Matteo Salvini usa il termine “ruspa“. Angelino Alfano no, ma la sostanza rimane la medesima. Anche secondo il ministro dell’Interno i campi rom vanno smantellati e ai nomadi lo Stato intende offrire un “patto”, mettendo a loro disposizione “luoghi più civili nei quali vivere”. Chi si rifiuta di sottoscriverlo sarà espulso dall’Italia. Parola del capo del Viminale, che ieri ha anticipato il piano del governo dopo il vertice avuto nel pomeriggio al ministero con i sindaci, l’Anci e i presidenti delle Regioni sul tema dell’accoglienza dei migranti.
Mercoledì, dopo la riunione al Viminale, il tweet: “Occorre smantellare i campi rom”. Oggi i dettagli: “Prima l’Italia, prima gli italiani – ha detto Alfano, intervistato su Radio1 Rai – e proprio per questo principio noi dovremo buttare fuori, espellere dal territorio nazionale tutti quei Rom che non vorranno sottoscrivere un patto con lo Stato italiano, una sorta di patto di emersione dalla loro condizione, a volte borderline“.
Il piano prevede “un programma di assegnazione di luoghi più civili nei quali vivere”, necessario perché i rom possano ” emergere dalla situazione in cui molti di loro si trovano”. Chi non vorrà sottoscrivere il patto, “oltre ad abbandonare comunque i campi rom, dovrà essere espulso. Noi rispetteremo tutte le leggi, ma pretenderemo altrettanto da parte loro. Rispetteremo le direttive comunitarie ma al tempo stesso applicheremo tutte le nostre leggi, e vorremmo che le rispettassero anche i Rom”.
“Ieri – ha ricordato Alfano – ho parlato con i sindaci e i sindaci dovranno individuare soluzioni abitative appropriate. Lo Stato aiuterà i sindaci in questo compito anche dal punto di vista economico. L’individuazione delle soluzioni, però, spetta ai sindaci. Noi dobbiamo chiudere i campi rom e lo faremo in un quadro di legalità europea, conformemente alle indicazioni che a tale riguardo l’Europa ha sempre voluto fossero rispettate. I cittadini sono stanchi, non ne possono più. Quindi questi campi li dobbiamo assolutamente chiudere. Per farlo metteremo in campo tutta la forza dello Stato e anche le risorse necessarie. Ma voglio anche dire che, al netto di tutta le demagogia che si può fare su questo argomento, i numeri non sono enormi e, dopo averne parlato ieri con i sindaci, credo si possa procedere con una certa rapidità“.
Qual è il “quadro di legalità europea” cui fa riferimento Alfano? Il 10 marzo la Commissione diritti umani del Senato ha approvato una risoluzione per il superamento dei “campi nomadi” in Italia
e per la concreta attuazione della “Strategia nazionale d’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti“, adottata dal governo italiano in attuazione della Comunicazione della Commissione europea n.173/2011 che sottolinea la necessità di superamento del modello “campo” per combattere l’isolamento e “favorire percorsi di interrelazione sociale”.
“Le dichiarazioni del ministro Alfano sui campi rom, oltre a denotare una certa confusione sull’argomento, prefigurano già sanzioni da parte dell’Europa”, affermano Riccardo Magi, presidente di Radicali Italiani e Alessandro Capriccioli. “Tanto per cominciare una buona metà dei rom che vivono sul nostro territorio hanno la cittadinanza italiana, di tal che le paventate espulsioni altro non sono che parole completamente prive di senso”, spiega. “Ma soprattutto appare del tutto infondato il richiamo alle supposte indicazioni dell’Europa, che al contrario, in presenza di interventi pensati su base etnica, potrebbe individuare ancora una volta una condotta discriminatoria da parte del nostro paese. La Ue, del resto, non ci ha mai chiesto di ‘smantellare’ i campi attraverso fantomatici ‘patti di legalità’ stipulati ad hoc con i rom, ma piuttosto di superarli mediante reali percorsi di inclusione“.
Il primo a illustrare a grandi linee il piano del governo era stato Piero Fassino: “Il governo si è fatto carico di predisporre un fondo apposito, sulla base del quale Comuni e prefetture metteranno in campo un programma di superamento dei campi a vantaggio di una soluzione più civile e più sicura dal punto di vista della legalità”, spiegava mercoledì sera il presidente dell’Anci e sindaco di Torino – nessuno pensa alle ruspe di Salvini. Parliamo di superare i campi attualmente esistenti, a favore di soluzioni più civili di carattere abitativo, perché in un Paese civile non si può far vivere la gente in baracche nel fango con i bambini che non si sa dove passino la giornata”. “I costi dell’operazione – ha precisato Fassino – non sono ancora stati quantificati. Adesso lavoreremo insieme, Anci e governo, a una proposta che includerà anche una previsione di stanziamenti finanziari”.
