L’università di Verona al primo posto scalza l’ateneo di Trento che si colloca al secondo, mentre Politecnico di Milano e Alma mater di Bologna seguono pari merito al terzo. E’ la classifica delle migliori università italiane nel 2015 secondo Il Sole 24 Ore, che si è basato su 12 indicatori, tra cui i tassi di occupazione degli ex studenti, l’attrattività per chi arriva da fuori regione, il numero di stage e tirocini, la produzione scientifica e il giudizio degli studenti stessi. Classifiche stilate grazie alle banche dati messe a disposizione dal Miur e da Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) dalle quali emerge anche la top list delle università non statali. Risultato: la Bocconi è prima, seguita da Luiss e San Raffaele di Milano.
Ma se la classifica generale è il risultato di una visione di insieme delle caratteristiche dell’ateneo, è dall’esame dei singoli indicatori che emergono specifici punti di forza e debolezza. Verona è al primo posto anche per quanto riguarda la ricerca (valutazione calcolata in base agli indicatori su qualità della produzione scientifica e dei dottorati e competitività nella ricerca), seguita da Trento e Bologna, mentre in testa alle eccellenze nella didattica – dalla mobilità internazionale alle possibilità di occupazione – c’è il Politecnico di Milano, mentre al secondo e al terzo posto si collocano rispettivamente Verona e Pavia. Tra gli atenei non statali, Bocconi e università di Bolzano sono invece in testa per la didattica, mentre il San Raffaele è primo nella ricerca.
Il “caso” Verona – A contribuire sensibilmente a collocare la città scaligera sul podio delle tre classifiche sono in particolare il tasso di occupazione degli ex studenti a un anno dal conseguimento del titolo e il numero di crediti formativi che gli studenti riescono a ottenere durante stage e tirocini presso le aziende: secondo questo indicatore Verona è terza, ed è preceduta da Piemonte orientale e Brescia al primo posto.
Occupazione e borse di studio – Iuav di Venezia, università di Perugia per stranieri e Trento consentono maggiori opportunità per proseguire all’estero i propri studi mentre la percentuale più alta di studenti occupati a un anno dalla laurea proviene dal politecnico di Torino, Milano Bicocca e università dell’Insubria. Non è però stato possibile calcolare questo indicatore per gli studenti di Bocconi, Cattolica, Luiss e alcuni atenei statali, in quanto non hanno aderito al consorzio AlmaLurea, unica fonte omogenea di raccolta dati sul territorio nazionale.
Trento, Urbino e Politecnico di Torino hanno più immatricolati da fuori regione, mentre Bergamo, Bologna e Brescia hanno il numero maggiore di idonei che hanno ricevuto la borsa di studio. A Venezia Iuav e Milano Politecnico il numero maggiore di immatricolati che si reiscrivono al secondo anno nello stesso ateneo. Nella ricerca compare anche la valutazione dei laureandi, che considerano Piemonte orientale, Molise e Viterbo Tuscia le università migliori in cui studiare.
Il divario tra Nord e Sud – Dalla ricerca emerge un profondo divario tra università del Nord e del Sud, dalla didattica all’efficienza delle strutture: spesso gli atenei del meridione occupano posizioni in fondo alle classifiche e scivolano in basso anche nelle liste dei singoli indicatori. Per quanto riguarda invece la dispersione, il 25% degli universitari cambia ateneo al secondo anno. E, nonostante i piani di studio prevedano 60 crediti all’anno, in media gli iscritti non superano i 35. Sul sito del Sole 24 Ore è possibile consultare tutti i dati della ricerca ed effettuare una graduatoria personalizzata delle università prese in esame (qui).