Marò Slug è un videogame realizzato da due giovani sviluppatori italiani, Antonio Del Maestro ed Emiliano Negri (nella foto) che gioca a riportare a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, facendoli evadere da una prigione indiana. Il videogame è ispirato a Metal Slug, che fece furore nelle sale giochi a cavallo fra anni novanta e terzo millennio. A differenza della versione originaria, targata SNK Playmore come la rivisitazione, la scelta dei personaggi si limita però a Big Round (Girone) e The Tower (Latorre).
I due si fanno largo a colpi di mitra tra un’infinità di indiani seminudi decisi a rispedirli in gattabuia; fanno da sfondo alle imprese dei due fucilieri un sottomarino arenato, che mostra la scritta “Ridateceli”, e l’inno di Mameli. Al suo lancio il videogioco, duramente attaccato da più parti, è stato preso d’assalto dal popolo della rete. Il sito predisposto ha superato quota 300mila giocatori in soli quattro giorni, ed è anche nulla al confronto dell’eco suscitata dal videogame sul web. Qui le cifre, grazie anche alla spinta dei social network, sono da capogiro.
Abbiamo fatto qualche domanda ai due giovani “creativi”, anche per capire un po’ di più delle loro reali intenzioni.
Vi aspettavate questo successo?
Eravamo certi che il gioco avrebbe funzionato, ma non ci aspettavamo i risultati ottenuti. Su Facebook le condivisioni sono arrivate a 33mila e su Twitter l’hashtag #MaroSlug ha raggiunto una portata potenziale di 1,5 milioni di utenti; numeri cui bisogna aggiungere le oltre 75.000 notizie giornalistiche che hanno parlato del gioco. Un risultato, già di per sé straordinario, che deve in più tener conto della trasversalità dei soggetti che hanno fatto di Marò Slug oggetto della loro attenzione.
Numeri importanti che non vi hanno però fruttato nulla, data l’assenza di pubblicità sul sito. Quantifichiamo i mancati introiti?
Abbiamo deciso di non guadagnarci per due motivi: il primo di ordine etico, perché non vogliamo lucrare sulla vicenda; il secondo di ordine più meramente tecnico, perché i diritti d’autore sulla grafica del gioco appartengono alla SNK Playmore. In 48 ore, comunque, potevamo guadagnare quanto avremmo guadagnato in diversi mesi di lavoro da precari.
Con il successo, però, sono arrivate anche le critiche…
Eravamo sicuri di alcune prese di posizione di esponenti del mondo politico (da Elio Vito a Ignazio La Russa), ma l’interessamento del governo non era nei nostri calcoli.
Un interessamento che avrebbe potuto portare alla messa al bando del videogioco, come caldeggiato da Domenico Rossi, sottosegretario alla Difesa, che l’ha definito un’“operazione speculativa”
La sensazione è che si sia voluto prendere il videogioco a pretesto per poter dire qualcosa sulla vicenda dei marò. Diversamente, se ci fosse stato un intervento “serio” del Governo, il gioco sarebbe stato rimosso o oscurato in pochissimi minuti. Marò Slug, in ogni caso, è un videogioco e nient’altro. Facendo i dovuti distinguo, molti di quelli che si sono a suo tempo schierati con Charlie Hebdo per difendere la libertà di espressione oggi sembrano aver dimenticato quella loro scelta.
Abbiamo letto che il gioco è stato sviluppato in soli due giorni. È l’ennesima leggenda sui videogame?
Più esattamente in un giorno e mezzo. L’idea l’avevamo sviluppata un paio di settimane prima, ma abbiamo cominciato a lavorare in concreto a Marò Slug il 18 agosto e, nel pomeriggio del giorno seguente, il gioco era già on-line.
Nel videogioco i due marò evadono dalla prigione e imbracciano i fucili per tornare a casa. È una metafora per lasciar intendere che Latorre e Girone, in questa vicenda, devono cavarsela da soli?
Che abbiano un fucile in mano e scappino è funzionale alla meccanica del videogame, non c’è alcun messaggio nascosto a sostegno di soluzioni fuorilegge. Volevamo semmai fare uno sberleffo ai media e ai politici che hanno più volte sfruttato il tema dei marò per guadagnare utenti e ottenere consensi.
Il vostro videogioco è solo politicamente scorretto o pensate di aver dato voce a un sentimento diffuso tra gli italiani? E, comunque, non è un gioco un po’ pericoloso?
Da tempo la rete fa dell’umorismo sulla vicenda dei marò, senza per questo voler ridicolizzare i due militari italiani. Marò Slug si colloca sulla stessa scia. Non sarà politicamente corretto, d’accordo, ma ciò che è importante è che molti hanno capito e condiviso il contenuto di fondo del nostro messaggio. In rete si può (ancora) scherzare, su argomenti spinosi o spinosissimi, senza per questo dover assumere posizioni precise, e c’è una sufficiente consapevolezza che, in casi del genere, non si vuol far male a nessuno. Sui media tradizionali questo è molto più difficile, le cose vengono prese con troppa serietà e, fra una dietrologia e l’altra, si cercano spesso capri espiatori per poter sostenere tesi preconfezionate.
Per il prossimo videogame avete già in mente qualcosa?
Al momento no, ma non mancheranno certo occasioni per ricavare materia da altri eventi di cronaca.
Ma, alla fine, qual è il vostro giudizio sulla vicenda dei due fucilieri?
Non ci schieriamo. Siamo consapevoli di quanto sia delicata la situazione ma, allo stessso tempo, siamo convinti che la vicenda poteva essere gestita meglio dalle autorità italiane.