Non voleva né invecchiare né diventare un peso per la sua famiglia. In più, il timore di non potere più badare a se stessa, nonostante fosse sana e non assumesse farmaci, ha portato Gill Pharaoh, ex infermiera inglese di 75 anni, a programmare il suo suicidio assistito, che ha avuto luogo lo scorso 21 luglio in Svizzera.
Ad accompagnarla nella clinica specializzata a Basilea è stato John Southall, suo compagno da 25 anni, che ai quotidiani inglesi ha spiegato come la donna da tre anni stesse raccogliendo informazioni su come procedere. In particolare, Pharaoh era una supporter di Society for Old Age Rational Suicide (Soars), il gruppo fondato da quello che veniva chiamato Oltremanica il ‘dottor morte’, Michael Irwin, che ha aiutato decine di persone a trovare l’aiuto che volevano nell’interrompere la propria esistenza.
Madre di Caron e Mark, Gill aveva paura, in particolare, di incappare in un ictus, cosa che era successa a un suo amico, riducendolo in uno stato semi-vegetativo. “Non credo che la vecchiaia sia divertente – ha dichiarato la donna al tabloid inglese poco prima di partire per la Svizzera – sono arrivata in cima alla collina e non credo che d’ora in poi andrà meglio. Ho badato a persone anziane per tutta la mia vita e mi sono sempre detta: io non lo diventerò”. Ha spiegato di avere perso entusiasmo nelle sue passioni quotidiane, dai viaggi alla cucina, fino al giardinaggio. Precisava di non essere depressa, non voleva diventare un peso per i suoi figli o avere un infermiere che dovesse assisterla giorno e notte: personale che, peraltro, ricordava “è spesso sfruttato, malpagato e poco preparato, senza prospettive di sviluppare una carriera”.
Si stima che almeno 250 britannici siano ricorsi all’eutanasia in Svizzera dal 2003. Per quanto riguarda l’Italia, i numeri sono anche più alti: secondo l’associazione Exit Italia, almeno 3 italiani al mese si rivolgono alle strutture elvetiche.