Due ballottaggi e due sfide per conquistare la quarta città della Sicilia dopo Bagheria, Ragusa e Pietraperzia. E questa volta, un po’ meno “soli” del solito. Domenica 14 giugno sull’isola si vota per eleggere i nuovi sindaci di Gela e Augusta e in entrambe le città il Movimento 5 Stelle ha strappato il biglietto per il secondo turno. Da una parte il grillino ha incassato il sostegno ufficiale del Nuovo centrodestra (tanto che il candidato di Angelino Alfano si è fatto immortalare insieme al 5 Stelle alla fine di un comizio) e quello ufficioso di alcuni pezzi di Forza Italia e adesso sogna di battere il Partito democratico, da anni alla guida della città. Non c’è apparentamento e non sono stati offerti posti in consiglio comunale o alleanze, ma resta un endorsement pesante per creare problemi agli avversari di sempre. Dall’altra lo scontro è tra il M5S e il candidato centrista sostenuto dalle liste civiche. In entrambi i casi sullo sfondo c’è la questione ambientale: Gela e Augusta ospitano poli peltrolchimici che dovevano essere sinonimo di ricchezza, ma che hanno segnato il territorio con le percentuali di tumore che sono tra le più alte d’Italia. Storie di morti, malformazioni genetiche, sfruttamento e bonifiche mai fatte con le quali dovrà fare i conti chi otterrà la poltrona di primo cittadino.
Gela, la sfida in casa di Crocetta
“Lo vedete questo cielo azzurro? Non è una buona cosa per voi. Finché resta pulito, voi sarete poveri. Ma quando sarà pieno di fumo, voi avrete il benessere”. Sono queste, secondo la leggenda, le parole pronunciate da Enrico Mattei a Gela: erano i primissimi anni ’60 e il petrolchimico più a sud d’Italia era solo un avveniristico progetto tutto da realizzare. Da allora sono passati cinquant’anni, mezzo secolo in cui a Gela la parola lavoro ha fatto quasi esclusivamente rima con il logo dell’Eni: migliaia e migliaia di famiglie che ogni giorno varcavano i cancelli del petrolchimico, e un cielo che diventava sempre più plumbeo. E adesso che Gela ha visto Rosario Crocetta, ex dipendente dell’Eni per anni sindaco della città, diventare governatore di Sicilia, è proprio qui che il Movimento Cinque Stelle sogna il colpo grosso.
Domenica 14 giugno si vota infatti per eleggere il nuovo sindaco e Domenico Messinese, candidato del movimento di Beppe Grillo, punta a sfilare la fascia di primo cittadino ad Angelo Fasulo, sindaco uscente del Pd, battendo a domicilio il governatore, che si è molto speso in campagna elettorale. E in previsione del ballottaggio i Cinque Stelle hanno già incassato l’appoggio ufficiale (con tanto di foto ricordo in mezzo agli elettori) di Lucio Greco, il candidato del Nuovo centrodestra arrivato terzo al primo turno, mentre sui giornali è finita anche la notizia di una possibile alleanza con Forza Italia. “Noi non parliamo con i partiti, ma con tutte le persone che vogliono fare risorgere la città” nicchia Messinese, che avrebbe raccolto il sostegno dei forzisti dopo che Davide Solfato, il candidato sconfitto dei Cinque Stelle a Enna aveva formalizzato il suo voto per Maurizio Dipietro, l’ex democratico (sostenuto anche da liste civiche di centrodestra) che sfiderà al ballottaggio Mirello Crisafulli.
Le malformazioni, i soldi dell’Eni e i voti di Forza Italia: “Favorevoli alla bioraffineria”
“Io vedo Gela come un referendum su Crocetta, è la nostra finale della coppa dei Campioni”, esultava Giancarlo Cancelleri, dopo che al primo turno il suo candidato aveva staccato di quasi 400 voti il sindaco uscente del Pd. Una vittoria a sorpresa dato che l’europarlamentare Ignazio Corrao aveva notato “pulmini con diverse centinaia di uomini delle forze dell’ordine arrivati da tutta la provincia nissena per presidiare la festa in previsione della vittoria di Fasulo a Gela. Festa annullata ed agenti in tenuta anti sommossa costretti a fare rientro”. Il candidato di Crocetta, infatti, non era riuscito a superare il 23 per cento dei voti, nonostante le liste in suo sostegno avessero sfiorato il 50 per cento delle preferenze. “Non so se sia un referendum contro Crocetta: io penso a Gela. L’Eni? Sarà trattata come tutte le altre aziende che operano e vogliono operare qui”, spiega Messinese, consapevole che sul piatto ci sono 2,2 milioni di euro pronti ad arrivare dall’azienda del cane a sei zampe per riconvertire il vecchio petrolchimico in una bioraffineria. “Sono favorevole alla bioraffineria, ma il piano presentato non è chiaro: non spiega quanti posti di lavoro andrà a creare e per quanto tempo li creerà”, continua il candidato sindaco dei Cinque Stelle. Che in caso di elezioni dovrà anche gestire la mai risolta pratica delle bonifiche ambientali. “I soldi ci sono ma i piani di bonifica non partono: perché?” si chiede Messinese, mentre rimane ancora aperto, e oggetto d’indagine da parte della procura, il caso Clorosoda, il reparto “killer”del petrolchimico, chiuso più di vent’anni fa, dove tutti o quasi i dipendenti si sono ammalati di cancro. Ma non solo: perché il cielo plumbeo del petrolchimico ha lasciato in città altre cicatrici. “Bisognerà capire cosa succederà in futuro: pensavamo che le percentuali di bambini malformati scendessero, invece nonostante la smobilitazione degli impianti quelle percentuali sono rimaste identiche durante gli anni”, spiega il medico esperto di genetica Sebastiano Bianca. Nel frattempo nel golfo di Gela Eni ed Edison sono pronte a costruire due nuove piattaforme, battezzate Prezioso K e Vega B che andrebbero a sommarsi alla già esistente Vega A.
M5S al ballottaggio anche ad Augusta: la Spoon River di Sicilia
Ma non è solo a Gela che si gioca una partita importante al ballottaggio: anche ad Augusta il candidato dei Cinque Stelle ha superato il primo turno. Nel centro del cosiddetto triangolo della morte tra Priolo e Melilli, Cettina Di Pietro sfiderà il centrista Nicky Paci, sostenuto da alcune liste civiche. Anche ad Augusta il cielo ha dovuto smettere di essere azzurro: colpa dei diciotto stabilimenti tra centrali elettriche e impianti di raffinazione che operano nella zona. Nella cittadina in provincia di Siracusa si muore soprattutto per un motivo: il carcinoma ai polmoni, ai reni, al colon. Quasi chiunque ad Augusta ha un parente morto a causa di un tumore. E dato che il registro tumori dell’Asp era un oggetto sconosciuto, padre Palmiro Prisutto ha iniziato a raccogliere nomi e cognomi dei defunti, creando una vero e proprio registro parallelo. “Qui è in atto un genocidio: è inutile girarci attorno” dice il sacerdote, che ogni mese legge i nomi di tutti quei morti durante la funzione religiosa dentro al Duomo: un’iniziativa che ha fatto diventare Augusta la Spoon River di Sicilia. Che domenica tornerà alle urne per scegliere il nuovo sindaco.