Correggere l’Italicum con il premio alla coalizione e non alla lista per avere in cambio l’appoggio di Forza Italia, e perché no della minoranza Pd, alla riforma costituzionale. La tentazione estiva l’ha messa sul tavolo il senatore azzurro Paolo Romani in vista di un ipotetico patto del Nazareno bis tra Renzi e Berlusconi: “Sta al leader Pd”, ha detto a Repubblica il capogruppo di Fi al Senato, “riaprire in minima parte il cantiere della riforma costituzionale e ripensare l’Italicum”. Il presidente del Consiglio smentisce categoricamente le ricostruzioni sull’argomento che dice sono “destituite di fondamento”, ma nel gioco agostano della ricerca dei numeri a Palazzo Madama le provocazioni arrivano da più parti.
Anche la minoranza Pd non si tira indietro. “Renzi non dovrebbe avere argomenti”, ha commentato l’ex presidente del partito Gianni Cuperlo a Repubblica, “per non essere d’accordo neanche sulla legge elettorale. Oggi siamo in una dinamica elettorale molto diversa dal 40 per cento delle Europee. Ci sono state le Regionali…”. Come a dire: l’Italicum forse poteva favorire il Pd renziano degli inizi, quello dei consensi record, ma non quello del post regionali. Troppe le incognite con il ballottaggio, dall’effetto Salvini a quello Grillo. E proprio per questo, dice Cuperlo, perché non pensare a rimettere mano alla legge elettorale?
Renzi nega e smentisce. Nelle notizie lasciate filtrare ai giornali ribadisce che lui pensa al governo, è tranquillo su quello che succederà a Palazzo Madama e senza particolari preoccupazioni. Intanto però i suoi, dal vicesegretario Lorenzo Guerini al capogruppo alla Camera Ettore Rosato, vanno in giro a chiedere approfondimenti politici con Forza Italia per riprendere un “legame che serve al Paese”. I numeri di fatto non ci sono se la grande coalizione dei contrari al ddl Boschi saprà trovare un’intesa sulle migliaia di emendamenti presentanti al testo.
Forza Italia per il momento sta a guardare e lancia segnali: “Vorremmo essere messi nelle condizioni”, ha detto Romani, “di partecipare al referendum del prossimo anno invitando gli italiani a votare sì a un impianto delle riforme largamente condiviso dalle forze più importanti e responsabili del Paese. Ma in queste condizioni deve metterci Renzi”. Tra i paletti degli azzurri ci sarebbe anche l’elezione diretta di Palazzo Madama, anche se su questo punti il presidente del Consiglio si rifiuta di mediare. “La Costituzione deve essere chiara e tangibile. Introdurre il Senato elettivo non è un tecnicismo, né un espediente per perdere tempo. È un passaggio fondamentale”. Al momento, ha concluso, “non c’è un tavolo aperto. Il Nazareno non esiste più. Si è chiusa una fase, ma questo non implica che alle regole non si possa riprendere a lavorare insieme. E in questo caso è Renzi a chiudere le porte”.