Venti maggio 2015. Digos e Ros, dopo aver ricevuto un mandato di cattura dal governo tunisino, fanno irruzione nella sua casa di Gaggiano, nel milanese, e lo arrestano per l’attentato al Museo del Bardo del 18 marzo, a Tunisi. Oggi, a più di due mesi di distanza, Abdelmajid Touil, 22enne di origine marocchina, si trova ancora nel carcere di San Vittore in attesa di conoscere il proprio futuro.
Le indagini sono andate avanti e sono affiorate le prime incongruenze tra le informazioni diffuse da Tunisi nei giorni seguenti all’arresto e le testimonianze di familiari e insegnanti. “Il mio assistito rischia almeno cinque mesi di carcere senza che vi siano evidenze di colpevolezza, solo per una richiesta del governo di Tunisi”, dichiara a ilfattoquotidiano.it Silvia Fiorentino, avvocato del giovane. “Non c’è un automatismo tra la richiesta del governo tunisino e l’incarcerazione – risponde a ilfattoquotidiano.it il ministro della Giustizia, Andrea Orlando – Si trova in carcere perché l’autorità giudiziaria sta svolgendo degli accertamenti”.
La vicenda: accusato di aver partecipato all’attentato, ma presto affiorano le incongruenze
A dare il via all’operazione è stato il mandato di cattura internazionale inviato dal governo tunisino alle istituzioni italiane: “Touil ha avuto un ruolo nella pianificazione e nell’esecuzione dell’attentato”, è convinta Tunisi, per questo deve essere arrestato. L’intelligence italiana individua il sospettato nell’area di Legnano, poi Digos e Ros stringono il cerchio fino a Gaggiano, dove il 20 maggio il 22enne finisce in manette. Secondo Tunisi, Touil ha avuto legami con gli attentatori che il 18 marzo hanno ucciso 24 persone e ne hanno ferite 45 all’interno e fuori dal museo poco distante dal Parlamento. Il governo del Paese nordafricano sostiene che il 22enne si sarebbe trovato nella capitale il giorno dell’attacco e avrebbe anche incontrato i due terroristi rimasti uccisi. Già da subito, però, la ricostruzione degli spostamenti di Touil presenta dei vuoti. Touil, sostenevano in una prima ricostruzione, sarebbe arrivato in Italia clandestinamente, con altri 90 immigrati, sbarcando vicino a Porto Empedocle. Lì sarebbe stato identificato dalle autorità che gli avrebbero consegnato un foglio di via, intimandolo a lasciare il Paese, lasciandolo però in stato di libertà. Da quel momento, di Touil si sono perse le tracce: il governo tunisino sostiene che il giovane, dopo aver partecipato all’attentato, sarebbe nuovamente partito per l’Italia, ma non ci sono nemmeno le prove che abbia lasciato il Paese. La richiesta dell’esecutivo guidato da Habib Essid è l’estradizione in Tunisia, dove per l’omicidio premeditato è prevista la pena di morte.
Il giorno successivo all’arresto, però, i familiari, i compagni e gli insegnanti della scuola per stranieri che il ragazzo frequentava raccontano che il giovane si trovava in Italia nei giorni dell’attacco al Museo del Bardo. “Era in Italia, frequentava la scuola”, racconta il fratello mostrando i quaderni con gli appunti di Touil. “Dal 16 al 19 era in classe con noi”, dice invece una compagna di scuola. Dai registri di classe si scoprirà, poi, che il marocchino risulta aver preso parte alle lezioni il 16 o il 17 marzo e il 19. Date e luoghi confermati anche dalla procura di Milano. In questo modo, la ricostruzione del governo tunisino – che lo stesso giorno dell’arresto ridimensiona il ruolo del ragazzo parlando di “partecipazione indiretta” all’attentato – verrebbe invalidata: non si può escludere che Touil abbia preso parte all’organizzazione dell’attacco, ma è difficile pensare che possa essersi trovato fisicamente a Tunisi, con un solo giorno a disposizione per andare, compiere l’attentato e tornare in Italia.
In carcere da due mesi, “ma ne rischia almeno altri 3”
L’autorità giudiziaria ha preferito, però, tenere il 22enne nel carcere di San Vittore. “Sono in corso accertamenti indipendenti da quelli del governo tunisino – spiega Orlando – La decisione dei giudici viene da delle valutazioni che saranno state ponderate”. “Il ragazzo è in carcere da due mesi ormai – dice il suo avvocato – e potrebbe rimanerci per almeno altri tre mesi. La Tunisia ha impiegato tutto il tempo a disposizione (massimo 40 giorni dall’arresto, ndr) per inviare la richiesta d’estradizione a Roma. Poi i documenti sono stati trasferiti a Milano e il giudice, che può avvalersi di un arco di tempo massimo di tre mesi per analizzarli e convocare la prima udienza, li ha ricevuti da pochi giorni”. Ciò che più colpisce il legale è che Touil venga trattenuto senza che vi siano, al momento, chiari indizi di colpevolezza. “Non è vero che il giovane è in carcere perché ce lo ha chiesto il governo tunisino – ribatte il ministro della Giustizia – L’autorità giudiziaria sta svolgendo le proprie indagini e non esiste un automatismo che porti all’incarcerazione in caso di mandato di cattura internazionale o richiesta d’estradizione”.