L’altra grande questione sul tavolo del Viminale era quella dell’accoglienza dei richiedenti asilo. “Al ministro Alfano ho ribadito il no ad accogliere altri profughi – ha detto mercoledì il governatore del Veneto, Luca Zaia, all’uscita dall’incontro al ministero – il Veneto ha già fatto la sua parte accogliendo 3.966 migranti”. Sull’intenzione annunciata dall’Ungheria di costruire una barriera lungo la frontiera, Zaia ha sottolineato che “questo dà la dimensione esatta di quello che sta accadendo in Europa e di quello che è l’arrivo di migranti via terra, un’altra forma d’immigrazione che subiamo in Veneto e di cui non si parla”.
Deborah Serracchiani parla di “incontro costruttivo”: “L’incontro è stato estremamente costruttivo. Da parte di tutti c’è stato un impegno a fare la propria parte. Ovviamente alcuni sono più convinti altri meno”, ha detto la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia., secondo cui per gli hub “c’è in corso una ricerca dei luoghi, l’intenzione è di andare verso una accoglienza diffusa. I grandi assembramenti sono quelli che spaventano”. “Abbiamo contezza – ha aggiunto Serracchiani – del fatto che questi hub siano necessari per la prima identificazione. Qualche Regione ha individuato anche dei luoghi, occorrerà ora ragionare col governo”.
Politica
Rom, Alfano: ‘Via da campi in cambio di una casa. E chi non accetta sarà espulso’
Mercoledì il tweet dopo la riunione sul tema dell’accoglienza dei migranti ("Occorre smantellare i campi nomadi"), oggi i dettagli: "Ai nomadi proponiamo un programma di assegnazione di luoghi più civili nei quali vivere. Chi non lo vorrà fare, oltre ad abbandonare comunque i campi, dovrà lasciare l'Italia"
Matteo Salvini usa il termine “ruspa“. Angelino Alfano no, ma la sostanza rimane la medesima. Anche secondo il ministro dell’Interno i campi rom vanno smantellati e ai nomadi lo Stato intende offrire un “patto”, mettendo a loro disposizione “luoghi più civili nei quali vivere”. Chi si rifiuta di sottoscriverlo sarà espulso dall’Italia. Parola del capo del Viminale, che ieri ha anticipato il piano del governo dopo il vertice avuto nel pomeriggio al ministero con i sindaci, l’Anci e i presidenti delle Regioni sul tema dell’accoglienza dei migranti.
Mercoledì, dopo la riunione al Viminale, il tweet: “Occorre smantellare i campi rom”. Oggi i dettagli: “Prima l’Italia, prima gli italiani – ha detto Alfano, intervistato su Radio1 Rai – e proprio per questo principio noi dovremo buttare fuori, espellere dal territorio nazionale tutti quei Rom che non vorranno sottoscrivere un patto con lo Stato italiano, una sorta di patto di emersione dalla loro condizione, a volte borderline“.
Il piano prevede “un programma di assegnazione di luoghi più civili nei quali vivere”, necessario perché i rom possano ” emergere dalla situazione in cui molti di loro si trovano”. Chi non vorrà sottoscrivere il patto, “oltre ad abbandonare comunque i campi rom, dovrà essere espulso. Noi rispetteremo tutte le leggi, ma pretenderemo altrettanto da parte loro. Rispetteremo le direttive comunitarie ma al tempo stesso applicheremo tutte le nostre leggi, e vorremmo che le rispettassero anche i Rom”.
“Ieri – ha ricordato Alfano – ho parlato con i sindaci e i sindaci dovranno individuare soluzioni abitative appropriate. Lo Stato aiuterà i sindaci in questo compito anche dal punto di vista economico. L’individuazione delle soluzioni, però, spetta ai sindaci. Noi dobbiamo chiudere i campi rom e lo faremo in un quadro di legalità europea, conformemente alle indicazioni che a tale riguardo l’Europa ha sempre voluto fossero rispettate. I cittadini sono stanchi, non ne possono più. Quindi questi campi li dobbiamo assolutamente chiudere. Per farlo metteremo in campo tutta la forza dello Stato e anche le risorse necessarie. Ma voglio anche dire che, al netto di tutta le demagogia che si può fare su questo argomento, i numeri non sono enormi e, dopo averne parlato ieri con i sindaci, credo si possa procedere con una certa rapidità“.
