Due anni fa si era già dimesso, dopo aver letto le intercettazioni che raccontavano i metodi di raccolta voti utilizzati dai suoi sponsor politici. Un’abdicazione ritirata nel giro di poche ore, quella di Sebastiano Bonventre, dal 2012 sindaco di Alcamo, in provincia di Trapani, storico feudo elettorale di Nino Papania, l’ex senatore del Pd cancellato dalle liste per le elezioni politiche dal comitato dei garanti perché ritenuto “impresentabile”. Adesso, il primo cittadino sponsorizzato da Papania ha definitivamente annunciato di volersi dimettere dalla carica a tre anni dalle contestatissime elezioni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è rappresentata da un avviso di garanzia per abuso d’ufficio e lesioni ricevuto da Bonventre dopo aver allontanato alcuni dipendenti del comune per assenteismo.
Soltanto l’ennesima debacle giudiziaria piovuta sulla cittadina trapanese, dopo una serie di ricorsi elettorali ai tribunali amministrativi e un processo per voto di scambio che cerca di fare luce sulle elezioni del 2012. “Oltre a quattro procedimenti in tre anni e relative sentenze emesse da Tribunali amministrativi sulla legittimità incontrovertibile della mia elezione che, inevitabilmente, hanno condizionato e frenato durante questo periodo l’attività amministrativa (direi con scientifica puntualità), mi giunge un incredibile avviso di garanzia per abuso di ufficio e lesioni personali in merito ad alcune vicende di allontanamento per assenteismo dal posto di lavoro di alcuni lavoratori in carico al Comune”, ha spiegato Bonventre nella lettera aperta in cui ha annunciato di volersi dimettere.
Già nell’estate del 2013, l’ex primo cittadino aveva provato ad interrompere il mandato, dopo che IlFattoQuotidiano.it aveva pubblicato le intercettazioni agli atti della procura di Trapani, oggi confluite in un processo per voto di scambio, che vede tra gli imputati proprio l’ex senatore Papania. “Campagna elettorale: se non vince Bonventre siamo morti”, è il testo di un sms che il “protoimpresentabile” del Pd aveva inviato ai suoi raccoglitori di voti. Quella del 2012, è una campagna elettorale che si svolge tra minacce, promesse di soldi in cambio di voti e un capillare controllo delle preferenze. “Siamo sotto di 30 – 40 voti”, è la previsione fatta dallo stesso Papania, occupato a sostenere Bonventre al ballottaggio contro Niclo Solina, candidato di una lista civica, che – ironia della sorte – perderà le elezioni per soli 39 voti: alla fine quindi la cittadina di 45mila abitanti uscirà dalle urne perfettamente spaccata a metà, tra veleni e accuse molto simili a certi scenari medievali da Guelfi bianchi e neri.
Ma non c’è solo il processo per voto di scambio (dove Bonventre non è imputato) e l’avviso di garanzia per abuso d’ufficio ad avere colpito l’ex sindaco del comune siciliano. Nei giorni scorsi, infatti, durante un processo per diffamazione, sono stati prodotti alcuni documenti che proverebbero l’appartenenza di Bonventre alla loggia massonica Myrhiam 225, iscritta all’ordine della Gran Loggia Regolare d’Italia: tra i componenti che figurano negli elenchi della loggia anche Salvatore Cusumano, ex vice sindaco di Alcamo.
Una situazione che ha suscitato parecchi imbarazzi in città: e alla fine Bonventre ha preferito fare un passo indietro. Per eleggere il nuovo sindaco, adesso la cittadina trapanese dovrà attendere fino alla primavera 2016, ma il prossimo turno elettorale promette di essere un micro laboratorio politico. Oltre alla lista civica che tre anni fa è arrivata ad un passo dalla vittoria alle amministrative, infatti, Alcamo ha anche un altro primato: alle politiche del 2013 è stata la città più grillina d’Italia, con quasi il 49 per cento dei voti conquistati dal Movimento Cinque Stelle.
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