1 /7 7 Luglio 2005 – 10 anni fa a Londra esplodeva il terrore
Mille poliziotti a sorvegliare la città, servizi segreti che da mesi monitorano traffici e movimenti intorno alla capitale inglese con il ricordo ancora vivo di quel 7 luglio 2005, quando Londra subì uno dei più violenti e sanguinari attentati della sua storia. A dieci anni dalle quattro bombe di Al Qaeda piazzate su mezzi del trasporto pubblico londinese che uccisero 56 persone, compresi i quattro kamikaze, e ne ferirono 700, la City ricorda i propri morti con il timore e l’attenzione per nuove minacce che, oggi, arrivano non solo dal movimento di Ayman al-Zawahiri, ma anche dallo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi. È così che le minacce sui profili Twitter vicini a Daesh e un carico di mitragliatrici Skorpion intercettate dalla National Crime Agency (Nca) e destinate a gang criminali in contatto anche con cellule jihadiste britanniche hanno fatto salire nuovamente la tensione in riva al Tamigi.
Sono passati dieci anni da quando i quattro terroristi fedeli a Osama bin Laden riuscirono a mettere in ginocchio la capitale inglese. L’ennesimo attentato firmato Al Qaeda che, come in quello al World Trade Center dell’11 settembre 2001, aveva l’obiettivo di colpire il cuore del nemico Occidente. Per questo la polizia ha mobilitato circa mille agenti pronti a intervenire in caso d’emergenza, oltre a 130 agenti speciali antiterrorismo. Mobilitazione di cui si è avuto dimostrazione il 30 giugno, quando la polizia metropolitana ha svolto la più vasta esercitazione antiterrorismo degli ultimi tempi, “Strong Tower”, che ha impegnato per due giorni mille agenti di Scotland Yard, parte dell’esercito britannico e che ha visto nascere una nuova squadra di agenti speciali per l’antiterrorismo. La simulazione si è svolta riproducendo attacchi simili a quelli di Parigi e ai resort di Sousse, in Tunisia.
A differenza del 2005, le forze di sicurezza britanniche dovranno guardarsi non solo dalla minaccia di Al Qaeda, ma anche e soprattutto dei fedeli allo Stato Islamico. Se un attacco di grandi proporzioni, come è nello stile del movimento terroristico fondato da bin Laden, è più difficile da organizzare, oltre che meno complicato da sorvegliare, a creare apprensione sono soprattutto i cani sciolti, i cosiddetti “lupi solitari” radicalizzati con la propaganda mediatica di Isis e portati alla corte di al-Baghdadi da reclutatori che si muovono sul suolo inglese. Uomini e donne spesso incensurati, insospettabili che fino a poco tempo fa svolgevano una vita normale e che, per questo, sono difficili da individuare e controllare. Mine pronte ad esplodere che si muovono in un contesto urbano da nove milioni di abitanti. Un esercito invisibile che, se stimolato a dovere, può violare le misure di sicurezza messe in campo dagli Stati occidentali.
È per questo che da giorni sui profili social riconducibili ai miliziani di Daesh si chiede ai “fedeli” britannici di colpire, in occasione dell’anniversario della strage, obiettivi sensibili nel cuore dell’Inghilterra. Un richiamo al martirio che ha messo in allerta le forze dell’ordine della City che hanno monitorato ogni movimento anomalo all’interno di organizzazioni criminali e presunte cellule jihadiste. È così che, nei giorni scorsi, è stato individuato un carico di mitragliatrici cecoslovacche Skorpion arrivate sul mercato londinese e destinate alle bande criminali che fanno affari, tra gli altri, anche con i terroristi.