Twitter: @GianniRosini
Giustizia & Impunità
Strage Bardo, legale di Touil: “Da 2 mesi in carcere senza evidenze di colpevolezza”
Il 22enne marocchino è accusato dal governo tunisino di aver avuto un ruolo nell'attacco del marzo scorso al Museo del Bardo. Ministro Orlando: "Detenuto perché l’autorità giudiziaria sta svolgendo degli accertamenti. Non c’è un automatismo tra richiesta di Tunisi e l’incarcerazione"
Venti maggio 2015. Digos e Ros, dopo aver ricevuto un mandato di cattura dal governo tunisino, fanno irruzione nella sua casa di Gaggiano, nel milanese, e lo arrestano per l’attentato al Museo del Bardo del 18 marzo, a Tunisi. Oggi, a più di due mesi di distanza, Abdelmajid Touil, 22enne di origine marocchina, si trova ancora nel carcere di San Vittore in attesa di conoscere il proprio futuro.
Le indagini sono andate avanti e sono affiorate le prime incongruenze tra le informazioni diffuse da Tunisi nei giorni seguenti all’arresto e le testimonianze di familiari e insegnanti. “Il mio assistito rischia almeno cinque mesi di carcere senza che vi siano evidenze di colpevolezza, solo per una richiesta del governo di Tunisi”, dichiara a ilfattoquotidiano.it Silvia Fiorentino, avvocato del giovane. “Non c’è un automatismo tra la richiesta del governo tunisino e l’incarcerazione – risponde a ilfattoquotidiano.it il ministro della Giustizia, Andrea Orlando – Si trova in carcere perché l’autorità giudiziaria sta svolgendo degli accertamenti”.
La vicenda: accusato di aver partecipato all’attentato, ma presto affiorano le incongruenze
A dare il via all’operazione è stato il mandato di cattura internazionale inviato dal governo tunisino alle istituzioni italiane: “Touil ha avuto un ruolo nella pianificazione e nell’esecuzione dell’attentato”, è convinta Tunisi, per questo deve essere arrestato. L’intelligence italiana individua il sospettato nell’area di Legnano, poi Digos e Ros stringono il cerchio fino a Gaggiano, dove il 20 maggio il 22enne finisce in manette. Secondo Tunisi, Touil ha avuto legami con gli attentatori che il 18 marzo hanno ucciso 24 persone e ne hanno ferite 45 all’interno e fuori dal museo poco distante dal Parlamento. Il governo del Paese nordafricano sostiene che il 22enne si sarebbe trovato nella capitale il giorno dell’attacco e avrebbe anche incontrato i due terroristi rimasti uccisi. Già da subito, però, la ricostruzione degli spostamenti di Touil presenta dei vuoti. Touil, sostenevano in una prima ricostruzione, sarebbe arrivato in Italia clandestinamente, con altri 90 immigrati, sbarcando vicino a Porto Empedocle. Lì sarebbe stato identificato dalle autorità che gli avrebbero consegnato un foglio di via, intimandolo a lasciare il Paese, lasciandolo però in stato di libertà. Da quel momento, di Touil si sono perse le tracce: il governo tunisino sostiene che il giovane, dopo aver partecipato all’attentato, sarebbe nuovamente partito per l’Italia, ma non ci sono nemmeno le prove che abbia lasciato il Paese. La richiesta dell’esecutivo guidato da Habib Essid è l’estradizione in Tunisia, dove per l’omicidio premeditato è prevista la pena di morte.
Il giorno successivo all’arresto, però, i familiari, i compagni e gli insegnanti della scuola per stranieri che il ragazzo frequentava raccontano che il giovane si trovava in Italia nei giorni dell’attacco al Museo del Bardo. “Era in Italia, frequentava la scuola”, racconta il fratello mostrando i quaderni con gli appunti di Touil. “Dal 16 al 19 era in classe con noi”, dice invece una compagna di scuola. Dai registri di classe si scoprirà, poi, che il marocchino risulta aver preso parte alle lezioni il 16 o il 17 marzo e il 19. Date e luoghi confermati anche dalla procura di Milano. In questo modo, la ricostruzione del governo tunisino – che lo stesso giorno dell’arresto ridimensiona il ruolo del ragazzo parlando di “partecipazione indiretta” all’attentato – verrebbe invalidata: non si può escludere che Touil abbia preso parte all’organizzazione dell’attacco, ma è difficile pensare che possa essersi trovato fisicamente a Tunisi, con un solo giorno a disposizione per andare, compiere l’attentato e tornare in Italia.
In carcere da due mesi, “ma ne rischia almeno altri 3”
L’autorità giudiziaria ha preferito, però, tenere il 22enne nel carcere di San Vittore. “Sono in corso accertamenti indipendenti da quelli del governo tunisino – spiega Orlando – La decisione dei giudici viene da delle valutazioni che saranno state ponderate”. “Il ragazzo è in carcere da due mesi ormai – dice il suo avvocato – e potrebbe rimanerci per almeno altri tre mesi. La Tunisia ha impiegato tutto il tempo a disposizione (massimo 40 giorni dall’arresto, ndr) per inviare la richiesta d’estradizione a Roma. Poi i documenti sono stati trasferiti a Milano e il giudice, che può avvalersi di un arco di tempo massimo di tre mesi per analizzarli e convocare la prima udienza, li ha ricevuti da pochi giorni”. Ciò che più colpisce il legale è che Touil venga trattenuto senza che vi siano, al momento, chiari indizi di colpevolezza. “Non è vero che il giovane è in carcere perché ce lo ha chiesto il governo tunisino – ribatte il ministro della Giustizia – L’autorità giudiziaria sta svolgendo le proprie indagini e non esiste un automatismo che porti all’incarcerazione in caso di mandato di cattura internazionale o richiesta d’estradizione”.
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MANI PULITE 25 ANNI DOPO
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.