Ha dell’incredibile la storia che rimbalza dal Parlamento in questo scampolo di estate.
La Camera dei Deputati, nei giorni scorsi, ha, infatti, approvato un emendamento alla legge di conversione del decreto legge varato lo scorso 27 giugno dal governo e contenente “misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria”, attraverso il quale propone, nella sostanza, di affidare al ministro della Giustizia il compito di re-introdurre nel processo civile telematico l’uso della carta.
Si tratta, probabilmente, di una delle iniziative parlamentari più anacronistiche e anti-innovative dell’ultimo decennio.
Proprio mentre il processo civile telematico ovvero la possibilità per gli avvocati di depositare ed accedere agli atti del processo in digitale – tra mille difficoltà e con ritardi ultra-decennali – inizia, finalmente, a muovere i primi timidi passi, la Camera dei Deputati propone di tirare il freno della digitalizzazione e tornare alla carta o, almeno, affiancare ai bit i vecchi e cari fogli e fascicoli di carta, raddoppiando così, ovviamente, il lavoro delle cancellerie che si ritroveranno costrette a barcamenarsi tra fascicoli digitali e nuovi-vecchi fascicoli di carta.
Una strada che porta dritta alla paralisi del processo digitale e che determinerà il definitivo collasso della giustizia civile.
E, infatti, l’emendamento, già passato alla Camera dei Deputati, se approvato in via definitiva attribuirà al ministro della Giustizia il compito di dettare “misure organizzative per l’acquisizione anche di copia cartacea degli atti depositati con modalità telematiche nonché per la riproduzione su supporto analogico degli atti depositati con le predette modalità, nonché per la gestione e conservazione delle predette copie cartacee. Con il medesimo decreto sono altresì stabilite le misure organizzative per la gestione e conservazione degli atti depositati su supporto cartaceo”.
Come dire che serve la carta per far funzionare il processo civile telematico e che, quindi, i Tribunali – cronicamente in deficit di risorse umane ed economiche – dovranno attrezzarsi per la contestuale gestione del digitale e della carta.
Un doppio binario che farebbe vacillare – sotto il profilo organizzativo ed economico – la più solida delle organizzazioni imprenditoriali; figuriamoci un tribunale.
E’ ovvio, peraltro, che l’anacronistica re-introduzione, nel 2015, della carta nel processo civile quale alternativa, sempre valida, al digitale produrrà due effetti egualmente drammatici: renderà, innanzitutto, antieconomica la digitalizzazione della giustizia e, soprattutto, offrirà una via d’uscita ai tanti avvocati e magistrati che, per ragioni diverse, hanno sin qui frenato la diffusione del processo civile telematico.
Guai, naturalmente, a nascondere che il processo civile telematico attualmente attivo non è tutto rose e fiori ma, al contrario, un brutto anatroccolo partorito dopo una gestazione in provetta di oltre quindici anni tra sempiterne sperimentazioni e continui rinvii che hanno, ovviamente, reso obsoleti i sistemi e le logiche che dovrebbero consentirne il funzionamento.
E guai, egualmente, a negare che si è preteso di digitalizzare un universo complesso come quello della Giustizia spendendo male – anzi malissimo – un fiume di denaro, scrivendo al tavolino regole tecniche illogiche ed inattuabili e, soprattutto, non fornendo neppure ai giudici strumenti e garanzie idonee a far loro apprezzare i vantaggi del digitale.
Il processo civile telematico che ora la Camera “minaccia” di radere al suolo è – e questo va detto senza reticenze – un gigante di acciaio dai piedi di argilla che si regge in piedi più sulla buona volontà dei tanto vituperati protagonisti del pianeta giustizia che sulla bontà delle soluzioni e delle strategie adottate. Ma è pur sempre un passo avanti verso l’innovazione ed un progetto capace – una volta a regime – di migliorare la qualità della giustizia e, per questa via, di aumentare il livello di democrazia nel Paese.
In questo contesto, quella proposta dalla Camera dei Deputati – probabilmente nell’apprezzabile intento di “mettere una toppa” alle tante deficienze logistico-operative del nuovo processo civile telematico – è indiscutibilmente una cura assai peggiore del male che con essa si sarebbe voluto curare.
