Matteo Renzi sblocca i primi 2,2 miliardi del piano per la banda ultralarga presentato a marzo. Nel giorno del primo incontro con Vincent Bolloré, il nuovo azionista di riferimento di Telecom Italia, il premier ha infatti annunciato che il Cipe “ha staccato un assegno, il primo” per avviare la realizzazione della nuova rete in fibra nelle aree a fallimento di mercato. “A questo punto, per gli operatori di telefonia non c’è altro da fare che mettersi in gioco”, ha aggiunto Renzi ricordando come si tratti di un cospicuo finanziamento all’interno di un piano di investimenti che “vale 12 miliardi: 5 privati, 7 pubblici”. Quindi, “già entro l’autunno si potranno aprire le prime gare Infratel” come ha spiegato il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, subito dopo l’annuncio dello sblocco dei fondi.
Se però da un lato, il governo velocizza i tempi degli investimenti, dall’altro l’esecutivo apre la corsa dell’accaparramento ai fondi pubblici bypassando la discussione sulla bozza di decreto comunicazioni in cui erano previste rigide regole sui potenziali beneficiari dei fondi previste nella bozza del giugno. Con il risultato che l’operazione rischia di favorire indirettamente l’ex monopolista Telecom Italia, che si è aggiudicato, finora, tutti i bandi di gara di Infratel per lo sviluppo e la diffusione delle banda ultralarga in Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.
Nella bozza, condivisa a giugno da governo, Mise e la Cassa Depositi e Prestiti dell’allora presidente Franco Bassanini c’erano infatti due passaggi che avrebbero messo nell’angolo Telecom. Il primo prevedeva l’assegnazione preferenziale dei fondi pubblici ad aziende focalizzate sul business dell’infrastruttura come ad esempio la società delle reti proposta da Bassanini. Il secondo punto era di tipo più tecnico e riguardava la possibilità di arrivare all’obiettivo di 100 megabit per secondo “simmetrici”, cioè con la stessa velocità in ingresso e in uscita dei dati come nel caso della fibra fino a casa dell’utente e non di quella fino all’armadietto di strada preferita da Telecom.
Con lo sblocco dei fondi Cipe, senza le limitazioni imposte dal Dl comunicazioni, i vincoli si assottigliano all’interno di un piano in cui il sistema di controlli e sanzioni non è efficiente. Forse anche di questo avranno parlato a palazzo Chigi Bolloré e Renzi nel loro primo incontro. Secondo indiscrezioni di palazzo, il finanziere bretone ha ribadito l’intenzione di essere un azionista “non ostile” e di lungo periodo. Quello che ci vuole, insomma, per garantire investimenti di lungo periodo come quelli in infrastrutture.