Sarebbe poco ecologica e per questo i francesi non devono comprarla più. “Non mangiare più Nutella per salvare il pianeta”: è l’ultima battaglia della ministra francese dell’Ecologia, Ségolène Royal, che martedì, intervistata in diretta tv al Grand Journal di Canal +, ha invitato i telespettatori a resistere al richiamo della crema spalmabile più venduta al mondo per contribuire – assicura lei – a salvare il pianeta. Per la ministra socialista, sempre a caccia di tematiche originali per conquistare visibilità in vista della conferenza internazionale sul clima (Cop21) di dicembre a Parigi, il ragionamento è ben semplice. “Bisogna ripiantare massicciamente gli alberi perché c’è stata una deforestazione massiccia che come conseguenza ha anche il riscaldamento climatico“. La polemica è durata 24 ore appena, perché mercoledì la Royal si è scusata su Twitter. “Mille scuse – ha scritto il ministro – per la polemica sulla Nutella. D’accordo nel sottolineare i passi avanti”.
Mille excuses pour la polémique sur le #Nutella. D’accord pour mettre en valeur les progrès.
— Ségolène Royal (@RoyalSegolene) 17 Giugno 2015
Ma martedì l’ex compagna del presidente François Hollande, nonché numero tre del governo, il siluro contro il celebre prodotto italiano che a suo avviso contribuisce alla deforestazione l’aveva lanciato: “Bisogna smettere di mangiare Nutella, per esempio, perché è l’olio di palma ad aver sostituito gli alberi. E quindi ci sono danni notevoli“. Quando il giornalista Yann Barthès le fa però notare che la Nutella “è buona”, Ségolène replica: “Eh, sì, ma non bisogna” mangiarla. Poi l’ammonimento alla Ferrero: “Devono usare altre materie prime“.
Immediata la replica dell’azienda. “Ferrero utilizza al 100% olio di palma certificato sostenibile per i suoi prodotti confezionati a Villers-Ecalles”. Ferrero Francia ricorda di avere preso “numerosi impegni per quanto riguarda l’approvvigionamento di olio di palma”, la cui coltivazione “può andare di pari passo con il rispetto dell’ambiente e delle popolazioni”. Il Gruppo Ferrero è infatti impegnato, prosegue la nota, “a sostenere la creazione di filiere sostenibili”. Ferrero assicura ancora che per le piantagioni di palme da olio “non sono state sacrificate foreste né altri spazi di alto valore di conservazione”.
Al di qua delle Alpi il primo a scendere in campo in difesa della Nutella il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “Segolene Royal sconcertante: lasci stare i prodotti italiani. Stasera per cena… pane e Nutella”. Anche IlSole24Ore si spende in difesa del prodotto dolciario italiano: “L’olio di palma per la sua versatilità e per il suo sapore finemente neutrale – si legge in un editoriale in prima pagina il 17 giugno – è il grasso alimentare forse più usato dall’industria. (…) Ma boicottando la Nutella non si rallentano i consumi di olio di palma né si restituisce la foresta pluviale. Se non esistesse la crema al gianduia, la coltura di palma non perderebbe un ettaro e le navi cisterna cariche di olio viaggerebbero sulle stesse identiche rotte. (…) Se tutto il mondo smettesse di usare olio di palma in migliaia di prodotti, e se le piantagioni di palma venisseo sostituite da colture di arachidi da burro, cotone per tessuti o asparagi, l’ambiente non migliorerebbe di un grammo”, conclude il quotidiano di Confindustria.
Una frizione tra Francia e Italia sul tema della Nutella si era verificata già nel novembre 2012, quando la commissione Affari Sociali del Senato transalpino aveva approvato il cosiddetto ‘emendamento Nutella’ alla finanziaria 2013, che prevedeva di aumentare del 300% la tassazione dell’olio di palma per uso alimentare, portandola da 100 a 400 euro alla tonnellata. Un provvedimento apparentemente banale, fondato sulla volontà di combattere l’obesità e la cattiva alimentazione, ma che aveva suscitato non poca attenzione mediatica per l’effetto che avrebbe potuto avere sul prodotto marchiato Ferrero. I consumatori protestavano contro il provvedimento, che a detta loro avrebbe potuto portare a un aumento del prezzo del prodotto, il Senato francese prima lo approvava con 212 voti a favore e 133 contro e poi lo annullava e la querelle finiva lì. Ora la Royal ha riaperto il fronte.