Autoretrocessione. Così ha deciso la Virtus Roma, il più importante club di basket della capitale che negli ultimi 35 anni ha sempre disputato il campionato di Serie A. Da tempo erano note le difficoltà della società, indebitata sì ma non per cifre impossibili, nel trovare partnership e sponsorizzazioni, oltre a sponde istituzionali per rimettere in carreggiata la situazione. E allora Claudio Toti, costruttore e proprietario della squadra da 15 anni, ha deciso: il prossimo anno sportivo Roma giocherà A/2. Una retrocessione d’ufficio per la quale serve l’ok del Consiglio federale della Fip che si esprimerà venerdì.

Appare scontato un parere favorevole, anche se in realtà si è già fuori tempo massimo. Vista l’importanza e la storia del club, campione d’Europa nel 1984, la richiesta di Roma verrà accettata in deroga e verrà ripescata la Juve Caserta, retrocessa sul campo. Una decisione che farà discutere e attorno alla quale si addensano già le nubi del ricorso di Agropoli. La società campana, infatti, in caso di rinuncia di Roma sarebbe stata la prima in graduatoria per il ripescaggio in A/2. È quindi molto probabile che i salernitani presentino il ricorso con ampie chance di vittoria. La Lega Pallacanestro sarebbe in quel caso costretta ad allargare il campionato a 33 squadre creando un girone dispari. Bocche cucite in Federazione, in attesa del verdetto del consiglio in programma domani, anche se traspare un certo rammarico per una situazione sintomatica della situazione della pallacanestro italiana.

Di fatto, l’autoretrocessione della Virtus manifesta le difficoltà nel reperire risorse anche in una grande città come Roma. Da anni il patron Toti lamenta l’assenza di soci e sponsor e nelle scorse settimane aveva anche manifestato la volontà di mollare tutto non garantendo più per il futuro del club. Poi ha comunque impegnato nuove risorse personali per regolarizzare la situazione e nella conferenza stampa convocata otto giorni fa aveva invocato la necessità di trovare almeno due sponsorizzazioni in grado di garantire una tranquilla annata alla squadra. La possibilità di una richiesta di autoretrocessione però era stata smentita. Ora la giravolta: non è arrivato alcun sostegno e il costruttore romano ha preferito ridimensionare la Virtus piuttosto che abbandonarla dopo aver ricapitalizzato per l’ennesima volta garantendo il rispetto dei parametri Com.Te.C., la commissione di controllo delle società professionistiche, e quindi l’iscrizione al campionato. Nel comunicare ufficialmente la decisione ha annunciato che punterà “su un programma di rilancio che coinvolga concretamente il mondo giovanile intorno alla pratica della pallacanestro”. Crescita e valorizzazione dei giovani talenti sportivi e coinvolgimento delle scuole “è questo lo spirito che animerà la squadra durante la prossima stagione”, scrive il club in una nota.

Un progetto ambizioso, con un senso teoricamente profondo che si scontra però con la mancanza di un settore giovanile di proprietà, poiché la Virtus dalla stagione 2011/12 ha un accordo di collaborazione con l’Eurobasket Roma. E probabilmente a una partnership tecnica dovrà affidarsi Toti per portare avanti il suo programma nel breve periodo. Oltre a dover fare i conti con un altro problema: da anni i giallorossi hanno difficoltà a superare i 3000 spettatori in stagione regolare, anche contro squadre come l’Olimpia Milano e, fino al 2014, la Mens Sana Siena. Quanti romani accorreranno al palasport dal prossimo autunno per vedere giocare la Virtus contro Scafati, Omegna o Derthona?

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