L’intesa dell’Europa è arrivata: si farà carico di 40mila migranti da distribuire in due anni. A questi si aggiungono altre 20mila persone provenienti dai campi profughi di Paesi terzi, da ricollocare su base volontaria. Un accordo “modesto”, come lo ha definito il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che non specifica la ripartizione tra i singoli Paesi, ma rimanda a una successiva decisione da prendere a luglio. E che ha il sapore del compromesso al ribasso, perché il mese prossimo, quando si dovranno definire le quote, i Paesi più contrari, come Repubblica Ceca e Slovacchia, potrebbero far saltare il banco. Il premier italiano Matteo Renzi, però, è ottimista: “Evidentemente quando ci sono 40mila persone in meno questo è un risultato, piccolo quanto si vuole, ma è un risultato”, ha detto il presidente del consiglio in conferenza stampa a Bruxelles.

Durante la discussione del Consiglio Ue, iniziata alle 20 e proseguita fino alle 3 del mattino, non sono mancati i momenti di tensione tra il presidente Donald Tusk – che ha insistito sul concetto di volontarietà, dunque sull’esclusione delle quote – e Juncker. Toni accesi anche da parte di Matteo Renzi, che ha insistito: “Se non siete d’accordo sui 40mila non siete degni di chiamarvi Europa“, ha detto ai leader, secondo quanto riferiscono fonti del vertice, aggiungendo: “Se questa e la vostra idea di Europa, tenetevela. O c’è solidarietà, o non fateci perdere tempo”. 

Il testo redatto alla fine del vertice non parla esplicitamente di “volontarietà” – linea sposata da Paesi Baltici e dell’Est e sostenuta da Tusk – se non nel rimando alle conclusioni dell’incontro di aprile, che citava esplicitamente il concetto. Inoltre introduce una esenzione totale per l’Ungheria (nella quale, secondo i dati di Frontex, l’afflusso di serbi nel corso di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è cresciuto di oltre l’800%) e una parziale eccezione per la Bulgaria.

Lo scontro Tusk-Juncker – Secondo Juncker “non fa differenza se il sistema è volontario o obbligatorio, l’importante è che funzioni”. Per parte sua, Tusk ha insistito sulla “corretta registrazione dei migranti”, senza la quale non ci può essere “solidarietà”. “L’Ue – ha detto – può contribuire con un sostegno logistico e finanziario. Il rispetto per le regole è un dovere. Se le regole non sono rispettate da tutti, Schengen sarà a rischio”.

Ma lo scontro tra i due è maturato intorno alla nuova bozza di conclusioni, che introduceva l’adozione del testo per consenso e non a maggioranza qualificata. Tusk era favorevole al consenso mentre Juncker era per la maggioranza qualificata. Una questione, nonostante l’apparenza, non marginale: l’opzione Juncker avrebbe consentito di approvare il testo senza problemi, il consenso invece darà la possibilità ai Paesi che più si oppongono alle quote, Repubblica Ceca e Slovacchia in testa, di alzare la mano e bloccare la procedura di approvazione. Possibilità che però probabilmente sfrutteranno alla fine solo per strappare una quota di migranti più bassa.

La tensione durante la cena è salita tanto che a un certo punto la discussione è stata sospesa. Nella pausa è stato dato spazio al primo ministro britannico David Cameron, che doveva esporre le proprie idee sulle riforme che dovrebbe affrontare l’Unione per convincere i britannici a votare per la permanenza nell’Ue nel referendum che ha promesso entro il 2017. Uno spazio piuttosto angusto, durato meno di dieci minuti, servito a calmare gli animi, che non avrà fatto piacere a Cameron occupare con una questione per Londra tanto importante.

Renzi: “Primo passo per dire che c’è una politica europea” Per il presidente del Consiglio Matteo Renzi l’intesa a cui è giunto il Consiglio Ue “non è la soluzione del problema. Fin dal primo giorno – ha aggiunto – abbiamo detto che l’accordo doveva essere molto più ambizioso rispetto alla cifra di 40mila. Tuttavia è un primo passo per dire che c’è finalmente una politica europea. Nella discussione c’era chi esprimeva la posizione che l’accordo doveva essere solo ‘su base volontaria’. E sono felice di dire che questa espressione non è nel documento ufficiale. Questo vuol dire che nel prossimo mese si deciderà la ricollocazione di 40mila persone”. Incassato il risultato, a fine giornata ha abbassato i toni, pur rivendicando il contenuto delle sue parole: “Ho detto – ha spiegato ai cronisti – che se non ci fosse stata solidarietà sarebbe stata una presa in giro. L’Europa è nata su ideali di libertà, democrazia e valori condivisi. Non è pensabile che si trasformi nella patria degli egoismi“.

Hollande: “Ogni Paese dia il proprio contributo” – “La discussione è stata lunga e ha compreso qualche momento di tensione, il che è legittimo”, ha spiegato il presidente francese François Hollande, che torna sul tema del carattere volontario o meno della ripartizione dei migranti per quote. “Procedere su base volontaria non va bene – ha detto, “bocciando” così la linea di Tusk – se si trasforma nel fatto che non si arriva ai 40mila. Ma anche rendere tutto obbligatorio non va bene, se le cifre sono troppo alte. Serve un impegno. Ogni Paese dovrà dire cosa gli è possibile fare e poi la Commissione europea dovrà valutare. Ma ogni Paese dovrà portare il proprio contributo”.

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