Per lui, lo scorso 14 luglio, i magistrati di Napoli avevano chiesto al Parlamento gli arresti domiciliari perché accusato di turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta anticamorra Medea, contro i presunti fiancheggiatori del clan dei Casalesi, fazione Zagaria. Ma adesso il Tribunale del Riesame del capoluogo campano inoltrerà “al più presto” alla Camera il provvedimento con il quale è stata annullata l’ordinanza nei confronti di Carlo Sarro, deputato di Forza Italia ed ex componente della Commissione antimafia. La decisione del Riesame – che ha accolto la richiesta del legale di Sarro, Vincenzo Maiello – chiude di fatto la procedura avviata a Montecitorio per decidere se autorizzare o negare l’arresto del deputato e fa vacillare l’inchiesta della Dda.
“Ho vissuto dieci giorni di inferno solo perché in un colloquio tra due persone, che parlano tra loro a mia insaputa, una delle quali rancorosa nei miei confronti, mi accusa: questo è bastato per farmi diventare colpevole” dice Sarro all’Ansa.
“Un provvedimento ingiusto, contrario al diritto e alla verità dei fatti” commenta l’avvocato che aggiunge: “Sono finiti giorni bui, il Riesame ha messo la barra della legge e del diritto al centro delle valutazioni”. Carlo Sarro, dopo il provvedimento della Dda di Napoli, si era dimesso dalla Commissione. “Era in attesa che gli venisse riconfermata la vice presidenza della Commissione Giustizia della Camera – sottolinea il difensore e credo che quanto accaduto l’abbia danneggiato, portando la carica altrove”.
Al centro dell’inchiesta Medea sono finiti gli appalti pubblici affidati alle ditte riconducibili – secondo i magistrati – al clan dei Casalesi anche grazie all’intervento di esponenti politici corrotti. Questa l’ipotesi d’accusa che il 14 luglio scorso ha portato in carcere 13 persone.
Tra gli indagati anche l’ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio (che è stato scarcerato su decisione del Riesame), l’ex consigliere regionale del Pdl Angelo Polverino e l’ex senatore Udeur Tommaso Barbato. Tra gli indagati anche il deputato di Forza Italia, Sarro, originario di Piedimonte Matese (Caserta), cittadina dell’Alto-Casertano di cui in passato è stato anche sindaco e amico della famiglia Cosentino.
Sarro è accusato di aver turbato lo svolgimento della gara di appalto per i lavori di manutenzione idrica nel territorio dell’Ato3 Sarnese-Vesuviano al fine di aggiudicarla alle società di due imprenditori ritenuti vicino al clan capeggiato dal boss dei Casalesi Michele Zagaria.
Nel provvedimento – firmato dal gip di Napoli Egle Pilla – si legge che i lavori banditi dalla Gori Spa di “manutenzione, pronto intervento, rifunzionalizzazione, ricostruzione e riabilitazione delle reti idriche e fognarie per un importo stimato di 31 milioni e 710mila euro” sarebbero andati alle imprese di Lorenzo Piccolo (Idroeco srl) e Antonio Fontana (Consorzio Stabile Grandi Opere Scarl).
Ad accusare Sarro è stato uno degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta beneficiario di sostanziosi lavori pubblici, Luciano Licenza, che racconta di come Franco Zagaria, morto nel 2011, cognato del boss Michele Zagaria di cui era l’uomo di fiducia negli enti pubblici per gli appalti, avesse come riferimento politico proprio Sarro, che “infatti venne al suo funerale” ricorda Licenza. ” “Non si è dimostrato come fosse stata alterata questa gara: la mia immagine e la mia reputazione sono state massacrate a livello nazionale in maniera immotivata” sostiene Sarro.
Altro personaggio centrale nell’inchiesta è l’imprenditore Giuseppe Fontana, ritenuto uomo di Zagaria, che più volte, emerge dal provvedimento, prova ad ottenere da Sarro, ricorrendo anche a Giovanni Cosentino, fratello dell’ex sottosegretario del Pdl, appalti nel settore idrico, fino a minacciare di denunciare il deputato per aver preso, a suo dire, una tangente di 2,5 milioni di euro.
Ed è proprio intercettando Fontana che i carabinieri hanno iniziato a indagare anche sull’ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio, accusato di aver preso proprio da Fontana 30mila euro prima delle elezioni comunali del 2011, poi vinte. Più grave la posizione di Tommaso Barbato, accusato di associazione mafiosa, e ritenuto l’anello di congiunzione, insieme a Franco Zagaria, tra il clan Zagaria e gli imprenditori che vi gravitano attorno; per la Dda, l’ex senatore, quando era responsabile del settore idrico della Regione Campania, tra il 2001 e il 2005, avrebbe affidato gran parte dei lavori di manutenzione per milioni di euro a numerose ditte di Casapesenna, controllate da Michele Zagaria.
Appresa la decisione del Tribunale del Riesame, Silvio Berlusconi ha subito chiamato Sarro per “felicitarsi” ed esprimergli la propria “gioa”, si apprende da ambienti parlamentari. E sulla vicenda interviene anche Renato Brunetta: “Resta l’amaro in bocca – commenta il capogruppo di Fi – per il semplice fatto che simili e neanche tanto accurati accertamenti sarebbero potuti avvenire in fase di indagine. In questo modo gli inquirenti avrebbero scoperto da soli la verità senza causare un inutile e dannoso polverone”.