Tempo fa scrissi qualche post sulle difficoltà che incontrano gli studenti di medicina a raggiungere il traguardo. Nel primo spiegavo come studenti del San Raffaele cercavano di affrontare le difficoltà, spiegandole in piazza ai cittadini, perché “da quando l’ospedale San Raffaele è stato acquisito dal gruppo privato Rotelli non c’è mai stato un rinnovo della convenzione tra università e ospedale per permettere agli studenti specializzandi di frequentare i reparti del San Raffaele”.
Nel secondo trattai il problema dei concorsi per le scuole di specializzazione che tanto sono stati e sono ancora al centro di contestazioni con il ministro Giannini colpevole di non aver controllato chi ha organizzato e gestito il concorso.
Sempre per mancanza di controllo alcuni studenti si iscrivono a medicina e non frequentano occupando posti che potrebbero essere utilizzati da altri. Insomma tanti problemi per chi vorrebbe occuparsi della salute dei cittadini. Io mi sento partecipe anche se mia figlia Arianna non ha intrapreso i miei studi. Mi sento partecipe in quanto vedo con gli occhi di chi ogni giorno vuole arrivare a quello che io sono riuscito ad ottenere: il lavoro più bello del mondo.
In questa ottica mi ha molto colpito la lettera che una studentessa di medicina di Firenze, Marta Tilli, ha scritto a Salute Internazionale. Ho apprezzato, come ho scritto nel commento, ogni lettera del suo racconto tra promesse tradite e valigie pronte. Partite pure se volete ma tornate nel nostro belpaese a curare cittadini che hanno bisogno di medici onesti e preparati. Consiglio dei ministri e Ministero dell’Istruzione, non fateli scappare ma valorizzateli in particolare gli studenti di medicina che hanno sei anni di laurea e cinque di specializzazione prima di vedere la luce in fondo al tunnel della scienza.
Io, nel mio piccolo, ho offerto a questa giovane studentessa che mi ha contattato, di scrivere insieme qualche post visto dalla parte della studentessa in contrapposizione con gli occhi di un “vecchio” medico.
Non credo di riuscire così a trattenerla ma sicuramente una volta in più cerchiamo di far capire ai nostri “figli” che qualcosa si può e si deve fare. Sono solo loro il nostro futuro da difendere.