Eppure sembra che in Parlamento la re-introduzione della carta nel processo civile telematico trovi un grande seguito giacché ieri, alcuni emendamenti presentati dal Senatore Luis Alberto Orellana (gruppo misto), membro dell’Intergruppo parlamentare innovazione, per porre rimedio al pasticciaccio analogico della Camera e garantire che il processo civile telematico resti digitale, sono stati respinti e gli appelli rivolti ai colleghi parlamentari ed al governo – anche via Twitter – dall’On. Quintarelli (Sci), anche lui dell’intergruppo parlamentare innovazione, sono, sin qui, caduti nel vuoto.
Oggi si torna a votare al Senato, per l’ultima volta.
Poi, bisognerà rassegnarsi al fatto, che in Italia, persino un progetto di digitalizzazione come il processo civile telematico ha bisogno della carta per vivere ed accettare l’idea che ogni slancio verso il futuro sia rallentato da zavorre di carta capaci di frenarlo ed arrestarlo.
Guido Scorza
Componente del collegio del garante per la protezione dei dati
Tecnologia - 30 Luglio 2015
Processo civile telematico: il Parlamento rivuole la carta. Alla faccia della digitalizzazione!
Ha dell’incredibile la storia che rimbalza dal Parlamento in questo scampolo di estate.
La Camera dei Deputati, nei giorni scorsi, ha, infatti, approvato un emendamento alla legge di conversione del decreto legge varato lo scorso 27 giugno dal governo e contenente “misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria”, attraverso il quale propone, nella sostanza, di affidare al ministro della Giustizia il compito di re-introdurre nel processo civile telematico l’uso della carta.
Si tratta, probabilmente, di una delle iniziative parlamentari più anacronistiche e anti-innovative dell’ultimo decennio.
Proprio mentre il processo civile telematico ovvero la possibilità per gli avvocati di depositare ed accedere agli atti del processo in digitale – tra mille difficoltà e con ritardi ultra-decennali – inizia, finalmente, a muovere i primi timidi passi, la Camera dei Deputati propone di tirare il freno della digitalizzazione e tornare alla carta o, almeno, affiancare ai bit i vecchi e cari fogli e fascicoli di carta, raddoppiando così, ovviamente, il lavoro delle cancellerie che si ritroveranno costrette a barcamenarsi tra fascicoli digitali e nuovi-vecchi fascicoli di carta.
Una strada che porta dritta alla paralisi del processo digitale e che determinerà il definitivo collasso della giustizia civile.
E, infatti, l’emendamento, già passato alla Camera dei Deputati, se approvato in via definitiva attribuirà al ministro della Giustizia il compito di dettare “misure organizzative per l’acquisizione anche di copia cartacea degli atti depositati con modalità telematiche nonché per la riproduzione su supporto analogico degli atti depositati con le predette modalità, nonché per la gestione e conservazione delle predette copie cartacee. Con il medesimo decreto sono altresì stabilite le misure organizzative per la gestione e conservazione degli atti depositati su supporto cartaceo”.
Come dire che serve la carta per far funzionare il processo civile telematico e che, quindi, i Tribunali – cronicamente in deficit di risorse umane ed economiche – dovranno attrezzarsi per la contestuale gestione del digitale e della carta.
Un doppio binario che farebbe vacillare – sotto il profilo organizzativo ed economico – la più solida delle organizzazioni imprenditoriali; figuriamoci un tribunale.
E’ ovvio, peraltro, che l’anacronistica re-introduzione, nel 2015, della carta nel processo civile quale alternativa, sempre valida, al digitale produrrà due effetti egualmente drammatici: renderà, innanzitutto, antieconomica la digitalizzazione della giustizia e, soprattutto, offrirà una via d’uscita ai tanti avvocati e magistrati che, per ragioni diverse, hanno sin qui frenato la diffusione del processo civile telematico.
Guai, naturalmente, a nascondere che il processo civile telematico attualmente attivo non è tutto rose e fiori ma, al contrario, un brutto anatroccolo partorito dopo una gestazione in provetta di oltre quindici anni tra sempiterne sperimentazioni e continui rinvii che hanno, ovviamente, reso obsoleti i sistemi e le logiche che dovrebbero consentirne il funzionamento.
E guai, egualmente, a negare che si è preteso di digitalizzare un universo complesso come quello della Giustizia spendendo male – anzi malissimo – un fiume di denaro, scrivendo al tavolino regole tecniche illogiche ed inattuabili e, soprattutto, non fornendo neppure ai giudici strumenti e garanzie idonee a far loro apprezzare i vantaggi del digitale.
