L’impresa sociale, riconosciuta per legge nel 2006, non è finora decollata come formula soprattutto perché non sono stati riconosciuti particolari incentivi e vantaggi fiscali, perché si è esclusa ogni forma di pur modesta remunerazione del capitale e per un’eccessiva rigidità prevista nella governance. Le novità del disegno di legge delega sul terzo settore e l’impresa sociale puntano al superamento di questi limiti. Le imprese private e le amministrazioni pubbliche potranno essere socie e assumere cariche sociali negli organi di amministrazione delle imprese sociali, salvo il divieto di assumerne la direzione, la presidenza e il controllo. Si prevede il coordinamento rispetto alle onlus di diritto, il che dovrebbe portare a un identico o simile regime fiscale, qualsiasi sia la forma giuridica adottata. Sono poi estese a tutte le imprese sociali i benefici e gli incentivi finora riconosciuti, in tutto o in parte, a cooperative sociali, associazioni e fondazioni: donazioni, 5 per mille, fondi di garanzia, concessioni di immobili pubblici, programmi di venture capital. Quindi la delega innova profondamente, a condizione che siano rispettate le tre colonne riassunte nelle finalità solidaristiche e civiche, cioè l’attività in settori di utilità sociale, il pubblico beneficio e il vincolo non profit.
Nonprofit o low profit? – Il testo approvato alla Camera, nel definire i vincoli alla distribuzione di utili, prevede “forme di remunerazione del capitale sociale e di ripartizione degli utili, da assoggettare a condizioni e limiti massimi, differenziabili anche in base alla forma giuridica adottata dall’impresa, in analogia con quanto disposto per le cooperative a mutualità prevalente, che assicurino in ogni caso la prevalente destinazione degli utili al conseguimento degli obiettivi sociali”. Suggerisco un’altra formulazione: “Previsione di forme di remunerazione del capitale sociale e di ripartizione degli utili, da assoggettare alle condizioni e ai limiti massimi applicati alle cooperative a mutualità prevalente e che assicurino comunque la prevalente destinazione degli utili a una riserva indivisibile, da destinare integralmente, in caso di scioglimento, ad altre organizzazioni di terzo settore con finalità coerenti con lo scopo dell’impresa sociale”. L’intento di attrarre capitali di rischio può infatti essere già realizzato applicando i criteri della mutualità prevalente, che oggi arriva a riconoscere una remunerazione fino al 5% (2,5% in più della remunerazione dei buoni fruttiferi postali) del capitale sociale. In contesti di inflazione è possibile anche la rivalutazione del capitale sociale sottoscritto al valore reale, mentre il vero limite è quello alla distribuzione di profitti eccessivi, qualora gli utili siano elevati (se, ad esempio, si fa il 20% di utili rispetto al capitale sociale, oggi il regime della mutualità prevalente consente di distribuirne solo fino al 5%; il resto va a riserva indivisibile).
Si consideri tale ulteriore vincolo, che è bene estendere a tutte le altre forme giuridiche che vogliano operare come impresa sociale, senza eccezioni: quello della riserva indivisibile (lock asset), a cui va destinato ogni anno almeno il 30% degli utili e che non può mai essere devoluto ai soci, anche in caso di scioglimento, bensì solo a finalità coerenti con lo scopo dell’impresa sociale. In sintesi, si propone di introdurre per tutte le imprese sociali la possibilità di remunerare il capitale in misura limitata e mantenendo un vincolo totale sul patrimonio, come già oggi previsto per le cooperative sociali. La loro impetuosa crescita in questi anni evidenzia infatti come tali equilibrati limiti, non annacquati entro una generica responsabilità sociale, non siano stati affatto penalizzanti. Si obietterà che la formulazione del testo approvato alla Camera non contraddice quanto sopra, in quanto i vincoli, differenziabili anche in base alla forma giuridica adottata dall’impresa, saranno definiti in analogia con quanto disposto per le cooperative a mutualità prevalente. Contro replica: ma allora non si capisce perché non si possa applicare l’identico regime previsto per la mutualità prevalente a tutte le forme giuridiche, senza differenziazioni. Se, ad esempio, si adotta la s.p.a. per fare impresa sociale, dovrebbe essere prevista anche qui la riserva indivisibile, il socio sovventore, eccetera.
