Fino a ieri della Grecia si era occupato soltanto con un tweet in inglese: “The point is: greek referendum won’t be a derby EU Commission vs Tsipras, but euro vs dracma. This is the choice“. Traduzione letterale: il punto è che il referendum non è uno scontro tra Tsipras e la Commissione Europea ma una scelta tra euro e dracma. Un concetto che oggi il premier Matteo Renzi approfondisce in un’intervista al Sole 24 Ore. “Se vincono i no, a mio giudizio, la Grecia va verso l’abbandono dell’euro. Torna alla dracma. E sarebbe un dramma innanzitutto per i greci. Ma a questo punto devono decidere loro: i leader europei rispettino il volere di Atene, senza impicciarsi”, spiega l’ex sindaco di Firenze al direttore Roberto Napoletano. “Vogliono andarsene? Deciderà il loro popolo. Democrazia è una parola inventata ad Atene: Bruxelles la deve rispettare. Dal canto loro i greci devono avere chiare le conseguenze della loro scelta”.
The point is: greek referendum won’t be a derby EU Commission vs Tsipras, but euro vs dracma. This is the choice.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 29 Giugno 2015
Poi, il premier rimprovera la Grecia, le scelte degli ultimi anni e persino il suo “amico” Alexis Tsipras. “I negoziati li ha interrotti Varoufakis, purtroppo. Ma il problema non è su chi ha sbagliato per primo, questo non è l’asilo. Noi abbiamo fatto la riforma delle pensioni, ma non è che abbiamo tolto le baby pensioni agli italiani per lasciarle ai greci, eh? Se c’è il tana libera tutti che succede in Spagna ad ottobre? E in Francia tra un anno e mezzo? Una cosa è chiedere flessibilità nel rispetto delle regole, un’altra è pensare di essere il più furbo di tutti. Noi vogliamo salvare la Grecia, ma devono volerlo anche i greci”. Piccola, piccolissima stilettata anche alle politiche tedesche. “Rispetto ad Angela Merkel ho una visione diversa sugli ultimi dieci anni di storia europea: considero un fallimento aver basato tutto sull’austerity e sul rigore. Sono stato il primo ad aver combattuto una battaglia dentro il consiglio europeo per tornare a parlare di crescita”.
Poi però il premier torna al punto principale della sua analisi. “La Merkel ha provato a trovare una soluzione, credo che la mossa del referendum l’abbia spiazzata. Adesso il rischio è che il referendum si trasformi in Merkel contro Tsipras. Sarebbe un errore ed è quello che vuole Alexis. Che non a caso ha vinto le elezioni parlando più contro la Merkel che per la Grecia. Ecco perché credo che abbia sbagliato il mio amico Junker a lanciare la campagna elettorale del ‘si’. Questo non è un referendum tra leader europei: Questo è un ballottaggio: euro o dracma. I greci non devono dire se amano di più il loro premier o il presidente della commissione europea, ma se vogliono restare nella moneta unica o no”.
Appena ieri, il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan aveva affrontato, in un’intervista al Corriere della Sera, il tema dell’esposizione italiana nei confronti della Grecia. “Circolano dati sbagliati” aveva detto il titolare di Via XX Settembre. L’esposizione del nostro Paese, aveva spiegato è di “10,2 miliardi di prestiti bilaterali e 25,7 miliardi di contributi al fondo salva-stati”. In totale 35,9 miliardi “già tutti contabilizzati”. In pratica nel caso si verificasse un’insolvenza della Grecia, non si aprirebbero voragini per la finanza pubblica.