
So di dire una cosa ovvia, ma per tutelare l’ambiente un Paese deve avere delle buone leggi e un efficiente apparato di applicazione e di controllo.
Delle leggi abbiamo già più volte parlato ed è inutile riaprire la polemica sui cosiddetti “ecoreati“.
Quello che, invece, sta passando sotto silenzio è l’assurdo tentativo in atto di sopprimere il Corpo Forestale dello Stato (Cfs) e cioè l’unico[1] corpo nazionale di polizia giudiziaria specializzato, anche con proprie strutture tecniche, in settori delicatissimi e fondamentali quali la tutela dell’ambiente, del patrimonio boschivo e degli animali, la lotta all’abusivismo, il rispetto della convenzione Cites sulle specie protette, le indagini sugli incendi boschivi ecc.; una competenza che si acquisisce dopo anni di duro lavoro ed apprendimento con corsi tenuti dai migliori esperti nazionali e con l’esperienza quotidiana sul territorio[2]. A tal punto che recentemente erano stati costituiti, con ottimi risultati, nuclei del Cfs all’interno delle Procure della Repubblica, alle dirette dipendenze dell’Autorità giudiziaria.
Ma allora perché sopprimerlo? E a chi giova la sua soppressione? Ma soprattutto: perché, con pochissime eccezioni, questo fatto gravissimo sta passando sotto silenzio? Dove sono tutti quei parlamentari e quelle associazioni che hanno rivendicato la “svolta storica” degli “ecoreati” ed hanno promesso “da oggi mai più Terra dei fuochi”, adesso che si sta eliminando, zitti zitti, il più importante (insieme al Noe dei Carabinieri) strumento operativo per l’applicazione ed il controllo della normativa ambientale? Perché nessuno organizza petizioni e sit-in in Parlamento?
In realtà, la soppressione del Cfs sembra funzionale a chi ritiene che la tutela dell’ambiente possa essere sacrificata sull’altare della crisi economica ed occupazionale per promuovere la “crescita”.
La stessa logica, peraltro, che, già nel 2012, spinse il governo dei Professori ad inserire nel decreto legge n. 5 del 9 febbraio un ineffabile art. 14, intitolato “Semplificazione dei controlli sulle imprese”, la cui ratio dichiarata era di limitare al massimo i controlli sulle imprese al fine di recare alle stesse “il minore intralcio” possibile; raggiungendo l’apice quando stabiliva che i controllori devono adeguarsi al principio di “collaborazione amichevole con i soggetti controllati al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità” (principio fortunatamente soppresso dalla legge di conversione). Ma il messaggio agli organi di controllo pubblico è rimasto: in questo momento di difficoltà economica, le imprese devono essere lasciare in pace e meno controlli si fanno meglio è. Tanto è vero che lo stesso articolo, nella stesura definitiva, non invitava le imprese a collaborare con i controllori pubblici, ma si rivolgeva a questi ultimi affinché fossero loro a “collaborare” con gli imprenditori, senza dire come.
Oggi, più direttamente, si sopprimono i controllori pubblici.
Fortunatamente, come di recente sul suo sito ha rilevato Maurizio Santoloci, se si interviene subito c’è ancora un certo spazio di manovra per evitare questo disastro.
Infatti, la legge non decreta tassativamente la soppressione del Cfs ma, sotto il titolo “Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato“, demanda ad un decreto governativo delegato il compito di “riordino delle funzioni di polizia di tutela dell’ambiente, del territorio e del mare, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, conseguente alla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento del medesimo in altra Forza di polizia, ferme restando la garanzia degli attuali livelli di presidio dell’ambiente, del territorio e del mare e della sicurezza agroalimentare e la salvaguardia delle professionalità esistenti, delle specialità e dell’unitarietà delle funzioni da attribuire, assicurando la necessaria corrispondenza tra le funzioni trasferite e il transito del relativo personale“.
Si parla cioè solo di “riorganizzazione” e di “eventuale” assorbimento del Cfs in altra Forza di polizia.
E’, quindi, ancora possibile, se l’assorbimento è solo “eventuale”, evitare la soppressione del Cfs provvedendo ad una sua riorganizzazione funzionale, possibilmente in sintonia con il Noe dei CC., ma senza alcun assorbimento.
Sarebbe certamente un bel segnale per il popolo inquinato.
[1] Ovviamente, non va dimenticato che esiste e fa anch’esso un prezioso lavoro, anche il Noe (Nucleo Operativo Ecologico) dei CC. ma si tratta di uno specifico nucleo inserito nel contesto dell’Arma dei carabinieri, con competenze solo sulla normativa ambientale
[2] Il Cfs non ha niente a che vedere con gli operai “forestali” delle Regioni anche se qualcuno continua a fare confusione
Gianfranco Amendola
Ex magistrato, esperto in normativa ambientale
Ambiente & Veleni - 25 Agosto 2015
Corpo forestale dello Stato, a chi giova sopprimerlo?
So di dire una cosa ovvia, ma per tutelare l’ambiente un Paese deve avere delle buone leggi e un efficiente apparato di applicazione e di controllo.
Delle leggi abbiamo già più volte parlato ed è inutile riaprire la polemica sui cosiddetti “ecoreati“.