L’impatto sociale va misurato, ma non è l’obiettivo – Nel disegno di legge delega si definisce poi l’impresa sociale quale “impresa privata con finalità d’interesse generale, avente come proprio obiettivo primario la realizzazione di impatti sociali positivi conseguiti mediante la produzione o lo scambio di beni o servizi di utilità sociale”. Ma cosa significa avere come obiettivo la realizzazione di impatti sociali positivi? Se vuol dire che si esercita una responsabilità sociale, allora la grandissima parte delle imprese possono vantarla, pur con intensità diverse. Se invece si intende che le finalità solidaristiche e civiche vanno misurate e che non basta enunciarle, ciò è sacrosanto ma a valutarle saranno i clienti o i committenti. E se è difficile la valutazione, come nel caso di interventi sociali, ben vengano anche strumenti di misurazione, senza tuttavia pensare che siano l’obiettivo.
Conclusioni – Il ddl delega innova profondamente sul tema dell’impresa sociale, ma è evidente come tali flessibilità e vantaggi vadano accompagnati da una rigorosa finalizzazione solidaristica e civica, da misurare nella sua efficacia, che deve assicurare anche un limite nella remunerazione del capitale sociale. Diversamente si rischia di snaturare il terzo settore e di aprire a comportamenti opportunistici. La proposta è quella di adottare un vincolo nonprofit stringente anche se non assoluto, identico e quindi semplificato per chiunque operi nella produzione e nello scambio di beni e servizi di utilità sociale con pubblico beneficio. Se tuttavia non si condivide il punto – che peraltro appare dirimente per fare dei diversi componenti del terzo settore un tutt’uno – almeno si converrà che, diversamente, non possa rimanere il previsto regime di vantaggio fiscale e di incentivi.
di Stefano Lepri, vicepresidente Pd al Senato e relatore del disegno di legge
Onlus & Dintorni
Terzo settore: “Remunerare al 5% tutte le attività con impatto sociale positivo”
Dopo Vincenzo Manes, Luciano Balbo, Achille Saletti, Luca Fazzi e Carlo Borzaga, anche Stefano Lepri, vicepresidente Pd al Senato e relatore del disegno di legge, interviene nel dibattito sulla riforma: "Le novità e i nodi da sciogliere sull'impresa sociale"
L’impresa sociale, riconosciuta per legge nel 2006, non è finora decollata come formula soprattutto perché non sono stati riconosciuti particolari incentivi e vantaggi fiscali, perché si è esclusa ogni forma di pur modesta remunerazione del capitale e per un’eccessiva rigidità prevista nella governance. Le novità del disegno di legge delega sul terzo settore e l’impresa sociale puntano al superamento di questi limiti. Le imprese private e le amministrazioni pubbliche potranno essere socie e assumere cariche sociali negli organi di amministrazione delle imprese sociali, salvo il divieto di assumerne la direzione, la presidenza e il controllo. Si prevede il coordinamento rispetto alle onlus di diritto, il che dovrebbe portare a un identico o simile regime fiscale, qualsiasi sia la forma giuridica adottata. Sono poi estese a tutte le imprese sociali i benefici e gli incentivi finora riconosciuti, in tutto o in parte, a cooperative sociali, associazioni e fondazioni: donazioni, 5 per mille, fondi di garanzia, concessioni di immobili pubblici, programmi di venture capital. Quindi la delega innova profondamente, a condizione che siano rispettate le tre colonne riassunte nelle finalità solidaristiche e civiche, cioè l’attività in settori di utilità sociale, il pubblico beneficio e il vincolo non profit.
Nonprofit o low profit? – Il testo approvato alla Camera, nel definire i vincoli alla distribuzione di utili, prevede “forme di remunerazione del capitale sociale e di ripartizione degli utili, da assoggettare a condizioni e limiti massimi, differenziabili anche in base alla forma giuridica adottata dall’impresa, in analogia con quanto disposto per le cooperative a mutualità prevalente, che assicurino in ogni caso la prevalente destinazione degli utili al conseguimento degli obiettivi sociali”. Suggerisco un’altra formulazione: “Previsione di forme di remunerazione del capitale sociale e di ripartizione degli utili, da assoggettare alle condizioni e ai limiti massimi applicati alle cooperative a mutualità prevalente e che assicurino comunque la prevalente destinazione degli utili a una riserva indivisibile, da destinare integralmente, in caso di scioglimento, ad altre organizzazioni di terzo settore con finalità coerenti con lo scopo dell’impresa sociale”. L’intento di attrarre capitali di rischio può infatti essere già realizzato applicando i criteri della mutualità prevalente, che oggi arriva a riconoscere una remunerazione fino al 5% (2,5% in più della remunerazione dei buoni fruttiferi postali) del capitale sociale. In contesti di inflazione è possibile anche la rivalutazione del capitale sociale sottoscritto al valore reale, mentre il vero limite è quello alla distribuzione di profitti eccessivi, qualora gli utili siano elevati (se, ad esempio, si fa il 20% di utili rispetto al capitale sociale, oggi il regime della mutualità prevalente consente di distribuirne solo fino al 5%; il resto va a riserva indivisibile).
