E’ già finita l’avventura di Vincenzo Nibali alla Vuelta di Spagna 2015. Il siciliano della Astana è stato espulso dalla corsa al termine della tappa di domenica, la seconda del programma, 158.7 km con partenza da Alhaurin de la Torre ed arrivo a Caminito del Rey, per essersi fatto trainare dall’ammiraglia. “Per quello che è successo chiedo veramente a tutti scusa, per chiunque sia indignato o vergognato per me” ha scritto l’atleta siciliano su Facebook 24 ore dopo.
La giuria ha deciso di sanzionare l’azzurro perché si è attaccato all’ammiraglia mentre cercava di recuperare terreno dopo la maxi caduta che lo ha visto coinvolto a circa 28 km dal traguardo. Nibali era riuscito poi a rientrare in gruppo. La scena, immortalata dalle immagini riprese dall’elicottero, non è sfuggita alla giuria e il presidente Bruno Valcic ha comunicato in serata l’esclusione di Nibali dalla corsa. “Nel video si vede chiaramente che afferra la macchina per qualche centinaio di metri, per cui la sanzione è chiara”, ha spiegato. Espulso anche il direttore sportivo del team, Alexander Shefer, alla guida dell’ammiraglia. La Astana potrà quindi avere solo un’ammiraglia nel prosieguo della corsa.
“Quello che è successo succede in ogni gara – scrive Nibali sul suo profilo Facebook – ciò non significa che non è sbagliato e devo restare impunito!!! Io avrei pensato a una multa salata da pagare e a una penalizzazione come si usa fare per restare fuori classifica!!! Avrei accettato anche una penalità di dieci minuti!!”. Il vincitore del Tour de France 2014 risponde alle critiche che subito gli sono piovute addosso: “Per una trainata di 150 metri molti sono pronti a gettare del fango: ‘è rientrato perché si è attaccato’ ma nessuno sottolinea che è caduto ed è stato attaccato, è andato da solo all’inseguimento contro 18 corridori che spingono a tutta davanti!! No signori nel ciclismo la corsa è corsa nessuno ti aspetta!! Nel ciclismo episodi come questi ce ne sono molti a maggior ragione dopo una caduta!!”.
Poi lo “Squalo dello Stretto” spiega il perché di quello “sbaglio”: “Dopo un anno andato male per mille motivi arrivo alla Vuelta con la voglia di riscatto da una stagione infame, mi ritrovo alla prima tappa scusate l’espressione con il culo per terra, ti rialzi aiutato da un compagno sperando di non esserti fatto male, ti guardi le ferite lasciate addosso dall’asfalto rovente e cerchi la tua bici che è andata distrutta, panico e caos nel gruppo, tardo a partire …tanto… Troppo al punto che quando risalgo sulla mia bici ho un ritardo di 1’20”, mi fiondo all’inseguimento senza paura, senza acqua, da solo, piano piano guadagno terreno e trovo i miei compagni che mi aspettano lungo la strada, con la mia testa che pensa che devo andare e devo rimanere davanti in corsa per quelle persone che mi guardano, per quelle che mi amano, per mia moglie, mia figlia e per quelli che si staranno domandando come sto, vado avanti per far vedere che non mi sono fatto niente, fino a quello sbaglio che mi costa caro”.