Mentre Roma è squassata dalla seconda puntata dell’inchiesta Mafia Capitale, con al centro le cooperative controllate da Salvatore Buzzi, il governo ammette in aula alla Camera che i fondi destinati ai controlli sull’universo coop sono al minimo storico. E le revisioni risultano sospese per mancanza di soldi. A dirlo è stato il sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico Antonello Giacomelli, che rispondendo a un’interpellanza del Movimento 5 stelle ha parlato di “una situazione di grave criticità” per “l’indisponibilità di risorse di bilancio”. Un’impasse di cui lo stesso dicastero individua il “possibile effetto distorsivo”, visto che “le cooperative non aderenti ad associazioni non saranno più sottoposte a controlli“. Addio, dunque, al “programma mirato di ispezioni straordinarie” annunciate ai deputati dal ministro Federica Guidi lo scorso 17 dicembre. Ma anche ai normali controlli sulla natura mutualistica dell’ente e sulla legittimazione a beneficiare delle agevolazioni fiscali, previdenziali e di altra natura: tutti compiti di via Veneto, tranne che per gli enti cooperativi aderenti ad associazioni nazionali di rappresentanza come Legacoop, Confcooperative Unicoop (in quel caso a vigilare è la stessa centrale).

E occorre ricordare che il problema, tornato di stretta attualità visto quello che sta emergendo dalle carte dell’inchiesta, è tutt’altro che nuovo. I vertici del ministero di via Veneto ce l’avevano ben presente già all’inizio dell’anno, dopo la prima ondata di arresti di politici e esponenti del “mondo di mezzo” di Buzzi e dell’ex Nar Massimo Carminati. A gennaio infatti Franco Mario Sottile, che ricopre il ruolo direttore generale della Vigilanza sugli enti, aveva scritto una circolare ai revisori comunicando la “sospensione di tutti gli incarichi” in attesa di una valutazione dell’impatto della “ridotta copertura finanziaria”. Diretta conseguenza del fatto che il Tesoro, quando il 29 dicembre ha emanato il decreto con gli stati di previsione della spesa dei ministeri, ha quasi azzerato le somme a disposizione per formare e pagare revisori e ispettori e versare il dovuto ai commissari liquidatori delle cooperative: solo 1 milione per il 2015, contro i 12 dell’anno precedente. Si tratta, peraltro, di una parte delle somme versate dalle stesse coop a titolo di “contributo biennale alle spese relative alla revisione periodica”.

Giacomelli non ha potuto che riconoscere che per quest’anno le risorse hanno “raggiunto un importo minimale rispetto alle esigenze: con la suddivisione dello stanziamento del Fondo fra i vari centri di costo del Mise interessati, per il 2015 alla Direzione generale competente sono stati assegnati circa 1,2 milioni di euro”. E “in assenza di certezze sul ripristino dei fondi, si è provveduto, inevitabilmente, a sospendere l’esecuzione delle revisioni”. E’ “necessario affrontare il tema con priorità“, ma il ministero “sta ponendo in essere tutte le azioni volte a superare le criticità“, ha garantito il sottosegretario. 

“È evidente che, per garantire l’incremento delle risorse attualmente disponibili per l’attività di revisione presso le cooperative, dovrà essere adottata apposita iniziativa legislativa, per la quale, nel rispetto della vigente normativa contabile dovrà evidentemente essere reperita la occorrente copertura finanziaria”, ha poi specificato Giacomelli. “Sul finire dello scorso anno è stato elaborato a livello tecnico lo schema di una proposta di intervento normativo che investe a largo raggio il sistema dei controlli sulle cooperative, la tematica del contrasto alle cooperative cosiddette ‘spurie’, la semplificazione e l’aggiornamento delle procedure e delle disposizioni, anche di natura concorsuale in materia, e, infine, ma non per ultimo, il tema della trasparenza e del coordinamento dei controlli. Per un’organica contestualizzazione della materia è in corso di valutazione l’inserimento di tali proposte nell’ambito del disegno di legge sulle pmi, in corso di adozione, prevedendone l’attuazione attraverso un’apposita delega legislativa”.

Nel frattempo, due giorni fa il ministero ha annunciato la pubblicazione sul suo sito del database nazionale delle cooperative, presentandolo come l’avvio di “una nuova fase di trasparenza” e conoscibilità dei dati sull’universo cooperativo. Trasparenza forse sì, ma i controlli possono attendere.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Terzo settore, l’esperto: “Le gambe corte dei nuovi rottamatori”

next
Articolo Successivo

Terzo settore, “i numeri dimostrano la natura imprenditoriale delle coop sociali”

next