Si consideri tale ulteriore vincolo, che è bene estendere a tutte le altre forme giuridiche che vogliano operare come impresa sociale, senza eccezioni: quello della riserva indivisibile (lock asset), a cui va destinato ogni anno almeno il 30% degli utili e che non può mai essere devoluto ai soci, anche in caso di scioglimento, bensì solo a finalità coerenti con lo scopo dell’impresa sociale. In sintesi, si propone di introdurre per tutte le imprese sociali la possibilità di remunerare il capitale in misura limitata e mantenendo un vincolo totale sul patrimonio, come già oggi previsto per le cooperative sociali. La loro impetuosa crescita in questi anni evidenzia infatti come tali equilibrati limiti, non annacquati entro una generica responsabilità sociale, non siano stati affatto penalizzanti. Si obietterà che la formulazione del testo approvato alla Camera non contraddice quanto sopra, in quanto i vincoli, differenziabili anche in base alla forma giuridica adottata dall’impresa, saranno definiti in analogia con quanto disposto per le cooperative a mutualità prevalente. Contro replica: ma allora non si capisce perché non si possa applicare l’identico regime previsto per la mutualità prevalente a tutte le forme giuridiche, senza differenziazioni. Se, ad esempio, si adotta la s.p.a. per fare impresa sociale, dovrebbe essere prevista anche qui la riserva indivisibile, il socio sovventore, eccetera.
L’impatto sociale va misurato, ma non è l’obiettivo – Nel disegno di legge delega si definisce poi l’impresa sociale quale “impresa privata con finalità d’interesse generale, avente come proprio obiettivo primario la realizzazione di impatti sociali positivi conseguiti mediante la produzione o lo scambio di beni o servizi di utilità sociale”. Ma cosa significa avere come obiettivo la realizzazione di impatti sociali positivi? Se vuol dire che si esercita una responsabilità sociale, allora la grandissima parte delle imprese possono vantarla, pur con intensità diverse. Se invece si intende che le finalità solidaristiche e civiche vanno misurate e che non basta enunciarle, ciò è sacrosanto ma a valutarle saranno i clienti o i committenti. E se è difficile la valutazione, come nel caso di interventi sociali, ben vengano anche strumenti di misurazione, senza tuttavia pensare che siano l’obiettivo.
Conclusioni – Il ddl delega innova profondamente sul tema dell’impresa sociale, ma è evidente come tali flessibilità e vantaggi vadano accompagnati da una rigorosa finalizzazione solidaristica e civica, da misurare nella sua efficacia, che deve assicurare anche un limite nella remunerazione del capitale sociale. Diversamente si rischia di snaturare il terzo settore e di aprire a comportamenti opportunistici. La proposta è quella di adottare un vincolo nonprofit stringente anche se non assoluto, identico e quindi semplificato per chiunque operi nella produzione e nello scambio di beni e servizi di utilità sociale con pubblico beneficio. Se tuttavia non si condivide il punto – che peraltro appare dirimente per fare dei diversi componenti del terzo settore un tutt’uno – almeno si converrà che, diversamente, non possa rimanere il previsto regime di vantaggio fiscale e di incentivi.
