“L’unico elemento di delega non coperto dai decreti è il salario minimo“. Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha varato in via definitiva i decreti attuativi del Jobs Act sul riordino dei contratti e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, ha esaminato quelli su riordino della cassa integrazione, politiche attive, ispettorato del lavoro e semplificazione degli adempimenti (gli ultimi quattro previsti dalla delega) e ha dato il via libera a misure finanziarie che rendono meno stringente il Patto di stabilità interno per gli enti locali. Assente in conferenza stampa il premier Matteo Renzi, impegnato nella prima riunione del Comitato per la cooperazione internazionale.
Dall’ordine del giorno della riunione di governo è saltato il provvedimento che avrebbe dovuto risolvere il nodo dei dirigenti dell’Agenzia delle Entrate dichiarati illegittimi dalla Consulta. “Sarà affrontato in un prossimo Consiglio dei ministri”, ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Quanto al buco da 728 milioni aperto dalla bocciatura dell’inversione Iva (reverse charge) da parte della Commissione Ue, l’esecutivo ha deciso di rinviare il problema a dopo l’estate. Stabilendo che l’aumento delle accise sulla benzina previsto come clausola di salvaguardia non ci sarà, ma non saranno nemmeno trovate, per ora, coperture alternative. Semplicemente ci si penserà in autunno, quando il quadro macroeconomico sarà più chiaro.
Più eccezioni al divieto di stipulare cococo – Il ministro Poletti ha spiegato che i decreti già approvati a febbraio non hanno subito modifiche sostanziali rispetto alla prima versione, a parte un ampliamento della possibilità di derogare al divieto di stipulare contratti di collaborazione “in ragione della presenza di un contratto nazionale di lavoro stipulato da organizzazioni sindacali o di categoria”. Sarà possibile fare ancora ricorso ai cococo anche nel caso in cui datore di lavoro e lavoratore si accordino nelle sedi previste per legge. Quanto al tetto del 20% di contratti a termine sul totale, per le aziende che sforano non scatterà mai la conversione automatica del rapporto di lavoro da tempo determinato a indeterminato: ci sarà solo una sanzione pari al 50% della retribuzione mensile. Sul fronte delle disposizioni che regolano i congedi parentali, contenute nel decreto sulla conciliazione vita-lavoro, nulla cambia: come previsto già nella prima versione del testo il tempo per fruire del congedo facoltativo viene allungato dai precedenti 3 anni di età del bambino a 6 per quello retribuito al 30% e a 12 per quanto riguarda i mesi di congedo non retribuito. Prevista anche la possibilità di trasformare il congedo parentale in part-time al 50%. Via libera infine alla possibilità per l’azienda di demansionare il lavoratore, senza ridurgli lo stipendio (a parte i trattamenti accessori) “in presenza di processi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale e negli altri casi individuati dai contratti collettivi”.
Cassa integrazione fino a 24 mesi in un quinquennio. Prestazioni operative da luglio 2016 – Quanto agli altri decreti approvati, Poletti ha confermato che in quello sugli ammortizzatori, come previsto, la cassa integrazione viene fissata a non oltre 24 mesi in un quinquennio, fatti salvi solo gli accordi già in essere. Solo l’utilizzo di contratti di solidarietà, il cui assegno però non potrà ora superare l’80% della retribuzione, darà la possibilità alle aziende di usufruire di un periodo più lungo, fino a 36 mesi. Ma il fondo di integrazione salariale che dovrà finanziare i nuovi ammortizzatori non sarà attivo prima del luglio 2016. Il ministro ha poi annunciato che sono state trovate risorse per evitare che a partire dal 2017 la Naspi, nuova prestazione che ha sostituito i precedenti sussidi di disoccupazione, duri non più 24 mesi ma solo 18. “L’operazione di riordino degli ammortizzatori sociali e l’intervento di politiche attive producono risorse che porteranno a stabilizzare a 24 mesi la durata della Naspi che in caso contrario, per mancanza di fondi, nel 2017 sarebbe scesa a 18 mesi“. Per effetto del decreto “vengono estese le tutele a 1.400.000 lavoratori sinora esclusi”.
Le aziende che usano di più la cig pagheranno un’addizionale più alta – Per il finanziamento della cig il decreto prevede anche l’introduzione, relativamente ai contributi pagati dalle imprese, di un meccanismo simile al bonus malus: in pratica più l’azienda utilizza la cassa più paga. In compenso ci sarà uno sconto del 10% sulle aliquote di base. L’accesso alla cig sarà poi esteso, a pagamento, anche alle imprese da 6 a 15 dipendenti. Il decreto sulle politiche attive istituisce un’agenzia nazionale ad hoc (Anpal), sottoposta alla vigilanza del ministero del Lavoro, che stabilirà le prestazioni che poi le Regioni dovranno rendere disponibili tramite convenzioni con i centri per l’impiego. Nasce poi l’Agenzia ispettiva unica, che avrà il compito di unificare le funzioni di vigilanza oggi divise tra ministero del Lavoro, Inps e Inail. Nel provvedimento attuativo sulla semplificazione, infine, sono stabiliti obiettivi di razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro per ridurre gli atti amministrativi relativi ai rapporti di lavoro. Per quanto riguarda il “collocamento delle persone con disabilità” il governo ha “provato a sostituire la forma con la sostanza, per renderlo più efficace”. Nel decreto semplificazioni è poi previsto che tutte le comunicazioni sul rapporto di lavoro possano essere fatte “per via telematica in modo automatico”.
