Ha preparato un dossier di denuncia sui mega stipendi di un gruppo di dirigenti Cisl. E l’iniziativa gli è costata l’espulsione. I veleni sulle buste paga non sono una novità nel sindacato bianco, il cui ex leader Raffaele Bonanni si è dimesso lo scorso anno dopo che un documento interno aveva rivelato come a ridosso della pensione gli fosse stato aumentato in modo vertiginoso lo stipendio gonfiando di conseguenza l’assegno previdenziale. E proprio dal problema del cumulo tra pensioni e retribuzione, scrive Repubblica, nasce l’ultimo caso. Un iscritto in pensione, Fausto Scandola, ha messo nero su bianco e girato via mail a tutti i membri del Consiglio generale della Cisl il contenuto dei Cud di un nutrito gruppo di dirigenti.
Dentro ci sono tra le altre le retribuzioni cumulate a pensioni del presidente dell’Inas Cisl Antonino Sorgi (256mila euro lordi), del segretario generale nazionale Fnp Cisl Ermenegildo Bonfanti (225mila euro in un anno), del numero uno della Fisasact Cisl Pierangelo Raineri (237mila euro annui) e dell’ex presidente del Caf Cisl Valeriano Canepari, che arriva a quota 289.241 euro sommando il compenso da capo della unione sindacale regionale dell’Emilia Romagna al trattamento Inps. Nella missiva, Scandola sottolinea che alla luce di questi numeri “incompatibili” con la situazione economica degli associati serve “un ricambio vero” dei dirigenti. E conclude chiedendo le dimissioni del segretario generale Annamaria Furlan. Poco dopo lo sfogo, però, il pensionato ha ricevuto dalla confederazione una raccomandata con cui gli viene notificata l’espulsione.
Il tutto proprio mentre il sindacato cattolico varava un nuovo regolamento presentato dalla segreteria generale che fissa regole precise sugli stipendi e prevede la decadenza dall’incarico per chi non si adegua. “Saranno escluse d’ora in poi le possibilità di cumulo delle indennità”, spiega Furlan al quotidiano di largo Fochetti. “Abbiamo imboccato la strada della trasparenza e la completeremo con l’assemblea di organizzazione di novembre”. Quanto all’allontanamento di Scvandola, “è stata decisa dalla nostra magistratura interna che è autonoma nelle sue scelte. Non sono tanto decisive le offese personali che mi sono state rivolte nella lettera che mi ha inviato ma la scelta di far circolare quel documento in questo modo gettando discredito sull’organizzazione”.