Nuova settimana di proteste nelle piazze italiane. Il Ddl sulla scuola continua a scaldare gli animi, soprattutto delle organizzazioni sindacali. Se da una parte il Governo non arretra di un centimetro rispetto alla possibilità di fare un decreto per le 100mila assunzioni, dall’altro canto i sindacati non intendono mollare la presa e a partire da domani promettono di nuovo battaglia nei confronti del premier Matteo Renzi.

Il sempre più plausibile voto di fiducia per l’approvazione del testo di riforma, ha smosso di nuovo i lavoratori. Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda-Unams, hanno deciso che i punti di protesta avranno vita il 23, 24 e 25 giugno, dalle 17 a piazza delle Cinque Lune e a piazza Vidoni a Roma, a pochi passi da Palazzo Madama, dove si discuterà sulla “Buona Scuola”. Anche i Cobas, domani, quando il “maxiemendamento” andrà in Commissione, scenderanno in piazza in tutta Italia con manifestazioni unitarie delle scuole e delle Rsu.

“Il 24 e il 25 – spiega Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas – quando il testo dovrebbe arrivare in aula per il voto finale, torneremo in piazza in tutte le città. Il movimento ha rafforzato ulteriormente la lotta ed è pronto a manifestare senza sosta, riaffermando che per i docenti è intollerabile perdere la libertà di insegnamento, essere giudicati da colleghi o presidi che non hanno alcun titolo per farlo, essere assunti e licenziati da un preside-padrone che premia o punisce in base alla subordinazione ai suoi voleri; mentre l’assunzione stabile dei precari non è una concessione del governo ma un dovere assoluto verso docenti ed Ata che lavorano nella scuola da lungo tempo e che ogni anno vengono assunti e licenziati. Ad essi va resa giustizia sulla base della sentenza della Corte europea che ne impone la stabilizzazione dopo 36 mesi di lavoro”. Secondo i Cobas è inderogabile un decreto che non solo confermi la stabilizzazione dei 100mila annunciati ma anche un piano di assunzione stabile per tutti gli altri docenti ed Ata che hanno i requisiti citati dalla Corte di giustizia.

Nei prossimi giorni si potrebbe assistere a pesantissimo scontro politico e sociale. Anche Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola ha preso posizione in maniera dura contro Matteo Renzi: “È un falso clamoroso quello che sta diffondendo il premier nel tentativo di “nobilitare” il suo ricatto sulle assunzioni. Non è vero che senza la riforma le assunzioni non servirebbero: non si raccontino frottole, ogni anno vengono presi, perché la scuola possa funzionare regolarmente, ben più di 100.000 insegnanti precari. Solo quest’anno, più di 130mila. E non sono certo assunti “per girarsi i pollici”, come Renzi sostiene che accadrebbe se non passasse la sua riforma. Parole senza senso, un messaggio fuorviante, di deliberata e interessata disinformazione”. Intanto anche sui social network gli insegnanti continuano a dare battaglia al Governo e sono pronti a tornare in piazza con manifestazioni autonome. Per molti l’unica arma possibile per far cambiare idea a Renzi sulla questione decreto sembra essere quella del voto. Dall’altro canto i sondaggi danno in picchiata la fiducia degli italiani nei confronti del Partito Democratico e del premier.

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