L’estate del Cocoricò è finita, ma “la chiusura non è solo un danno economico enorme per noi, è soprattutto una resa generale al problema della droga”. All’indomani della decisione del questore di Rimini Maurizio Improta, parla uno dei cinque azionisti della discoteca di Riccione, Fabrizio De Meis. Il patron (dimissionario) del tempio del divertimento romagnolo in una conferenza stampa all’hotel Griffe di via Nazionale a Roma annuncia che verrà presentato un ricorso al Tar contro il provvedimento che impone lo stop provvisorio di quattro mesi, che arriva dopo la morte di un 16enne di Città di Castello, in provincia di Perugia, per overdose da ecstasy.
“Chiudere oggi il Cocoricò non serve a nulla, anche perché senza decisioni importanti per battere la cultura dello sballo, fatti luttuosi come quelli del sedicenne morto per ecstasy purtroppo continueranno ad accadere” continua il manager che avverte: “Duecento famiglie si ritroveranno senza lavoro e purtroppo tutti noi continueremo a non avere mezzi utili per battere la logica dello sballo, logica che il Cocoricò ha sempre tentato di battere, favorendo un divertimento sano e sicuro”. De Meis ha calcolato che la decisione della questura costerà “una perdita di utili per 1,5-2 milioni”.
Video di Mauro Episcopo
De Meis ricorda le iniziative del locale contro la droga: “Poco tempo fa abbiamo proposto, anche nel corso di un’iniziativa parlamentare, di approvare una normativa che prevedesse l’applicazione di un Daspo per chi avesse spacciato o usato droghe e l’utilizzo di un tampone all’ingresso dei locali per verificare che gli avventori non avessero già assunto droghe”.
Anche il dj internazionale Claudio Coccoluto, che due volte all’anno è ospite della discoteca, è convinto che “la chiusura non risolve nulla”. “Non credo – dice il dj all’Ansa – che uno spacciatore sia affezionato al Cocoricò e ora che è chiuso decida di mettersi in pensione: cercherà altri posti e li troverà. Si sta puntando l’indice contro il soggetto più semplice da colpevolizzare, e cioè una discoteca, ma lo spaccio avviene nei posti più disparati. Io credo che le operazioni di contrasto alla vendita di stupefacenti debbano avvenire in un altro modo e in un’altra scala”.
Anche la politica interviene sulla vicenda. “E’ una follia tutta italiana la chiusura del Cocoricò per 4 mesi sancita dal questore Maurizio Improta – commenta la deputata di Forza Italia Daniela Santanchè – Quanto accaduto al giovane Lamberto è scioccante e ribadisco la mia ferma vicinanza alla famiglia. Ma credere di portare avanti una ferrata lotta alle droghe uccidendo lo spirito di fare impresa in Italia, un Paese già profondamente in ginocchio per via di un governo che asseconda capricci e volontà della Germania, è fuor di logica. Praticamente come fare harakiri”.
“La chiusura della discoteca Cocoricò di Riccione sia l’occasione per fermarsi a riflettere sulla necessità di mettere in campo strumenti adeguati per contrastare il consumo di droghe da parte dei minori: ci troviamo di fronte a un quadro allarmante, con un numero crescente di giovani che nel nostro Paese abusano di sostanze stupefacenti per colmare il vuoto esistenziale” dichiara invece la deputata del Pd e responsabile nazionale del partito per l’infanzia e l’adolescenza, Vanna Iori.
Per il senatore (Ap-Ncd) Carlo Giovanardi la decisione del questore è “giustissima”, “uomini di governo, parlamentari e opinionisti – aggiunge – devono smetterla di diffondere messaggi ai giovani che sballo”.