In attesa dell’assemblea di Lega Adriano Galliani evita i microfoni dopo il sabato più nero nella storia recente del Milan, al termine del quale aveva detto: “Ci resta un tesoretto di 75 milioni da spendere”. L’uomo che per anni è stato il re del mercato ha perso il derby con l’Inter per Kondogbia e ha visto sfumare Jackson Martinez, soffiato dall’Atletico Madrid dopo che tutto sembrava fatto, con tanto di annuncio del canale tematico rossonero. Una pesante doppietta mancata nel previsto anno del rilancio. Perché in attesa della chiusura della trattativa con Mr Bee per la cessione del 48% delle quote societarie, Fininvest ha messo sul piatto un anticipo importante, tra i 70 e i 120 milioni di euro da investire. Tanti soldi, buoni ad alimentare i sogni dei tifosi, depressi da due anni senza coppe europee né stelle in arrivo in via Aldo Rossi.
Una montagna di milioni, per ora virtuale
Se non fosse che al momento la montagna di milioni resta virtuale. E le trattative non si chiudono. Il primo segnale è stato quello di Carlo Ancelotti, per il quale Galliani è volato a Madrid. Si diceva: “Manca poco alle urne, è campagna elettorale”. L’ex allenatore del Real Madrid ha preso tempo e declinato la proposta del Milan pochi giorni dopo, a spoglio finito. Non sono terminati invece i viaggi dell’ad rossonero, spazzando via le voci maligne. Galliani ha cullato il sogno Ibrahimovic ma tutto si è risolto in un nulla di fatto nel giro di 48 ore: lo svedese resterà a Parigi. Poi è arrivata l’accoppiata Martinez-Kondogbia a mandare i tifosi su tutte le furie. E qualcuno si spinge legittimamente a chiedersi se tutti questi soldi siano già in pancia, spendibili, o bisognerà attendere le firme con Bee Taechaubol per poter pompare liquidi sul mercato. Un enigma che verrà sciolto nel giro di poco tempo, perché ora il Milan deve reagire. Il taccuino è stato aggiornato ancora con nomi da capogiro: Edinson Cavani, Axel Witsel, Luiz Adriano raggiungibile a parametro zero in inverno, Carlos Bacca sul quale c’è anche la Roma e, di nuovo, Ibrahimovic.
E anche con i soldi, manca l’appeal
Ma pur avendo un budget importante, riuscirà il Milan a convincere gente che ha la possibilità di giocare la Champions League – anche ad lato livello – a rinunciare all’Europa per vestire rossonero? Può accadere con uno, forse due cavalli di razza. Difficile portarne a casa quattro, ovvero una base rassicurante per puntare ai vertici. Quello che una volta era uno dei tre club con maggiore appeal al mondo, oggi deve scontrarsi con una dura realtà ed evitare d’infilarsi in un vicolo cieco. Mettendo in piedi un mercato ragionato che ristrutturi non solo l’attacco – ottimo viatico per eccitare i tifosi – ma anche difesa e centrocampo, veri talloni d’Achille dell’ultima stagione. Per la mediana si parla Baselli, per il resto – Axel Witsel a parte – tutto tace. Con un pensierino a Bertolacci, vecchio pallino di Galliani appena riscattato dalla Roma che sembra però intenzionata a trattenerlo.
De Laurentiis: “Napoli italiano, il calcio cambi”
Per un Galliani che passa davanti ai microfoni, c’è un De Laurentiis con molta voglia di parlare. Annuncia un Napoli più italiano e le visite mediche di Pepe Reina, un dolce ritorno. Poi stuzzicato sulla partnership sul mercato tra il Milan e il fondo Doyen diventa un fiume in piena: “I fondi sono proibiti, mi sono fatto l’idea che nel calcio ci siano troppe regole poco uniformi”. Poi via: “Il calcio è un industria ma ce se ne dimentica. Il decreto legge Veltroni del ’96 introduceva le società per azioni. Beh, allora o i bilanci sono in ordine o si fallisce. Questo però cozza con il diritto sportivo. E poi bisogna smetterla di farci la guerra: siamo tutti contro tutti. Nel campo della possibile illegalità, tra l’altro. Allora evidentemente c’è un terreno che non è pronto per essere arato e per una nuova semina. Dico da tempo che dobbiamo resettare, ma non si fa mai”.
Finita? Affatto: “Platini ha portato avanti il discorso del fair play finanziario: vogliamo andare a guardare i conti dei club italiani ed europei? Tavecchio mi dice: ‘Caro Aurelio, forse solo 3 club possono iscriversi al campionato’. Continuiamo a mentirci”. E’ un fiume in piena il produttore cinematografico. E ne ha per tutti: “Lotito si permette di dire: aspettiamo tre anni per andare a regime. E perché? Hai bisogno dei voti di chi? Hai la spinta della B? Con chi ti sei messo d’accordo? Io non capisco perché in questo Paese ci vogliono tre anni per andare a regime: il bene deve andare avanti diretto, il male ha bisogno di tempo. Facendo il bene riprenderemmo il posto che ci compete in Europa e nel mondo”. Infine la risposta alle critiche sulla sua gestione: “Mi dicono: ‘De Laurentiis non investe nel vivaio’. Lo faremo, ma voglio sentirmi garantito dallo Stato. E poi dimentichiamo il libro di Cantone di qualche anno fa. Allora qui è tutto marcio. E sta venendo fuori, prima nella società civile e poi in quella sportiva. Questo è un paese giovane che deve investire nelle regole, senza le regole non si va da nessuna parte”.