C’è il deputato di Forza Italia, Carlo Sarro, avvocato e amico di Cosentino, che siede in commissione Antimafia ed è vicepresidente in commissione Giustizia. Ma anche l’ex sindaco di Caserta, Pio Del Gaudio (ex Pdl) e l’ex senatore dell’Udeur, Tommaso Barbato, passato “alla storia” per aver sputato al compagno di partito che si era rifiutato di togliere la fiducia a Prodi (2008), come tutto il partito di Mastella. Nell’operazione della Procura antimafia di Napoli e del Ros dei carabinieri che ha portato all’arresto di 13 tra presunti affiliati o fiancheggiatori del clan dei Casalesi c’è anche la politica, a tutti i livelli: comunale, regionale (c’è anche un ex consigliere), parlamentare. Del Gaudio, Barbato e l’ex consigliere regionale Pdl Angelo Polverino sono in carcere. Per Sarro è partita la richiesta alla Camera per eseguire gli arresti domiciliari disposti dal gip di Napoli. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni, turbativa d’asta e finanziamento illecito ai partiti.
Sarro, il relatore della riforma della custodia cautelare
Carlo Sarro è accusato di turbativa d’asta: secondo l’accusa ha falsato la gara e svolgimento della gara bandita dalla Gori spa e ricadente nel proprio territorio dell’Ato 3 Sarnese Vesuviano”, del quale il parlamentare berlusconiano è commissario straordinario, per alcuni lavori di manutenzione e riqualificazione delle reti idriche e fognarie. Sarro è quel che resta della provincia “più azzurra d’Italia”, quella di Caserta, i cui vertici sono stati spazzati via nel tempo dalle inchieste giudiziarie. Commissario provinciale di Forza Italia, da avvocato – anche dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, in carcere perché accusato di legami con la camorra – ha difeso clienti accusati di illeciti edilizi e lottizzazioni senza licenza. Da politico ha cercato di fermare le demolizioni delle case abusive con disegni di legge ed emendamenti (con risultati modesti). Fa parte di quella parte di Forza Italia che in Campania si chiama “Forza Campania”, una specie di repubblica autonoma nel partito che da anni è una spina nel fianco per i vertici del partito nazionale. E a Montecitorio ha conquistato il posto in commissione Antimafia e come vicepresidente in commissione Giustizia. Qui è stato anche relatore del testo di riforma della custodia cautelare, che – approvato nel maggio scorso – rende più difficile disporre il carcere per i colletti bianchi.
Di Sarro si era occupata anche l’Autorità anticorruzione quando aveva segnalato l’incompatibilità dell’incarico di commissario dell’Ato della zona vesuviana e di parlamentare. “Ma noi possiamo solo fare un’azione di stimolo – sottolinea il presidente dell’Anac Raffaele Cantone – e questa è una patologia della norma”. Per questo secondo Cantone serve ampliare i poteri dell’Authority. “Non ho letto l’ordinanza – dice Cantone – Conosco Sarro, sono anche un po’ stupito”.
Barbato, dallo sputo in Senato all’inchiesta per voto di scambio
Tommaso Barbato, ex senatore Udeur, viene ricordato dalle cronache per lo sputo al collega Nuccio Cusumano durante la seduta del Senato del gennaio 2008 per il voto di fiducia al secondo governo Prodi (che poi cadde). All’annuncio di Cusumano di votare la fiducia a Prodi contro l’indicazione del gruppo dell’Udeur, il capogruppo Barbato prima gli fece le corna, poi gridò “traditore”, “pezzo di merda”, e dopo essersi lanciato verso di lui gli sputò contro per superare il muro dei senatori che lo avevano bloccato. Ma di recente Barbato era stato anche tra i candidati (anche se non eletto) con Campania Libera, la lista civica che alle Regionali sosteneva la corsa a presidente di Vincenzo De Luca: era la lista che provocò la polemica sugli impresentabili. Aveva sostenuto De Luca già alle primarie definendosi “del Pd già da tempo”. E’ già sotto inchiesta per voto di scambio: l’accusa è aver assicurato un paio di posti di lavoro ad amici prima delle Politiche 2013 in cambio di un aiuto alle liste di Giulio Tremonti. Al telefono i complici lo chiamavano “Barbapapà”.
“Soldi a Polverino e Del Gaudio in cambio di promesse di appalti”
Poi c’è Angelo Polverino, già finito ai domiciliari a gennaio durante un’altra operazione antimafia contro il “sistema Zagaria” che per gli inquirenti aveva monopolizzato gli appalti all’ospedale di Caserta grazie a un intreccio tra boss, politici e imprenditori. Per l’accusa Polverino e il consigliere provinciale di Forza Italia Antonio Magliulo – fedelissimi di Nicola Cosentino – si sarebbero impegnati in prima persona a dare “copertura politica” al “sistema”. Secondo le nuove indagini, Polverino avrebbe ricevuto dall’imprenditore edile Giuseppe Fontana – anche lui finito in manette stamani – 30mila euro per le Regionali del 2010 (fu poi eletto), mentre Del Gaudio avrebbe preso 20mila euro sempre da Fontana per le amministrative del 2011, poi vinte. In cambio Fontana avrebbe ottenuto la promessa di appalti.
Le indagini: “Corruzione nei subappalti e fondi illeciti a politici”
Insieme agli arresti sono scattati sequestri sui conti correnti per 11 milioni di euro. Le indagini hanno svelato tra l’altro una serie di false denunce per estorsione che venivano presentate da imprenditori locali contro il boss Michele Zagaria per ottenere una “rigenerazione” degli impresari in odore di camorra. Non solo. Il lavoro del Ros ha smascherato un diffuso sistema di corruzione annidato all’interno degli enti che gestiscono i servizi idrici della Regione Campania. Mazzette che servivano ad aggiudicarsi i subappalti per la riparazione della rete idrica, alcuni dei quali riguardano la Gori, di cui Sarro, in qualità di commissario dell’Ato, era socio di maggioranza. Inoltre sono stati scoperti una serie di finanziamenti illeciti che finivano nelle tasche di esponenti politici locali. Nelle indagini c’è anche un mistero. Riguarda la scomparsa di alcuni dati contenuti in una chiavetta usb a forma di cuore del boss Michele Zagaria. La chiavetta fu trovata e sequestrata nel bunker nel quale, il 7 dicembre 2011, venne catturato “il re del cemento“. I dati all’interno sarebbero finiti nelle mani di alcuni personaggi vicini al clan.
ha collaborato Vincenzo Iurillo