I 7,1 miliardi di prestito ponte accordati dai creditori dopo il via libera alle misure imposte dall’accordo del 13 luglio sono transitati sui conti del governo ellenico per poche ore. Giusto il tempo per girare il 95% alla Banca centrale europea e al Fondo monetario internazionale: a Francoforte era dovuta infatti una rata di rimborso da 3,5 miliardi più 700 milioni di interessi, mentre l’istituzione di Washington attendeva oltre 2 miliardi di arretrati. Al governo di Alexis Tsipras, che secondo un funzionario citato dall’agenzia Bloomberg ha fatto partire gli ordini di pagamento lunedì mattina, restano dunque solo 300 milioni per le spese correnti. Una perfetta partita di giro che non è che il preludio di quello che succederà agli 82-86 miliardi di nuovi aiuti previsti dal terzo piano di salvataggio, peraltro ancora da negoziare con il fondo salva Stati Esm: più del 50% sarà usato per rimborsare o rifinanziare debito pregresso.
Intanto lo sblocco della liquidità di emergenza da parte dell’Eurotower (che l’ha deciso, appunto, dopo aver avuto la certezza che il governo Tsipras avrebbe ripagato il dovuto) ha permesso la riapertura delle banche che erano chiuse da tre settimane. Per i cittadini greci cambia poco, perché continueranno a non poter ritirare più di 60 euro al giorno. L’unica differenza è che si potranno ritirare in un’unica soluzione i 420 euro settimanali concessi. Sarà poi di nuovo possibile accedere alle cassette di sicurezza e riscuotere gli assegni, compresi quelli ricevuti mentre le banche erano chiuse. Le transazioni in valuta straniera continueranno a essere limitate, con l’eccezione delle operazioni delle compagnie che si occupano di import/export. Le famiglie che hanno figli all’estero per motivi di studio potranno inviare fino a 5mila euro a trimestre e chi deve pagare spese ospedaliere in Paesi stranieri potrà inviarne fino a 2mila.
In compenso, da oggi i cittadini devono fare i conti con l’aumento dell’Iva, che il pacchetto di riforme varato mercoledì scorso fa salire dal 13 al 23% per gli alimenti confezionati, i servizi di ristorazione, le caffetterie, i biglietti dei mezzi pubblici e i taxi. La situazione di emergenza sociale causata dalle nuove e vecchie misure di austerità ha provocato un’altra defezione nell’esecutivo Tsipras, fresco di rimpasto: sono attese a ore le dimissioni del segretario generale della previdenza sociale (Ika) Giorgos Romanias, che ha spiegato di aver provato una “grande umiliazione” nel dover fare l’esatto contrario dei “principi” in base ai quali era stato scelto. Romanias ha aggiunto di non voler “dare una pensione di 87 euro a un disabile“, ma “questo è ciò che è stato approvato”.
Ora il leader di Syriza si appresta a riprendere i negoziati con i funzionari dell’Esm, mentre ad Atene è tornata a insediarsi la troika. Al centro delle trattative ci sarà la ristrutturazione del debito, per la quale premono l’amministrazione Usa, anche attraverso il Fmi, e l’Eurotower. Berlino continua a sostenere che un taglio tout court è vietato dai trattati la Cancelliera Angela Merkel ha aperto alla possibilità di un riscadenzamento, cioè un allungamento delle scadenze accompagnato nel caso da una riduzione dei tassi di interesse. Intervento peraltro previsto nero su bianco dall’accordo firmato lunedì scorso.