Il processo civile telematico che ora la Camera “minaccia” di radere al suolo è – e questo va detto senza reticenze – un gigante di acciaio dai piedi di argilla che si regge in piedi più sulla buona volontà dei tanto vituperati protagonisti del pianeta giustizia che sulla bontà delle soluzioni e delle strategie adottate. Ma è pur sempre un passo avanti verso l’innovazione ed un progetto capace – una volta a regime – di migliorare la qualità della giustizia e, per questa via, di aumentare il livello di democrazia nel Paese.
In questo contesto, quella proposta dalla Camera dei Deputati – probabilmente nell’apprezzabile intento di “mettere una toppa” alle tante deficienze logistico-operative del nuovo processo civile telematico – è indiscutibilmente una cura assai peggiore del male che con essa si sarebbe voluto curare.
Eppure sembra che in Parlamento la re-introduzione della carta nel processo civile telematico trovi un grande seguito giacché ieri, alcuni emendamenti presentati dal Senatore Luis Alberto Orellana (gruppo misto), membro dell’Intergruppo parlamentare innovazione, per porre rimedio al pasticciaccio analogico della Camera e garantire che il processo civile telematico resti digitale, sono stati respinti e gli appelli rivolti ai colleghi parlamentari ed al governo – anche via Twitter – dall’On. Quintarelli (Sci), anche lui dell’intergruppo parlamentare innovazione, sono, sin qui, caduti nel vuoto.
Oggi si torna a votare al Senato, per l’ultima volta.
Poi, bisognerà rassegnarsi al fatto, che in Italia, persino un progetto di digitalizzazione come il processo civile telematico ha bisogno della carta per vivere ed accettare l’idea che ogni slancio verso il futuro sia rallentato da zavorre di carta capaci di frenarlo ed arrestarlo.
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Senato, in commissione via libera al ritorno della carta nei processi
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Roma, 15 feb (Adnkronos) - "I vigliacchi di Hamas ancora una volta esibiscono ostaggi, ma si mostrano a volto coperto. Perché sono dei codardi. Sono protagonisti di un’azione terroristica che dimostra la loro impossibilità di proporsi come uno Stato". Lo dice Maurizio Gasparri.
"O i palestinesi si liberano di questa setta di terroristi vigliacchi o non potranno essere interlocutori della comunità internazionale. Non si può parlare di due popoli e di due Stati quando c'è uno stato democratico, un popolo perseguitato, Israele e gli israeliani, e c'è un popolo palestinese che si fa comandare da questi vili criminali, che si nascondono perché non hanno il coraggio di mostrare il loro volto da assassini al mondo intero", aggiunge il presidente dei senatori di FI.
Roma, 15 feb. (Adnkronos) - Non saranno sempre "una cosa bellissima", come diceva l'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, ma le tasse restano stabilmente nella top ten dei temi 'divisivi' del centrosinistra. L'ultima accesa discussione, e non è certo la prima volta, è scoppiata sulla patrimoniale. Un 'evergreen', dall'Ulivo al campo largo. Che adesso vede, appunto, coinvolti Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e tutto il fronte alternativo al centrodestra.
A far (ri) scoppiare la polemica è stato lo stesso Fratoianni che, ad un convegno sui sistemi fiscali si è rivolto ai compagni di viaggio, seduti al suo fianco per ascoltare le relazioni del premio nobel Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz e dell'economista Hayati Ghosh. "Mi rivolgo a voi: verrà presto il momento di formulare una proposta per l’alternativa e bisogna dire che per una patrimoniale sulle grandi ricchezze è arrivato il momento, non si può rinviare", ha detto il leader di SI a Schlein e Conte.
Da lì, il dibattito è partito incontenibile. Ai leader di sinistra, c'è da dire, è arrivato l'abbrivio di Stiglitz che, citando il Papa, ha sottolineato: "Le tasse sono uno strumento importante per proteggere i poveri". Ma a sinistra non c'era certo bisogno dell'endorsement di un premio Nobel per accendere la miccia sul fisco. I più 'nostalgici' ricordano la mossa elettorale di Rifondazione comunista. Correva l'anno 2006, il partito di Nichi Vendola era al governo (quello con Padoa Schioppa ministro) e per le elezioni pensò di riempire le città con i manifesti con la foto di un panfilo e lo slogan preso da una telenovela degli anni '70: 'Anche i ricchi piangano'. Da lì a poco la stagione dell'Ulivo arrivò al capolinea.
