Approvare il bavaglio in Parlamento entro il 2015 e ottenere la delega dalla Camera entro settembre. Soltanto dopo discuterne con la stampa. È la tabella di marcia sul fronte intercettazioni che vorrebbe seguire il guardasigilli Andrea Orlando. Passata la pausa estiva il governo di Matteo Renzi è tornato a lavoro. E tra i primissimi punti annotati in agenda ecco tornare prepotentemente la riforma della giustizia, con annessa la nuova legge sulle intercettazioni, che aveva spaccato l’opinione pubblica tra giugno e luglio.
“Ce la possiamo fare entro la fine del 2015 ad approvare in via definitiva la riforma del processo penale con la delega sulle intercettazioni”, è l’assicurazione fatta dal ministro della giustizia in un’ intervista al Messaggero. Ma possibile che una riforma tanto contestata, possa avere tempi tanto stretti? Orlando è sicuro: “La delega sulle intercettazioni possiamo attuarla a strettissimo giro. Inizieremo a discuterne subito dopo il via libera alla Camera”. Un’opinione decisamente ottimista quella del guardasigilli, viste le polemiche suscitate a Montecitorio dal cosiddetto emendamento Pagano, e cioè la norma, inserita nella riforma dal deputato del Nuovo Centrodestra, che prevede “la reclusione da 6 mesi a 4 anni” per “chiunque diffonda, al fine di recare danno alla reputazione o all’immagine altrui, riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate”.
Una legge che in pratica ucciderebbe quasi integralmente le inchieste giornalistiche televisive. Con l’emendamento Pagano in vigore anche in passato sarebbero scattate le manette per i giornalisti di Report, delle Iene, di Annozero e Striscia la Notizia. Ed è per questo che l’emendamento Pagano – approvato in commissione Giustizia a Montecitorio il 24 luglio scorso – aveva trascinato la maggioranza sotto il fuoco incrociato delle polemiche. Lo stesso Orlando aveva confidato di avere “riserve di carattere generale sulle sanzioni“. L’imbarazzo all’interno del Pd era tanto che il responsabile giustizia del Pd David Ermini si era visto costretto a promettere un “emendamento salva Iene” e cioè una pezza che sistemasse la situazione per le trasmissioni televisive che documentano le loro inchieste anche servendosi di registrazioni effettuate senza il consenso dei soggetti interessati.
Adesso però dell’emendamento salva Iene nelle parole di Orlando non c’è traccia. “Confido che entro settembre il testo venga approvato nel suo complesso alla Camera. Subito dopo avvieremo un confronto con la stampa”, dice il guardasigilli. Come dire che il governo intende ottenere la delega dalla Camera (dove ha una maggioranza blindata) prima possibile: soltanto dopo negozierà con la stampa e le opposizioni. Ma non solo. Perché vista la delicatezza della questione, si era pensato anche a stralciare la norma sulle intercettazioni dalla riforma della giustizia penale per non ingolfare l’attività legislativa. E invece Orlando adesso frena. “Lo stralcio rischia di essere più un allungamento che una scorciatoia, ma i punti fermi restano tre: nessuna modifica alle intercettazioni come strumento investigativo; sì a tutte le modifiche possibili e necessarie ad impedire la diffusione di quelle che non hanno alcuna rilevanza penale; garanzia del diritto di cronaca”, dice il ministro. Come si possa garantire il diritto di cronaca senza eliminare l’emendamento Pagano resta ancora un interrogativo da sciogliere.