di Stefano Lepri, vicepresidente Pd al Senato e relatore del disegno di legge
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Stiamo assistendo a dei profondi cambiamenti. Non so se la geopolitica salverà il mondo, credo che la diplomazia lo possa fare, con tutte le dovute cautele. Il lavoro delle diplomazie di tutto il mondo" è "sempre stato fondamentale per evitare guerre o farle finire e questo è un momento in cui, nel quadrante dove lavoro io, cioè nel Golfo ma anche nel resto del Medio Oriente, stiamo assistendo, dopo oltre un anno, a qualche buona notizia. Cessate il fuoco a Gaza, cessate il fuoco in Libano. Ci sono stati dialoghi interregionali che sicuramente fanno sperare in una nuova fase. Tutto è ancora molto fragile e quindi dovremmo lavorarci con enorme forza". Lo ha detto Luigi Di Maio, rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
"Sicuramente questo è un momento in cui a livello internazionale è meglio non lavorare da soli - aggiunge Di Maio - Più si può stare insieme e si può lavorare insieme ai nostri alleati, ai nostri partner, meglio è. L'illusione che si possa fare, si possa affrontare le dinamiche geopolitiche da soli è qualcosa che appartiene a un passato, neanche di grande successo, e questo è pienamente in linea anche con lo spirito con cui il governo italiano sta affrontando questo momento. Molti si meravigliano che l'incontro tra Trump e Putin possa avvenire in Arabia Saudita, ma l’Arabia Saudita ha costruito una politica estera, soprattutto nei momenti di grande polarizzazione del mondo. Dopo il Covid sui vaccini o dopo l'aggressione russa all'Ucraina, è chiaro ed evidente che questi Paesi" del Golfo “hanno investito in una politica multipolare, come la chiamano, e oggi riescono a dialogare con tutti, anche con gli europei, da una posizione molto credibile, evidentemente".
Tale situazione "non riguarda soltanto i sauditi - conclude Di Maio - Gli emiratini nell'ultimo anno hanno negoziato il rilascio di prigionieri sia russi che ucraini, per oltre 2000 persone, i catarini hanno fatto rientrare i bambini ucraini in Ucraina dalla Russia, grazie ad una mediazione tra Russia e Ucraina e così via. Assistiamo a un Golfo, il paese e la regione in cui lavoro, che diventa sempre più un hub per mediazioni diplomatiche e facilitazioni diplomatiche. La buona notizia è che noi", come italiani "abbiamo ottimi rapporti con loro e siamo partner strategici di questi paesi. Lo dico senza nessun interesse, e come una persona che sicuramente ha avuto anche diverse discussioni, con gli attuali leader politici: credo che siamo in un momento europeo in cui l'Italia si sta dimostrando uno dei paesi più stabili politicamente e questa non è una cosa da poco. Dobbiamo cercare di ricostruire sempre più una politica che tenga al centro l'interesse europeo, abbiamo bisogno adesso di mettere al centro l'interesse europeo".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Nella riforma della giustizia "il problema è nella narrazione. Conosco centinaia di colleghi assolutamente onesti, desiderosi di esprimersi in collettività. Definire i gruppi come delle correnti, gruppi di potere per alterare il meccanismo della giustizia, non corrisponde alla realtà globale che conosco”. Così Cesare Parodi, presidente Associazione nazionale magistrati, partecipando focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze, sottolinea che “gli interlocutori per Anm sono tutti, quindi anche con il governo: anche in un momento difficile come questo, se qualcuno è disposto ad ascoltarci, la porta è aperta. È un principio irrinunciabile, ma serve una volontà. La speranza è che ci possa essere un dialogo assolutamente franco, leale e costruttivo da entrambe le parti".
Sulla geopolitica "l’unica cosa sensata che posso dire - aggiunge Parodi - è una profonda e profondissima preoccupazione a livello internazionale con prospettive molto pericolose e negative, non solo a livello bellico, ma anche per le ricadute economiche che possono verificarsi. Da cittadino, prima che da magistrato, chiederei una maggiore capacità di sedersi intorno al tavolo. Sono morti troppi ragazzi russi e ucraini. Il sentimento di preoccupazione penso possa essere condiviso".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Il Senato della Repubblica ha deciso di ricordare il terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina. Lunedì 24 febbraio la facciata di Palazzo Madama sarà illuminata con i colori della bandiera ucraina dalle ore 18 fino alle 7 del giorno successivo.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Nessun ordine di cancellare il video, ma una 'diffida' a divulgarlo. E' questa la spiegazione fornita da carabinieri, indagati per depistaggio e favoreggiamento, sentiti in procura a Milano nell'inchiesta sull'incidente accaduto la sera del 24 novembre nel quartiere Corvetto dove ha perso la vita Ramy Elgaml, 19 anni di origine egiziana. I due militari sono arrivati con una terza gazzella quando il T Max era già a terra e un collega stava praticando il massaggio cardiaco al diciannovenne. I militari, che hanno identificato il giovane che stava filmando, gli avrebbero chiesto di non mostrare le immagini perché dal contenuto fortemente sensibile.