La ripresa continua, ma resta flebile. Nel secondo trimestre dell’anno il Pil italiano è cresciuto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, quando l’economia della Penisola è uscita dalla recessione più lunga dal Dopoguerra registrando un +0,3%. Il dato, diffuso dall’Istat, è in linea con le attese della maggior parte degli analisti. Rispetto allo stesso periodo del 2014, la crescita è stata dello 0,5%. Il lieve aumento, si legge nel comunicato dell’istituto di statistica, è stato determinato da una diminuzione del valore aggiunto dell’agricoltura, un aumento di quello dei servizi e una variazione nulla dell’industria. Sul fronte della domanda, un contributo positivo è arrivato dai consumi nazionali, mentre la componente estera (export) ha pesato in negativo.
In questo momento la variazione acquisita, vale a dire la crescita che si registrerebbe se di qui a fine anno nulla cambiasse, è di un +0,4%. La previsione del governo, su cui sono basate le proiezioni del Documento di economia e finanza e su cui si incardinerà la prossima legge di Stabilità, è che nel 2015 il Paese registri un progresso dello 0,7%. Stima peraltro condivisa dallo stesso istituto di statistica, dalla Banca d’Italia e dal Fondo monetario internazionale.
Per il ministero dell’Economia “il Paese deve fare meglio” – Il Tesoro ha commentato sottolineando che il risultato corrisponde alle attese e la “programmazione finanziaria del governo è basata su stime affidabili”. “Dopo 13 trimestri consecutivi di calo tendenziale abbiamo 2 trimestri di crescita”, fanno sapere fonti del ministero. Ma “il paese può e deve fare di meglio: riforme strutturali e politica economica favoriranno accelerazione“.
Confindustria delusa: “Non c’è ripartenza” – E’ di delusione invece la reazione del leader degli industriali Giorgio Squinzi. “Purtroppo è la conferma che non c’è una ripartenza vera”, ha detto il presidente di Confindustria intervistato da Affaritaliani.it. “Speriamo, speriamo fortemente” che la seconda parte dell’anno “vada meglio. Altrimenti sono guai”. Colpa, per Squinzi, di “tutte le complicazioni burocratico-amministrative” e “in più tutti i problemi che abbiamo senza fare le riforme”.
Germania in frenata, Francia ferma – Sotto le attese i dati di crescita di Germania e Francia per il secondo trimestre, resi noti sempre venerdì. Il prodotto interno tedesco segna un rialzo dello 0,4%, secondo l’istituto nazionale di statistica. Le previsioni erano per una crescita dello 0,5%. A pesare la crisi greca e il rallentamento della Cina. L’economia francese, secondo i dati usciti dall’Ufficio di statistica di Parigi, è invece in stagnazione: Pil invariato, dopo che nel primo trimestre era creciuto dello 0,7%. Il dato è inferiore alle stime degli analisti, che erano del +0,2%. Rispetto al secondo trimestre 2014 il Paese segna +1%. Per quanto riguarda l’intera Ue a 28, secondo l’Eurostat nel secondo trimestre il Pil è salito dello 0,4% sul trimestre precedente e dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2014. Il dato è uguale a quello registrato nei primi tre mesi dell’anno.