Il conto è salato: da mille euro in su. Pagato in anticipo tramite bonifico bancario. Ma per certi eventi, si sa, non si bada a spese. Come nel caso della cena di finanziamento della Fondazione Italianieuropei, presieduta dall’ex premier Massimo D’Alema, andata in scena nella splendida cornice di Palazzo Rospigliosi a Roma, a due passi dal Quirinale. E di certo, a giudicare dai nomi dei convitati, i portafogli dei finanziatori non devono averne risentito più di tanto.
Tra gli ospiti (tra poco online il video di Manolo Lanaro e Annalisa Ausilio) c’è, per esempio, il banchiere Alessandro Profumo, già amministratore delegato del gruppo Unicredit e attuale presidente del Monte dei Paschi di Siena. «Io finanzio tante cose», dribbla le domande dei cronisti. Alcune graffianti: ma è normale che, tra le tante cose, un banchiere finanzi anche la fondazione di un (ex) politico? Nessuna risposta da Profumo (e difatti non c’è niente di male). Saluta lo chef preferito di D’Alema, Gianfranco Vissani che, insieme a Fulvio Pierangelini, ha realizzato il menù della serata, e imbocca l’ingresso. Segue un altro big della finanza: Cesare Geronzi, banchiere di gran fama pure lui, già presidente delle Assicurazioni Generali. «Perché finanziare Italinieuropei? Perché è cosa buona e giusta», assicura Geronzi. Ma quando gli viene chiesto di ricordare un evento che è particolarmente orgoglioso di aver finanziato attraverso la fondazione incappa in un vuoto di memoria: «Eh, ma lei fa domande difficili». Intanto, a Palazzo Rospigliosi, sfila una nutrita pattuglia di governo. Arriva il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che è anche uno dei componenti dell’advisory board di Italianieuropei. Che sia favorevole ad una legge sulla trasparenza dei finanziamenti alle fondazioni? Ascolta la domanda, saluta ed entra nel palazzo senza rispondere. Lo seguono il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il vice ministro degli Interni Filippo Bubbico, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro.
Da perfetto padrone di casa, D’Alema accoglie gli ospiti. Stretta di mano cordiale con tutti, ma con Pierluigi Bersani scatta un abbraccio affettuoso(nella foto in alto). Appare anche la signora D’Alema, Linda Giuva: «Anch’io ho pagato mille euro», dice, «se vuole le faccio vedere il bonifico. Poi è la volta delle pattuglie parlamentari. Arrivano i dissidenti del Partito democratico in forza a Palazzo Madama: i senatori Walter Tocci, Massimo Mucchetti, Miguel Gotor e l’ex sindaco di Brescia, Paolo Corsini. Seguiti dai deputati della minoranza dem: l’ex capogruppo del Pd a Montecitorio, Roberto Speranza, Danilo Leva e Nico Stumpo. Che assicura: «Hanno pagato anche i deputati e i senatori».
Tra un ingresso e l’altro, si affaccia lo chef Vissani. Chissà cosa avrà in serbo in un menù da 1.000 euro in su. «Lo speck di Moser, il migliore del mondo», assicura. Solo quello? «Sì, solo lo speck». La cena volge al termine. E’ tempo di saluti. Sarà un caso, ma il ministro dell’Economia Padoan e il banchiere Geronzi lasciano la sala insieme. Si concede anche il padrone di casa D’Alema. Domanda: renderà pubblico l’elenco dei finanziatori della fondazione? «E’ tutto pubblico -risponde l’ex premier e presidente di Italianieuropei- Se lei dice che non è così, adesso vado dentro e le mando il mio avvocato». E poi: «Stasera abbiamo raccolto una certa cifra, la pubblicheremo insieme alla lista di tutti quelli che hanno partecipato alla cena. Non abbiamo nulla da nascondere».
Si congeda anche Bersani. Dopo la ricca cena da 1.000 euro. «Cena ricca? Cena buona», sorride l’ex segretario del Pd. Ma a cosa avrà brindato con D’Alema? «A tempi migliori», ammette. Chissà che dopo stasera Italianieuropei non sia diventata l’ultimo argine al renzismo: «No, no, non dite così, questa fondazione è una cosa seria», assicura il leader della minoranza Dem. Archiviando anche i tempi non lontani in cui con D’Alema i rapporti non erano proprio eccelsi.
di Manolo Lanaro e Antonio Pitoni