Qual è il “quadro di legalità europea” cui fa riferimento Alfano? Il 10 marzo la Commissione diritti umani del Senato ha approvato una risoluzione per il superamento dei “campi nomadi” in Italia
e per la concreta attuazione della “Strategia nazionale d’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti“, adottata dal governo italiano in attuazione della Comunicazione della Commissione europea n.173/2011 che sottolinea la necessità di superamento del modello “campo” per combattere l’isolamento e “favorire percorsi di interrelazione sociale”.
“Le dichiarazioni del ministro Alfano sui campi rom, oltre a denotare una certa confusione sull’argomento, prefigurano già sanzioni da parte dell’Europa”, affermano Riccardo Magi, presidente di Radicali Italiani e Alessandro Capriccioli. “Tanto per cominciare una buona metà dei rom che vivono sul nostro territorio hanno la cittadinanza italiana, di tal che le paventate espulsioni altro non sono che parole completamente prive di senso”, spiega. “Ma soprattutto appare del tutto infondato il richiamo alle supposte indicazioni dell’Europa, che al contrario, in presenza di interventi pensati su base etnica, potrebbe individuare ancora una volta una condotta discriminatoria da parte del nostro paese. La Ue, del resto, non ci ha mai chiesto di ‘smantellare’ i campi attraverso fantomatici ‘patti di legalità’ stipulati ad hoc con i rom, ma piuttosto di superarli mediante reali percorsi di inclusione“.
Il primo a illustrare a grandi linee il piano del governo era stato Piero Fassino: “Il governo si è fatto carico di predisporre un fondo apposito, sulla base del quale Comuni e prefetture metteranno in campo un programma di superamento dei campi a vantaggio di una soluzione più civile e più sicura dal punto di vista della legalità”, spiegava mercoledì sera il presidente dell’Anci e sindaco di Torino – nessuno pensa alle ruspe di Salvini. Parliamo di superare i campi attualmente esistenti, a favore di soluzioni più civili di carattere abitativo, perché in un Paese civile non si può far vivere la gente in baracche nel fango con i bambini che non si sa dove passino la giornata”. “I costi dell’operazione – ha precisato Fassino – non sono ancora stati quantificati. Adesso lavoreremo insieme, Anci e governo, a una proposta che includerà anche una previsione di stanziamenti finanziari”.
L’altra grande questione sul tavolo del Viminale era quella dell’accoglienza dei richiedenti asilo. “Al ministro Alfano ho ribadito il no ad accogliere altri profughi – ha detto mercoledì il governatore del Veneto, Luca Zaia, all’uscita dall’incontro al ministero – il Veneto ha già fatto la sua parte accogliendo 3.966 migranti”. Sull’intenzione annunciata dall’Ungheria di costruire una barriera lungo la frontiera, Zaia ha sottolineato che “questo dà la dimensione esatta di quello che sta accadendo in Europa e di quello che è l’arrivo di migranti via terra, un’altra forma d’immigrazione che subiamo in Veneto e di cui non si parla”.
Deborah Serracchiani parla di “incontro costruttivo”: “L’incontro è stato estremamente costruttivo. Da parte di tutti c’è stato un impegno a fare la propria parte. Ovviamente alcuni sono più convinti altri meno”, ha detto la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia., secondo cui per gli hub “c’è in corso una ricerca dei luoghi, l’intenzione è di andare verso una accoglienza diffusa. I grandi assembramenti sono quelli che spaventano”. “Abbiamo contezza – ha aggiunto Serracchiani – del fatto che questi hub siano necessari per la prima identificazione. Qualche Regione ha individuato anche dei luoghi, occorrerà ora ragionare col governo”.
