La più bella Italia da quella che riuscì a battere la Lituania nella semifinale olimpica di Atene 2004. Roba da stropicciarsi gli occhi. Gli azzurri battono la Spagna, una delle favorite per il titolo europeo, e fanno un’enorme passo in avanti verso la qualificazione alla seconda fase. Neanche il punteggio, regale nei suoi 105 punti segnati contro gli iberici, rende appieno quanto hanno saputo esprimere gli uomini di Pianigiani, trascinati da i tre Nba (Gallinari 29, Belinelli 27, Bargnani 18) e, soprattutto, per la prima volta “squadra”. Ci sono i rimbalzi offensivi nel finale di Gentile e Melli, la difesa perimetrale di Marco Cusin (con stoppata) su Rodriguez. C’è una squadra, appunto, finalmente. Al di là del prestigio della vittoria e dei 2 punti inaspettati in un ipotetico ruolino di avvicinamento alla qualificazione, è la prestazione di tutto il gruppo a far ben sperare per il futuro dell’Europeo. Partite come queste posso svoltare una manifestazione che si gioca a ritmi ravvicinati come la rassegna continentale.
Una delle chiavi di volta è nella partenza. Con le scorie in corpo della sconfitta contro la Turchia, della vittoria non esaltante davanti alla piccola Islanda e dell’infortunio di capitan Datome, il rischio più grande era una partenza sotto-ritmo con la Spagna pronta a punire gli azzurri. Niente di tutto ciò. La voce grossa la fa l’Italia, trascinata da un Bargnani sontuoso su entrambi i lati del campo. Gli azzurri scappano subito (6-1) poi si accende Gasol e si va avanti punto a punto. Alla fine del primo quarto il Mago ne ha già segnati 10 e compensa un Belinelli inizialmente scarico (1/6 nei primi 17 minuti). Ma sono concentrazione (appena una palla persa) e difesa a fare la differenza. Scariolo ruota i suoi ma l’Italia è sempre lì, tocca anche il +6 ed è ancora avanti quando Hackett si fa male a un gomito cadendo per terra dopo un rimbalzo. I tre minuti che seguono sono l’unico passaggio a vuoto della prima metà di gara: la Spagna si distende in transizione e piazza un parziale di 8-2 tamponato da Gallinari, a quota 14, e da Gentile. Quattro punti che permettono all’Italia di andare al riposo lungo sul 45-42 dopo 20 minuti di battaglia vera, fatta di sorpassi e controsorpassi. La partita non ha padroni.
È solo una questione di tempo. Perché nel terzo quarto gli azzurri dominano la Spagna: 31 punti segnati e 71% da 3 con Belinelli a cambiare la partita e, chissà, forse non solo quella. Il ragazzo di San Giovanni in Persiceto, nonostante condizioni fisiche non perfette, s’inventa dieci minuti da fantascienza. È lui a piazzare 11 dei 15 punti in 3’30” che valgono il 47-57. E non basta il terzo fallo di Bargnani, sontuoso su Gasol nonostante i 34 punti dell’ex Lakers, e il tecnico fischiato a Gentile per fermare la corsa italiana. La Spagna torna fino a -4 (63-67) poi Cusin e la quinta tripla nel parziale di Belinelli regalano il +10 con l’ultimo quarto davanti.
Non una distanza di sicurezza ma certamente il miglior modo di presentarsi all’atto finale. San Emetrio ricuce, ancora Belinelli e Gallinari – entrambi da 3 – regalano il 68-81 con 7’ da giocare. Il basket azzurro è a tratti paradisiaco. Gasol fa spendere il quinto fallo a Cusin e Bargnani e negli ultimi 3 minuti Pianigiani è costretto a giocare con Melli nel ruolo di pivot. Ma a quel punto l’Italia è ancora avanti di 10, Gentile ci mette del suo e non basta la pressione finale a spaventare gli azzurri. Finisce 98-105. A Berlino risuona Seven Nation Army. La strada è lunga, la qualificazione da conquistare domani contro la Germania. Ma una notte così, val bene un po-po-po-popo-po.