No all’archiviazione per Tiziano Renzi. Il gip di Genova Roberta Bossi non ha accolto la richiesta della Procura, che a fine marzo aveva chiesto che il padre del premier fosse scagionato dall’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento della Chil Post. Secondo quanto riporta Repubblica, il giudice ha invece fatto proprio quanto chiesto dal creditore Vittorio Caporali e intende fare ulteriori approfondimenti. Per portarli a termine ha fissato almeno due udienze, nel corso delle quali intende sentire anche Renzi senior, oltre agli altri indagati Mariano Massone e Antonello Gabelli.
Per il pm Marco Airoldi sarebbero questi ultimi, che nel 2010 sono subentrati a Tiziano Renzi nella gestione, i veri autori della distrazione di capitali dalla società attiva nella distribuzione di giornali e volantini. Mentre il padre del presidente del Consiglio non avrebbe avuto un ruolo attivo. Ma Renzi senior resta indagato, con l’ipotesi che abbia sottratto 1,3 milioni di euro alla Chil per poi farla fallire e cederla ai due nuovi amministratori. E il gip Bossi vuole chiedere un supplemento di indagini affidando a un commercialista una consulenza per “leggere” in modo più approfondito i bilanci della società.
Solo domenica, intervistato da Repubblica, Matteo Renzi aveva ricordato l’indagine parlando dell’opportunità di far dimettere il sottosegretario Giuseppe Castiglione, indagato nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo. “Io ho anche un padre indagato a Genova e se mi fossi basato sugli avvisi di garanzia avrei dovuto impedire ai miei figli di vedere il nonno”, le sue parole. “Invece dopo otto mesi la procura ha fatto richiesta di proscioglimento”.
Aggiornamento dell’1 agosto 2016 – In data 30 luglio 2016 l’inchiesta per bancarotta a carico di Tiziano Renzi, nell’ambito del fallimento della Chil Post, è stata archiviata. Nelle motivazioni del gip del tribunale di Genova Roberta Bossi si legge che Renzi padre “non operò come socio occulto dopo la cessione del ramo d’azienda della Chil Post”. La bancarotta “fu determinata da altri” e “la cessione del ramo d’azienda non ha determinato la diminuzione del patrimonio ai danni dei creditori”.