Giurerà questa sera il primo premier donna della storia democratica greca, il presidente della Corte suprema Vassilikì Thanos, chiamata dal capo dello Stato Procopios Pavlopoulos a risolvere l’impasse politica nel Paese. Troppo complessa la matassa degli incarichi ai tre capi dell’opposizione (così come prevede la Costituzione ellenica) dopo le dimissioni di Alexis Tsipras. Nessuno è riuscito a formare un governo con le attuali forze in aula e così il mandato verrà consegnato nelle mani dell’esperto giudice. Il nuovo esecutivo durerà in carica un mese, al solo fine di condurre la Grecia alle urne il prossimo settembre (il 20 o il 27).
Secondo le prime indiscrezioni, i ministri tecnici sarebbero l’80% dei nuovi, come banchieri, tecnocrati e magistrati. Agli Esteri dovrebbe andare l’87enne Petros Molyviatis, uno stretto collaboratore di Kostantino Karamanlis, già ministro degli esteri nel 2012 sotto il governo tecnico Pikrammenos e anche dal 2004 al 2006. Tecnocrate di lungo corso, è diplomatico di carriera, e ha servito nella delegazione permanente della Grecia presso l’Onu a New York, e la Nato a Bruxelles. Ha anche lavorato nelle ambasciate greche di Mosca, Pretoria e Ankara.
Agli Interni il costituzionalista Antonis Manitakis e alle Riforme il professore Antonis Makridimitris. In forte dubbio la permanenza di Euclid Tsakalotos alle finanze, dal momento che si fa strada l’ipotesi che venga sostituito da George Chouliarakis, uno dei principali negoziatori del governo greco nelle consultazioni con i creditori in questa prima metà del 2015: sarebbe il terzo cambio alle finanze in soli otto mesi che certamente non offre sollievo al versante economico, gravato oggi dalla notizia delle mancate entrate fiscali nei primi sei mesi del 2015 per 6 miliardi di euro. Segno che il meccanismo della riscossione delle tasse ancora non funziona a dovere nel Paese.
Intanto l’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis dice apertamente che sta riflettendo sulla possibilità di dare vita ad un movimento paneuropeo di respiro internazionale, che non si presenterà alle prossime elezioni. L’idea è di assembleare un pensatoio come le fondazioni Usa in attesa di capire i tempi politici ellenici. Lo scopo è dare fiato ad una rete europea anti memorandum e anti austerità contando su sponde economiche e sociali. Non ne farà parte l’ex sodale Tsipras che, di contro, esclude di essere premier in un futuro governo di coalizione, se le elezioni dovessero consegnare un quadro di ingovernabilità, così come è probabilissimo. Infatti anche il secondo sondaggio, diffuso in questi giorni dopo quello della Bild, evidenzia una differenza minima tra Syriza e Nea Dimokratia. Secondo le proiezioni di Greek Reporter al momento c’è un testa a testa fra i due partiti, con la sinistra di Tsipras che perde voti a causa della scissione.
“Non esiteremo a tornare alla moneta nazionale spingendo per il Grexit” replica proprio il leader di Unità Popolare, Panagiotis Lafazanis, dalla frequenze della tv americana Cnbs. L’ex ministro fuoriuscito da Syriza non perde occasione per accusare Tsipras: “Ha rinunciato a tutti gli impegni programmatici essenziali e fondamentali di Syriza – attacca – Ha accettato un finanziamento che prevede politiche distruttive, incluse le riduzioni degli stipendi e delle pensioni. È il colpo finale per l’economia greca”. La campagna elettorale è appena all’inizio.