Fiducia e gradimento al minimo per Palazzo Chigi e leader del Pd, risultati elettorali deludenti, un governo più debole e gli avversari che resistono o come nel caso del M5s rimontano nei consensi. C’è poi Silvio Berlusconi, che stando alla ricostruzione del Corriere della Sera, sarebbe stato convinto da Gianni Letta e Fedele Confalonieri a resuscitare il Patto del Nazareno: l’ex Cavaliere tornerebbe a fare da puntello sui provvedimenti più importanti in cambio delle solite richieste – Senato elettivo, modifica dell’Italicum et cetera. È così che Matteo Renzi potrebbe pensarci e stringere di nuovo la mano al leader di Forza Italia. Anche se l’accordo potrebbe risultare esiziale in vista di un altro appuntamento importante quello delle comunali del 2016 quando si voterà per città importanti come Milano.
A spingere il segretario del Pd a farci almeno un pensierino potrebbero essere gli ultimi sondaggi. In particolare l’ultimo, quello di Demos pubblicato dal quotidiano la Repubblica, affonda i consensi del partito democratico, logorato dagli scandali di Roma, dalle polemiche interne e dalla delusione delle ultime comunali. Con l’elettorato che guarda nuovamente verso il Movimento 5 Stelle e fa pareggiare i conti tra gli ex alleati Forza Italia e Lega Nord. Che però sostengono di voler continuare a dialogare: in una nota Fi parla di retroscena “che rappresenta il contrario della realtà. Infatti in Forza Italia non c’è alcun cambiamento di strategia nei confronti del governo. Il movimento è e resta convintamente all’opposizione. Non c’è alcuna nostalgia del cosiddetto “patto del Nazareno”. I sondaggi, quelli seri, situano Forza Italia a meno di un punto dalla Lega, con la quale si è confermata nelle recenti elezioni amministrative una solida collaborazione. E Salvini annuncia che martedì incontrerà Berlusconi. “Non sono interessato alle ricostruzioni. Le idee della Lega sono chiare e chi su queste idee e sui nostri temi ci sta è alleato della Lega è prescindere dalle vecchie etichette di destra o di sinistra”.
Il 76% degli intervistati considera l’esecutivo più debole
Rispetto alle consultazioni per il Parlamento europeo di un anno fa i democratici, guidati dal premier, scendono al 32.2%. Di fatto 8.6 punti in calo rispetto alle elezioni del maggio dell’anno scorso (40.8) e anche 4.4 in meno anche rispetto al sondaggio dello scorso marzo. Appare scontato quindi che il 76% degli intervistati consideri l’esecutivo più debole dopo il voto.
Il dato peggiore degli ultimi mesi, che appare più preoccupante per il Pd se si considera il recupero degli eletti guidati da Beppe Grillo che toccano il livello più alto degli ultimi tempi: il 26.1%. Il Carroccio di Matteo Salvini e Forza Italia guardano da lontano, ma agguantano rispettivamente il 14 e il 14.2%. Le pattuglie berlusconiane sembrano quindi resistere all’avanzata leghista guadagnando 0.7 punti percentuali, anche se il partito di Silvio Berlusconi ne ha persi 4.6 rispetto alle Europee. Sel e gli altri partiti di sinistra raggiungono il 5.2%, Ndc-Udc stabili al 3.5%.
Il sondaggio rileva anche il peggior giudizio per il governo dal febbraio 2014, quando era il 56% degli intervistati a dare un voto sufficiente a superiore al 6 a Palazzo Chigi: a giugno 2015 si attesa al 39%. Un calo di un punto percentuale al mese, in pratica. Sul tema delle tasse la bocciatura è pesante perché il dato è pari a 18 punti, peggio di immigrazione 23, di disoccupazione e lavoro 28, lotta alla corruzione 31, scuola e università 34 e riforme 35.
Gradimento dei leader: per Renzi peggior risultato dal 2012
Alla domanda che voto darebbe su una scala da 1 a 10 ai seguenti leader gli intervistati che hanno dato un voto uguale o superiore alla sufficienza al segretario Pd sono il 41% (erano il 49% a marzo): di fatto il peggior dato rispetto al settembre 2012, 37% al segretario della Lega (32), il 31% a Beppe Grillo (25), il 30% a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia (33), stabile Maurizio Landini al 28% (29), Berlusconi al 27% (24), Vendola si attesta al 25% (26), per Angelino Alfano la percentuale è al 24% (29).
Durata del governo? Per il 39% fino alla fine della legislatura
In questo quadro non stupisce che aumentino quelli che pensano che il governo durerà pochi mesi (17% a giugno 2015, il 13 a marzo) e diminuiscano coloro che ritengono che si arrivi al 2018 (il 39% rispetto al 42 di tre mesi fa). Solo il 12% pensa che invece ci sia stato un rafforzamento, il 7% pensa che tutto sia come prima, il resto non sa o non risponde.