Quello che, invece, sta passando sotto silenzio è l’assurdo tentativo in atto di sopprimere il Corpo Forestale dello Stato (Cfs) e cioè l’unico[1] corpo nazionale di polizia giudiziaria specializzato, anche con proprie strutture tecniche, in settori delicatissimi e fondamentali quali la tutela dell’ambiente, del patrimonio boschivo e degli animali, la lotta all’abusivismo, il rispetto della convenzione Cites sulle specie protette, le indagini sugli incendi boschivi ecc.; una competenza che si acquisisce dopo anni di duro lavoro ed apprendimento con corsi tenuti dai migliori esperti nazionali e con l’esperienza quotidiana sul territorio[2]. A tal punto che recentemente erano stati costituiti, con ottimi risultati, nuclei del Cfs all’interno delle Procure della Repubblica, alle dirette dipendenze dell’Autorità giudiziaria.
Ma allora perché sopprimerlo? E a chi giova la sua soppressione? Ma soprattutto: perché, con pochissime eccezioni, questo fatto gravissimo sta passando sotto silenzio? Dove sono tutti quei parlamentari e quelle associazioni che hanno rivendicato la “svolta storica” degli “ecoreati” ed hanno promesso “da oggi mai più Terra dei fuochi”, adesso che si sta eliminando, zitti zitti, il più importante (insieme al Noe dei Carabinieri) strumento operativo per l’applicazione ed il controllo della normativa ambientale? Perché nessuno organizza petizioni e sit-in in Parlamento?
In realtà, la soppressione del Cfs sembra funzionale a chi ritiene che la tutela dell’ambiente possa essere sacrificata sull’altare della crisi economica ed occupazionale per promuovere la “crescita”.
La stessa logica, peraltro, che, già nel 2012, spinse il governo dei Professori ad inserire nel decreto legge n. 5 del 9 febbraio un ineffabile art. 14, intitolato “Semplificazione dei controlli sulle imprese”, la cui ratio dichiarata era di limitare al massimo i controlli sulle imprese al fine di recare alle stesse “il minore intralcio” possibile; raggiungendo l’apice quando stabiliva che i controllori devono adeguarsi al principio di “collaborazione amichevole con i soggetti controllati al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità” (principio fortunatamente soppresso dalla legge di conversione). Ma il messaggio agli organi di controllo pubblico è rimasto: in questo momento di difficoltà economica, le imprese devono essere lasciare in pace e meno controlli si fanno meglio è. Tanto è vero che lo stesso articolo, nella stesura definitiva, non invitava le imprese a collaborare con i controllori pubblici, ma si rivolgeva a questi ultimi affinché fossero loro a “collaborare” con gli imprenditori, senza dire come.
Oggi, più direttamente, si sopprimono i controllori pubblici.
Fortunatamente, come di recente sul suo sito ha rilevato Maurizio Santoloci, se si interviene subito c’è ancora un certo spazio di manovra per evitare questo disastro.
Infatti, la legge non decreta tassativamente la soppressione del Cfs ma, sotto il titolo “Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato“, demanda ad un decreto governativo delegato il compito di “riordino delle funzioni di polizia di tutela dell’ambiente, del territorio e del mare, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, conseguente alla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento del medesimo in altra Forza di polizia, ferme restando la garanzia degli attuali livelli di presidio dell’ambiente, del territorio e del mare e della sicurezza agroalimentare e la salvaguardia delle professionalità esistenti, delle specialità e dell’unitarietà delle funzioni da attribuire, assicurando la necessaria corrispondenza tra le funzioni trasferite e il transito del relativo personale“.
Si parla cioè solo di “riorganizzazione” e di “eventuale” assorbimento del Cfs in altra Forza di polizia.
E’, quindi, ancora possibile, se l’assorbimento è solo “eventuale”, evitare la soppressione del Cfs provvedendo ad una sua riorganizzazione funzionale, possibilmente in sintonia con il Noe dei CC., ma senza alcun assorbimento.
Sarebbe certamente un bel segnale per il popolo inquinato.
[1] Ovviamente, non va dimenticato che esiste e fa anch’esso un prezioso lavoro, anche il Noe (Nucleo Operativo Ecologico) dei CC. ma si tratta di uno specifico nucleo inserito nel contesto dell’Arma dei carabinieri, con competenze solo sulla normativa ambientale
[2] Il Cfs non ha niente a che vedere con gli operai “forestali” delle Regioni anche se qualcuno continua a fare confusione
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La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
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A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
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Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Ofri Bibas, sorella dell'ostaggio liberato Yarden Bibas, ha criticato duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonché i notiziari, gli utenti dei social media e i diplomatici pubblici, per aver descritto in dettaglio, contro la volontà della famiglia, gli omicidi avvenuti durante la prigionia della moglie di Yarden, Shiri, e dei suoi figli piccoli Ariel e Kfir. Pubblicare tali informazioni nonostante le ripetute richieste della famiglia è stato "un abuso fine a se stesso nei confronti di una famiglia che ha attraversato 16 mesi di inferno e che deve ancora affrontare il peggio", ha sritto Ofri Bibas su Facebook.
Netanyahu ha descritto l'omicidio dei ragazzi in modo molto dettagliato in un discorso tenuto davanti all'America Israel Public Action Committee e, mentre teneva in mano una foto delle vittime, durante una cerimonia militare tenutasi ieri, in seguito alla quale, la famiglia Bibas ha inviato una lettera di diffida a Netanyahu e ad altri uffici governativi, chiedendo loro di smettere di pubblicare dettagli non approvati sugli omicidi, riporta il sito di notizie Ynet.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Questa decisione lacera l'indipendenza di una stampa libera negli Stati Uniti". Lo ha detto il presidente della White House Correspondents' Association Eugene Daniels, criticando l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver affermato che d'ora in poi sarà lei stessa a decidere quali giornalisti potranno seguire gli eventi della Casa Bianca. "In un paese libero, i leader non devono scegliere le testate" da accreditare, ha aggiunto.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.