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Stiamo assistendo a dei profondi cambiamenti. Non so se la geopolitica salverà il mondo, credo che la diplomazia lo possa fare, con tutte le dovute cautele. Il lavoro delle diplomazie di tutto il mondo" è "sempre stato fondamentale per evitare guerre o farle finire e questo è un momento in cui, nel quadrante dove lavoro io, cioè nel Golfo ma anche nel resto del Medio Oriente, stiamo assistendo, dopo oltre un anno, a qualche buona notizia. Cessate il fuoco a Gaza, cessate il fuoco in Libano. Ci sono stati dialoghi interregionali che sicuramente fanno sperare in una nuova fase. Tutto è ancora molto fragile e quindi dovremmo lavorarci con enorme forza". Lo ha detto Luigi Di Maio, rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
"Sicuramente questo è un momento in cui a livello internazionale è meglio non lavorare da soli - aggiunge Di Maio - Più si può stare insieme e si può lavorare insieme ai nostri alleati, ai nostri partner, meglio è. L'illusione che si possa fare, si possa affrontare le dinamiche geopolitiche da soli è qualcosa che appartiene a un passato, neanche di grande successo, e questo è pienamente in linea anche con lo spirito con cui il governo italiano sta affrontando questo momento. Molti si meravigliano che l'incontro tra Trump e Putin possa avvenire in Arabia Saudita, ma l’Arabia Saudita ha costruito una politica estera, soprattutto nei momenti di grande polarizzazione del mondo. Dopo il Covid sui vaccini o dopo l'aggressione russa all'Ucraina, è chiaro ed evidente che questi Paesi" del Golfo “hanno investito in una politica multipolare, come la chiamano, e oggi riescono a dialogare con tutti, anche con gli europei, da una posizione molto credibile, evidentemente".
Tale situazione "non riguarda soltanto i sauditi - conclude Di Maio - Gli emiratini nell'ultimo anno hanno negoziato il rilascio di prigionieri sia russi che ucraini, per oltre 2000 persone, i catarini hanno fatto rientrare i bambini ucraini in Ucraina dalla Russia, grazie ad una mediazione tra Russia e Ucraina e così via. Assistiamo a un Golfo, il paese e la regione in cui lavoro, che diventa sempre più un hub per mediazioni diplomatiche e facilitazioni diplomatiche. La buona notizia è che noi", come italiani "abbiamo ottimi rapporti con loro e siamo partner strategici di questi paesi. Lo dico senza nessun interesse, e come una persona che sicuramente ha avuto anche diverse discussioni, con gli attuali leader politici: credo che siamo in un momento europeo in cui l'Italia si sta dimostrando uno dei paesi più stabili politicamente e questa non è una cosa da poco. Dobbiamo cercare di ricostruire sempre più una politica che tenga al centro l'interesse europeo, abbiamo bisogno adesso di mettere al centro l'interesse europeo".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Nella riforma della giustizia "il problema è nella narrazione. Conosco centinaia di colleghi assolutamente onesti, desiderosi di esprimersi in collettività. Definire i gruppi come delle correnti, gruppi di potere per alterare il meccanismo della giustizia, non corrisponde alla realtà globale che conosco”. Così Cesare Parodi, presidente Associazione nazionale magistrati, partecipando focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze, sottolinea che “gli interlocutori per Anm sono tutti, quindi anche con il governo: anche in un momento difficile come questo, se qualcuno è disposto ad ascoltarci, la porta è aperta. È un principio irrinunciabile, ma serve una volontà. La speranza è che ci possa essere un dialogo assolutamente franco, leale e costruttivo da entrambe le parti".
Sulla geopolitica "l’unica cosa sensata che posso dire - aggiunge Parodi - è una profonda e profondissima preoccupazione a livello internazionale con prospettive molto pericolose e negative, non solo a livello bellico, ma anche per le ricadute economiche che possono verificarsi. Da cittadino, prima che da magistrato, chiederei una maggiore capacità di sedersi intorno al tavolo. Sono morti troppi ragazzi russi e ucraini. Il sentimento di preoccupazione penso possa essere condiviso".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Il Senato della Repubblica ha deciso di ricordare il terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina. Lunedì 24 febbraio la facciata di Palazzo Madama sarà illuminata con i colori della bandiera ucraina dalle ore 18 fino alle 7 del giorno successivo.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Nessun ordine di cancellare il video, ma una 'diffida' a divulgarlo. E' questa la spiegazione fornita da carabinieri, indagati per depistaggio e favoreggiamento, sentiti in procura a Milano nell'inchiesta sull'incidente accaduto la sera del 24 novembre nel quartiere Corvetto dove ha perso la vita Ramy Elgaml, 19 anni di origine egiziana. I due militari sono arrivati con una terza gazzella quando il T Max era già a terra e un collega stava praticando il massaggio cardiaco al diciannovenne. I militari, che hanno identificato il giovane che stava filmando, gli avrebbero chiesto di non mostrare le immagini perché dal contenuto fortemente sensibile.