“Cerchiamo di fare una porcata… che almeno sia leggibile”. Risposta: “Un porcellum”. L’inchiesta sulla centrale a carbone di Vado Ligure, sull’inquinamento e sui morti, è tutta in questo scambio di battute tra due dirigenti del ministero dell’Ambiente. Che ne esce a pezzi. Ma le 110 pagine dei Noe dei carabinieri citano spesso Claudio De Vincenti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, uomo forte di Matteo Renzi.
Riguardo a De Vincenti – non indagato – gli investigatori dicono: “Le registrazioni dimostrano come la pubblica amministrazione con particolare riferimento all’allora viceministro dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, si adoperi per suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare la prescrizione che impone la copertura del carbone”.
De Vincenti, secondo gli investigatori, avrebbe ipotizzato di chiedere al Csm un’azione disciplinare contro il pm Francantonio Granero. Un lavoro corposissimo quello della Procura di Savona e dei Noe: 800mila pagine. Le frasi dei dirigenti dei ministeri sono rivelatrici: “Se si volesse fare una cosa pulita”, “Questa pulita non potrà mai essere, meno sporca…”.
Ancora: “Abbiamo una porcata da fare in trenta minuti, scritta da loro, dallo Sviluppo Economico”. Senso di colpa o sarcasmo? “Mi sputerei in faccia da solo”. Fino a un riferimento forse all’Ilva: “Stiamo scrivendo un’altra norma porcata… c’ho un conato”. Dal rapporto del Noe emergerebbero gli appoggi della società Tirreno Power, fino a pochi anni fa controllata da Sorgenia che faceva capo al Gruppo De Benedetti (ora è passata a Gaz de France).
De Vincenti, quindi. Ecco una conversazione tra Massimiliano Salvi (direttore di Tirreno Power) e due dirigenti del ministero dell’Ambiente: “La Severino (Paola, ex ministro della Giustizia, oggi avvocato di Tirreno Power, ndr) mi dice… in questo Paese i governatori possono fare quello che vogliono… pure De Vincenti ieri mi dice… ma non si può fare un esposto al Csm? Non si può fare aprire un’indagine al ministero della Giustizia…”, dice Salvi. Il sottosegretario di Renzi, che si occupava di una centrale responsabile – per i pm – della morte di centinaia di persone, ipotizza con i dirigenti di perseguire i magistrati?
I carabinieri fanno altri nomi: “A un certo punto sembra che il tentativo delle istituzioni di “dare una mano” a Tirreno Power con una norma ad hoc diventi concreto… Emerge che l’avvocato Severino abbia avuto a questo proposito un incontro con il ministro Guidi (nessuna delle due è indagata, ndr)”. Un altro dialogo tra dirigenti, ironico, secondo gli investigatori sarebbe riferito al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “Deve andare dal ministro”, “Dalla Severino?”, “Dalla Guidi con la Severino”. Quindi la conclusione: “Meno male che è il ministero dell’Ambiente”.
I carabinieri annotano che la norma ad personam finora non è stata approvata. Ma sono in tanti, secondo gli investigatori, a essersi spesi per la battaglia. Così colpisce il colloquio tra un dirigente di Tirreno Power e Francesco Claudio Dini (indagato, all’epoca direttore Affari Generali del Gruppo Cir e oggi nel cda dell’Ansa e del gruppo Espresso). I due sembrano conoscere ogni mossa del governatore Claudio Burlando: “Su Tirreno pare esserci un buon allineamento… Claudio (Burlando, ndr) ha fissato una riunione”. Burlando e il suo dirigente Gabriella Minervini, per i Noe, “si lamentano addirittura che i pareri (dei tecnici, ndr) rinforzano tantissimo la posizione del pm”. E l’allora assessore Renzo Guccinelli (tutta la giunta Burlando è indagata) convoca i “comuni che fanno le bizze”.
da il Fatto Quotidiano del 15 luglio 2015