e a parti invertite se un giornale avesse scritto che lui era affetto dallo stesso male tutte avrebbero, giustamente, urlato allo scandalo, perché il “raptus” o la “depressione”, oltre a diventare alibi per porre un brutto stigma sulla testa di persone depresse che non hanno ucciso né mai uccideranno nessuno, sembrano una giustificazione ad un delitto che va giudicato in quanto tale.
Per quel che ha fatto questa donna, invece, nessuno, salvo quelli che volgarmente vengono subito giudicati “maschilisti” (perché dicono che le donne sono anch’esse un po’ violente?), pone dubbi, condivide analisi, propone una discussione. Scorrendo i commenti sotto l’articolo linkato sulla pagina di Tgcom24 potete trovare invece un delirio di “wow”, “finalmente”, “brava”, “la rivolta delle donne”, senza contare le risate, gli sfottò, che arrivano quasi sempre da donne che pensano a questa assassina come ad una giustiziera, una rappresentante del genere femminile che avrebbe attuato una vendetta per sanare le ingiustizie che le donne subiscono.
Lo stesso atteggiamento si trova ogni volta che sui social si discute di una donna che usa violenza su un uomo, e che importa se lui è stato ustionato con l’acido o viene preso a legnate in pubblico, la reazione è sempre la stessa: banalizzazione, non c’è paragone, di donne ne muoiono di più, sono gli uomini che fanno violenza, ma vuoi mettere? E via di questo passo. Così vediamo come la battaglia, giusta, contro la violenza sulle donne diventa roba da tifoseria, con le ultrà che ne approfittano per poter sfogare due minuti d’odio contro gli uomini e, allo stesso tempo, immaginano che ogni donna meriti l’assoluzione, o che sia spinta sempre da nobili ragioni.
Se lei ti accoltella durante un litigio è normale immaginare che sia stato lui a iniziare. Se lei ti uccide nel sonno è sempre lui il colpevole, e può anche darsi che ci siano situazioni in cui le donne sono stremate, hanno subito violenza e non vedono altra via d’uscita, ma non può essere così in generale, e, soprattutto, se uccidere un uomo è una accettabile soluzione ai conflitti familiari perché mai quando questa argomentazione viene usata da un uomo si scatena la caccia alle streghe e si va di ronda sul web per cercare il colpevole che ha detto questa cosa?
Non è giusto né in un caso né nell’altro. Che sia un uomo o una donna a usare questi argomenti sbagliano entrambi. Solo la legittima difesa può ottenere un po’ di comprensione, ma se non sei in pericolo immediato ogni banalizzazione o esaltazione del gesto diventano lo specchio di un delirio collettivo, sociale, che veicola una cultura dannosa per ciascun@.
Giusto per fare due conti, sicuramente in difetto, perché nelle rassegne stampa si perde sempre qualcosa, si contano circa 34 donne vittime di “femminicidio”, perché non tutte le donne uccise sono vittime di quel particolare tipo di violenza. Abbiamo poi 10 uomini vittime, dall’inizio dell’anno ad oggi, di omicidio commesso da donne o da uomini. Ci sono 4 bambini uccisi da uomini o da donne. Tutto ciò non per ripetere un banale “anche le donne uccidono”, perché è scontato che sia così, ma per ricordare che la percezione sociale della violenza cambia a seconda di chi la compie. Grande indignazione se a commettere violenza è un uomo e indifferenza o ilarità se a compierla è una donna.
Secondo voi vale la pena ragionarci o vi sembra che vada bene così? Io ho qualche problema ad accettare questa cosa passivamente. Non è forse una discriminazione di genere quella che viene perpetrata nei confronti degli uomini, così come delle donne, quando a entrambi si attribuisce un ruolo o un comportamento, a prescindere, solo perché, appunto, uomini o donne?