Un solo contribuente non paga l’Imu e i conti del Comune in provincia di Reggio Emilia vanno in crisi tanto da dovere aumentare l’Irpef per i cittadini. Possibile? Sì, se il Comune è molto piccolo e l’azienda si chiama Coopsette, colosso della cooperazione rossa edilizia, con un passato glorioso ma negli ultimi anni in crisi finanziaria e coinvolto in alcune vicende giudiziarie. Il caso più clamoroso è quello dell’inchiesta Tav di Firenze dove è stato recentemente chiesto il rinvio a giudizio per alcune persone che fanno capo alla coop. Il municipio in questione invece è quello di Campegine, nel pieno dell’Emilia rossa dove le cooperative dal dopoguerra fanno il bello e il cattivo tempo e Coopsette ha diverse proprietà tra cui la sede della Methis, divisione d’azienda che si occupa di arredamenti per uffici. A maggio l’azienda ha presentato al tribunale un concordato con riserva, un passaggio tecnico in attesa di presentare nel giro di qualche mese un piano di ristrutturazione dei propri debiti.
Morale della favola: tutti i pagamenti dei debiti precedenti alla data di presentazione della istanza vengono momentaneamente congelati. E tra quei debiti c’è anche l’Imu del 2014 e di una parte dell’imposta per il 2015 di Campegine: “Parliamo di un buco di 180mila euro su un bilancio di 290mila euro”, spiega a ilfattoquotidiano.it Paolo Cervi, sindaco Pd. (Per la cronaca Gelindo, suo nonno, era il maggiore dei sette fratelli uccisi dai fascisti nel 1943). Il sindaco è preoccupato anche se sa che, comunque vada la vicenda, quei soldi prima o poi arriveranno: “All’Imu non scappa nessuno, è un debito privilegiato”. Certo però, nel frattempo la sua amministrazione per fare fronte a quelle entrate mancanti, aumenterà l’importo dell’addizionale comunale Irpef per i suoi cittadini allo 0,7%: “Anche con questa manovra a dire il vero copriremo solo in parte la mancanza di quella entrata”.
Tuttavia la situazione che preoccupa Cervi è quella dei lavoratori. “Più di 200 persone lavorano con Coopsette a Campegine e quindi la loro crisi incide molto sulla nostra comunità. Il fatto che i dipendenti oggi siano sotto contratto di solidarietà significa che ci sono meno soldi che girano. Finora – conclude il primo cittadino – Coopsette ha tuttavia cercato di gestire gli esuberi in maniera concordata, senza lasciare a piedi nessuno”.
“Noi applichiamo la legge che dice che di fronte alla predisposizione di piani concordatari uno non può pagare i debiti pregressi”, spiega Fabrizio Davoli, presidente di Coopsette. “Il nostro sarà un piano concordatario in continuità: abbiamo bisogno di ristrutturare il nostro debito puntando principalmente a salvaguardare la continuità aziendale e naturalmente a tutelare al meglio le ragioni dei creditori e la par condicio tra i creditori”. Già nel 2013, anno in cui la coop aveva un portafoglio lavori da 1,2 miliardi di euro, Coopsette aveva concordato con i suoi creditori un piano di ristrutturazione del debito: ma dopo due anni gli obiettivi non sono stati raggiunti e ora la coop di Castelnuovo chiede in sostanza ai propri creditori un’altra possibilità con un nuovo piano.