Caos parlamentare in Grecia a poche ore dal voto del Parlamento sul secondo pacchetto di prerequisiti per la concessione degli 86 miliardi da parte della troika. La giornata di oggi è stata caratterizzata da un aspro scontro in commissione tra gli scissionisti syrizei e il gruppo che fa riferimento al premier Tsipras che chiede passaggi parlamentari rapidi, per consentire già domani all’Eurogruppo di sbloccare gli aiuti.
Insulti e bagarre nel corso della riunione delle commissioni parlamentari di questa mattina. Il cerino è stato l’intervento della presidente del Parlamento Zoì Konstantopoulou, integralista anti troika, contro l’offensiva a tutto campo lanciata dal ministro delle finanze Euclid Tsakalotos che si è scagliato contro “le Cassandre e i professionisti che mirano ad erodere il tempo”. Per questo la presidente lo ha accusato di voler influenzare le dichiarazioni di voto. A quel punto altri deputati hanno tentato di entrare in aula dove c’erano solo quelli delle commissioni pertinenti, rischiando lo scontro fisico. Entro questo pomeriggio si deciderà se la votazione potrà protrarsi per tutta la notte come chiede il premier o dovrà essere rimandata a domani, così come osservato ieri dalla stessa Kostantopoulou, accusata per questo di fare ostruzionismo ai lavori parlamentari. Contro di lei si muove il partito centrista Potami, guidato dal giornalista televisivo Stavros Theodorakis, che annuncia una mozione per farla decadere dalla sua carica.
Altra dichiarazione di guerra, in questo clima da redde rationem, è quella che giunge dall’ex ministro dell’energia Panagiotis Lafazanis, attorno al quale si muove il cenacolo culturale di Iskra. Chiede apertamente di votare no al nuovo memorandum e al contempo una “mobilitazione popolare in tutto il paese” per la costituzione di un nuovo soggetto politico di cui in molti vedono nell’ex ministro Yanis Varoufakis il nuovo frontman, così come si dice già da alcune settimane.
“La firma di un nuovo Memorandum da parte di un governo che è stato eletto per abolire i due precedenti – osserva sferzante Lafazanis – è uguale ad un disastro per il popolo greco e per la democrazia. Il nuovo memorandum significa ancora più austerità, contrazione dei diritti e perpetuazione del regime di sottomissione del Paese”. La lotta contro il nuovo Memorandum inizia ora, aggiunge aprendo ad un nuovo contenitore post Syriza, con la “mobilitazione di cittadini anti troika in ogni angolo del paese”. E ancora: “Per sviluppare e vincere questa battaglia, è necessario orientare l’organizzazione popolare a tutti i livelli e in tutti i settori sociali”. E’ la ragione per cui invita “l’establishment politico e sociale ellenico ad un vasto movimento a livello nazionale per creare comitati di lotta contro il nuovo protocollo d’intesa”. Un movimento che sia “unitario e che rispecchi le aspirazioni del popolo per la democrazia e la giustizia sociale, quella stessa lotta che ha portato al trionfo referendario del 5 luglio”.
Altro segnale che non fa allontanare l’ombra di elezioni anticipate, ma non in autunno così come annunciato la settimana scorsa dalla speaker del governo, Olga Gerovassili, ma già il 20 settembre, dal momento che il voto di stanotte probabilmente scriverà la parola fine sull’unità di Syriza e del primo governo di sinistra della storia greca.
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