(Adnkronos) - Eppure l'idea del 'prelievo forzoso' sulla quale i progressisti sono messi da sempre all'indice dagli avversari politici non è una idea di sinistra. A inventarlo, in Italia, è il governo Nitti nel 1919 per far quadrare i conti traballanti. Ma lo fa anche Mussolini, dopo la guerra in Etiopia, nel '36. Per gli stessi motivi. Eppure è sempre a sinistra che si guarda (e si polemizza) quando si parla di tasse. Silvio Berlusconi ha costruito una campagna anti sinistra, una costante della sua carriera politica, sin quando parlava del prelievo "con il favore delle tenebre" a proposito del 6xmille retroattivo sui conti correnti imposto dal governo Amato nel '92 per arginare le falle dei conti pubblici.
E le polemiche su Matteo Renzi e l'Imu? "Elimineremo noi, perché gli altri hanno fatto la finta, la tassa sulla prima casa, l'Imu agricola e sugli imbullonati", annunciò l'allora premier all'assemblea del Pd, finendo nel mirino con l'accusa di 'berlusconismo'. Ma gli esempi sono tanti, anche più recenti. Alle elezioni del 2022 Enrico Letta lanciò la proposta della dote ai 18enni, un capitale di circa 10mila euro da spendere in formazione, casa o per avviare una attività. "Sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari", spiegò il segretario del Pd, subito accusato di voler introdurre la patrimoniale in maniera surrettizia.
A distanza di anni i progressisti si trovano ancora, sempre, alle prese con la discussione sul fisco e sulle varie ricette per le tasse. Con Schlein che oggi dice: "Non è un tabù un intervento sui grandi patrimoni", indicando però una soluzione "almeno a livello europeo" sulle orme di quella suggerita dal presidente brasiliano Lula al G20. E Conte che invita a parlare di tasse ma "in modo intelligente", per "contrastare il capitalismo parassitario".
Roma, 15 feb (Adnkronos) - "Nella giornata di oggi, 15 febbraio, presso i locali della federazione provinciale del Pd in corso Mazzini, si è svolto l’incontro fra la delegazione del Partito democratico, composta da Vittorio Pecoraro, segretario provinciale, Rosi Caligiuri, segretaria cittadina, e Francesco Alimena, capogruppo Pd in Consiglio comunale, con il sindaco di Cosenza, Franz Caruso". Lo spiegano in una nota congiunta gli stessi Pecoraro, Caligiuri e Alimena.
"Nell’esprimere il proprio sostegno all’esperienza amministrativa, il Partito democratico, ribadendo la propria unità, ha rappresentato al sindaco la sua proposta per il completamento della giunta con l’indicazione dell’avvocata Maria Locanto quale vicesindaca", proseguono i dem.
"Il sindaco ha ascoltato la valutazione del Pd e, nel rispetto delle proprie prerogative, si è riservato di esaminare con attenzione tale richiesta. L’indicazione di Maria Locanto è l’espressione del territorio ed è stata formulata a livello cittadino, provinciale e regionale del Partito, nonché dalle rispettive rappresentanze istituzionali. La scelta di Maria Locanto testimonia in modo chiaro l’unità del Pd, essendo presidente provinciale del Partito e avendo sempre lavorato con equilibrio e senso di responsabilità per la crescita della nostra comunità", sottolineano ancora gli esponenti Pd.
(Adnkronos) - "La delegazione del Pd ha, nel contempo, espresso al Sindaco la volontà di un impegno unitario perché la riorganizzazione della giunta non si espliciti soltanto attraverso una mera sostituzione assessorile ma sia opportunità per un rilancio strategico dell'azione amministrativa, affinché la seconda metà della consiliatura possa essere la fase di pieno compimento della attuazione del programma di governo su cui la maggioranza degli elettori cosentini ha espresso fiducia nella proiezione del progetto "Cosenza 2050'", concludono i dirigenti dem.
Roma, 15 feb (Adnkronos) - "Oggi si vota in 101 province per il congresso di Azione, un esercizio organizzativo molto complesso, ma necessario per riportare i partiti a essere quello che erano: luoghi di confronto democratico sulle idee e sulla linea politica. Siamo molto felici di come è andato". Lo dice Carlo Calenda.