Arriva l’assegno di ricollocazione per i disoccupati – Il governo ha invece scelto di lasciare fuori dai decreti attuativi del Jobs Act il tema del salario minimo. L’ipotesi di dare il via a una sperimentazione per i lavoratori non coperti da contratto nazionale è stata accantonata vista “l’esiguità dell’area dei lavoratori” cui si rivolgeva. “Sarà ripresa legandolo alle norme sul contratto e alla rappresentanza sindacale”, ha detto il ministro. In compenso il decreto ha introdotto un “assegno di ricollocazione” per disoccupati.
Padoan: “Ammorbidito patto di stabilità interno, 2 miliardi a Regioni e Province per pagare debiti” – Il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan ha poi illustrato i contenuti del decreto sugli enti locali, che punta a “ridurre i vincoli di operatività degli enti territoriali rispetto al patto stabilità interno, che a volte si dimostrano elementi di distorsione anziché di efficienza“. In particolare sono stati stanziati 2 miliardi di euro per regioni e province autonome e 850 milioni per i Comuni da usare “per far fronte a debiti certi, liquidi ed esigibili”, cioè per continuare a saldare quanto dovuto alle imprese, visto che l’annosa questione dei debiti della pa è tutt’altro che risolta nonostante gli interventi del governo Letta nel 2013 e di quello Renzi lo scorso anno. Sono poi in arrivo 530 milioni (i sindaci ne chiedevano cento in più) per finanziare le detrazioni Tasi sull’abitazione principale, soldi che permetteranno ai Comuni di non perdere troppo gettito nel passaggio dall’aliquota Imu alla nuova tassa sui servizi indivisibili. Questa entrata non sarà soggetta ai paletti del Patto di stabilità, per cui i sindaci potranno usarla per finanziare le opere prioritarie.
A favore dei Comuni viene previsto anche un ammorbidimento delle sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità interno nel 2014. La sanzione, che consiste nella riduzione delle risorse spettanti dal Fondo di solidarietà, sarà applicata solo sul 20% dello sforamento. Stesso discorso per le Province e le Città metropolitane: le risorse erogate dal fondo sperimentale di riequilibrio vengono ridotte del 20 anziché del 100% dello sforamento, con il limite massimo del 3% delle entrate correnti.
Il comunicato finale del cdm non fa invece cenno all’intervento, previsto nelle bozze, per risolvere il problema dei circa 20mila dipendenti delle province da ricollocare in seguito all’entrata in vigore della riforma Delrio che “rottama” quegli enti. La norma stabiliva che il personale distaccato o comandato presso un’altra amministrazione potesse esservi trasferito in via definitiva, nonostante il blocco delle assunzioni. C’è invece, come annunciato dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, “la possibilità di assunzione da parte dei comuni per la Polizia provinciale”.
Boschi: “Zone franche urbane con esenzioni fiscali per due anni in zone colpite da terremoto” – Il ministro Boschi ha spiegato che il decreto “concede margini di spazio in particolare per la ristrutturazione e la messa in sicurezza delle scuole, la bonifica dall’amianto e gli interventi a seguito di eventi calamitosi. Sono voci considerate prioritarie legate anche alla riforma della scuola in esame al Senato”. I Comuni avranno infatti, nel prossimo triennio, maggiore spazio finanziario – leggi possibilità di usare le risorse senza rispettare il patto – per 100 milioni di euro, tra cui 10 milioni da usare per far fronte a eventi calamitosi e messa in sicurezza del territorio e 40 milioni per gli edifici scolastici e interventi di bonifica dei siti contaminati. “Abbiamo cercato di esaudire le richieste dei Comuni terremotati e alluvionati“, ha detto poi Boschi. Il Cdm ha inftati stanziato “risorse per 205 milioni per procedere in Lombardia, in seguito agli eventi calamitosi del 2012, alla ricostruzione, ristrutturazione e messa in sicurezza. Norme fortemente volute dal governo dopo un impegno preso dal presidente Renzi a Mantova, attese dal 2012 e fortemente volute dai cittadini della Lombardia e di Mantova, ha sottolineato spiegando che il governo ha anche previsto la creazione di “zone franche urbane” con esenzioni fiscali per due anni in Emilia Romagna e dato il via libera a una serie di norme sulla trasparenza per la ricostruzione dell’Aquila.
Boschi ha poi negato timori per la stabilità del governo e la tenuta della maggioranza dopo la notizia che il sottosegretario Ncd Giuseppe Castiglione è indagato nell’inchiesta su Mafia Capitale.