Cinquantuno cadaveri sono stati individuati nella stiva di un barcone blu diretto verso l’Italia e soccorso al largo della Libia da una unità svedese. Sul barcone viaggiavano altri 400 migranti che sono tratti in salvo. Secondo le prime informazioni raccolte dall’Ansa, la nave Poseidon aveva appena preso a bordo 130 migranti che erano su un gommone. E’ stata subito dopo dirottata dalla centrale della Guardia Costiera in direzione del barcone ed ha tratto in salvo 439 migranti. Alcuni marinai, saliti a bordo dell’imbarcazione su indicazione degli stessi migranti, hanno aperto la stiva ed hanno visto i cadaveri: i migranti sarebbero morti probabilmente per le esalazioni dei motori del barcone.

Sono circa 3mila i migranti salvati nella giornata di oggi, 26 agosto, poco meno di 1.900 i migranti soccorsi nella sola mattinata, nel Canale di Sicilia. Oltre ai 569 salvati nei due interventi della nave svedese Poseidon, altri 113 migranti che erano a bordo di un gommone parzialmente sgonfio sono stati presi a bordo dalla nave Fiorillo, della Guardia Costiera: tra loro un uomo in gravissime condizioni, che è morto poco dopo a bordo dell’imbarcazione della Marina. A nulla è valso l’intervento di un team medico di nave Aviere, della Marina Militare, che è salito su nave Fiorillo, ma ha solo potuto constatare il decesso del migrante.

Un altro intervento di soccorso è stato compiuto da un mercantile dirottato in direzione di un gommone, sul quale vi erano 225 migranti che sono stati tratti in salvo. Il mercantile sta ora facendo rotta verso le coste greche. Nave Phoenix ha completato un altro soccorso salvando 410 migranti: in direzione dell’unità sta ora navigando nave Grecale, della Marina Militare, con a bordo un team medico, il cui intervento è stato richiesto per assistere un migrante intossicato da monossido di carbonio che poi è morto (a questo si riferiscono le foto in pagina). Infine, Nave Bourbon Argos, di Medici senza Frontiere, ha recuperato 550 migranti in navigazione su un fatiscente gommone. E’ ora in corso un altro intervento di soccorso da parte di una nave della Guardia costiera islandese, inviata in direzione di un gommone a bordo del quale vi sarebbero oltre 500 migranti.

La notizia di altri morti in stiva arriva nel giorno in cui arrivano conferme sulla deriva e l’ulteriore salto degli scafisti nelle traversate nel Mediterraneo: cioè la chiusura in stiva di parte dei migranti. Da una parte parlano i migranti sbarcati a Pozzallo dopo il soccorso avvenuto nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. Dall’altra ci sono le dichiarazioni dei sopravvissuti della “strage di Ferragosto” agli atti dell’inchiesta: “Quelli bloccati nella stiva non potevano salire sul ponte esterno” e per costringerli l’equipaggio “faceva ricorso alla violenza, con calci, pugni e colpi di cinghia” anche se “solo provavano a uscire la testa dai boccaporti”. In quella tragedia 49 persone morirono per asfissia.

“Abbiamo sfondato la botola, altrimenti saremmo morti”
“Ci hanno chiusi nella stiva e quando abbiamo capito che potevamo morire soffocati abbiamo sfondato la botola per potere prendere aria e respirare…” raccontano oggi alcuni dei 350 migranti sbarcati a Pozzallo alla polizia che indaga. La squadra mobile di Ragusa, in collaborazione con carabinieri e guardia di finanza, ha fermato i due presunti scafisti: un tunisino e un marocchino. I migranti oltre a descrivere ed indicare, riconoscendo in foto i due scafisti, hanno riferito di “essere stati chiusi in stiva in oltre 200, mentre gli altri erano sopra coperta”. Quando la mancanza d’aria stava iniziando a far svenire qualcuno e gli altri ancora in forze hanno compreso che potevano morire, hanno sfondato la botola che era stata chiusa proprio per non farli uscire. “Soltanto in quel momento – hanno aggiunto i testimoni che erano chiusi nella stiva – abbiamo ripreso a respirare e nessuno è stato più male come prima”.

I due scafisti fermati sono un tunisino di 35 anni, Moktar Sadok, e un marocchino di 18, Mohamed Yousef, responsabili di “aver condotto una fatiscente imbarcazione in legno con a bordo 350 migranti, tutti in pericolo di vita”, soccorsi da nave Diciotti, che ha fatto incassare ai trafficanti libici circa 700mila dollari. Il tunisino, che svolgeva il ruolo di timoniere, ha ammesso le sue responsabilità: ha confessato che gli accordi con i libici erano quelli di ricevere 2.500 dollari al suo rientro, dopo che le autorità italiane lo avrebbero respinto. Parte dei migranti proveniente da regioni del Nord Africa verranno respinti alla frontiera per ordine del questore.

Strage di Ferragosto, in stiva in base a nazionalità
Anche i sopravvissuti della “strage di Ferragosto” hanno riconosciuto i trafficanti. Sono 8, tutti libici, con età tra i 16 e i 20 anni. Sono tutti in cella. L’inchiesta ha collegato la morte dei 49 migranti con l’assenza di aria all’interno della stiva le cui dimensioni, nella parte centrale, erano di circa 6 metri per 4, e alta 1,20 metri. Nella stiva, hanno accertato polizia e finanza, erano stati sistemati a forza solo uomini in base alla loro nazionalità: Bangladesh, Pakistan e per ultimi, a poppa, i sub-sahariani. Sul ponte erano stati sistemati siriani, libici e migranti del Maghreb, compresi donne e bambini.

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