"Ringrazio tutti i militanti, gli iscritti, i garanti congressuali e le persone che in questi mesi si sono attivati per tenere viva e rendere più forte la nostra comunità", aggiunge il leader di Azione.
Sanremo, 15 feb. - (Adnkronos) - “Tradizione, italianità e vicinanza sono valori del Festival di Sanremo e anche di Generali che li applica nel quotidiano per essere partner dei nostri clienti e costruire insieme il loro futuro”. Lo ha detto Massimo Monacelli, General Manager di Generali Italia, dal famoso e ormai iconico ‘Balconcino’ dell’Agenzia di Sanremo “che idealmente rappresenta tutte le piazze, tutti i balconcini, tutti i luoghi dove tutta la nostra eccezionale rete di agenti opera tutti i giorni per progettare il futuro” con gli italiani". "Proprio “la rete di 2mila agenzie e 20mila colleghe e colleghi presenti sul territorio, è il cuore del nostro business - sottolinea Monacelli - È grazie a loro se riusciamo a tenere fede alla nostra ambizione, che è quella di essere ‘Partner di Vita’ delle persone, in ogni momento rilevante, accompagnandole, con la consulenza di valore, a fare scelte consapevoli e responsabili con l’obiettivo di proteggere il loro futuro e il futuro delle persone che stanno loro a cuore”.
Per il terzo anno consecutivo “siamo felicemente presenti a Sanremo” con vista sull’Ariston “perché vogliamo essere dove succedono le cose che contano - aggiunge Marco Oddone, Chief Marketing & Distribution Officer di Generali Italia - Milioni di persone seguono Sanremo ogni sera e noi vogliamo essere vicini agli Italiani, nei vari momenti di vita, anche in un momento leggero, come si vede nello spot che abbiamo lanciato in questa occasione: mentre ‘tutti cantano Sanremo’, ci sono persone che prendono decisioni importanti della loro vita e noi, con i nostri agenti siamo loro vicini”. Con Sanremo “è scoccata una vera e propria scintilla - racconta Oddone - C’è una condivisione di valori: tradizione, passione, ma anche innovazione, con nuovi linguaggi dedicati a tutte le generazioni. Abbiamo raccontato il Festival con la voce di Caterina Ferioli, protagonista della nuova serie TV Belcanto, che è diventata portavoce di una prospettiva privilegiata sul Teatro Ariston attraverso i social, per coinvolgere ed entusiasmare persone di tutte le età. Un racconto a 360 gradi - conclude - da una prospettiva unica sull’Ariston al quale siamo molto felici di dare il nostro contributo”.
Generali ha partecipato anche al FantaSanremo con la lega #BalconcinoGenerali per accogliere tutte le persone che sceglieranno di giocare durante i giorni della kermesse all’iniziativa social più popolare, coinvolgente e divertente.
Torino, 15 feb. - (Adnkronos) - “Sui dazi la storia dimostra che fanno male a tutti, anche a chi li impone. Poi naturalmente colpiscono di più i paesi che hanno una forte capacità di esportazione, quindi può essere che l’Italia sia un pochino più colpita di altri Paesi come primo impatto. Ma non dimentichiamo che l’Italia ha sempre dimostrato una capacità molto elevata di riorientare le proprie esportazioni in funzione dell’andamento dai mercati e dei prezzi. Quindi io sono abbastanza ottimista sulla capacità dell’Italia di minimizzare o comunque contenere i danni che possano derivare da questa guerra delle tariffe che si preannuncia". Lo ha affermato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, a margine del congresso Assiom Forex in corso a Torino." Naturalmente - osserva - nessun paese riuscirà a sfuggire al fatto che una guerra delle tariffe fa sempre male a tutti".
Palermo, 15 feb. (Adnkronos) - Sono in corso verifiche dell'Ambasciata italiana a Bogotà sulla presunta morte del boss Giovanni Motisi, inserito nella lista dei latitanti mafiosi più pericolosi. La Procura di Palermo ha allertato i poliziotti del Servizio centrale operativo. A lanciare la notizia è il sito del giornale 'Gente'. Secondo il settimanale sarebbe morto di tumore in una clinica di Cali. Motisi aveva fatto perdere le sue tracce dal 1998.