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La legge sull’affidamento condiviso (L. 54/2006) oramai compie 10 anni. E’ stata vergognosamente stravolta da prassi e giurisprudenza disegnate da nostalgici restauratori dell’Ancien regime in cui domina(va) la figura della madre quale dominus esclusivo del creato familiare. Ha perlomeno avuto il merito di aver introdotto (o rafforzato) il diritto alla bigenitorialità, ossia il diritto del minore/figlio di avere rapporti equilibrati e continuativi con entrambi i genitori, dunque anche se separati o divorziati. E sullo sfondo il diritto genitoriale di entrambi di mantenere tali rapporti col figlio minore.

C’è dunque da stupirsi se la stessa scuola (quella che dovrebbe formare i nostri giovani, futuri adulti, creando la c.d. società civile) abbia finto di nulla sapere dinanzi a tale cambiamento, così uniformandosi al gravissimo andamento conservatore della giurisprudenza? No. C’è solo da indignarsi.

Sarà forse l’effetto della “buona scuola” soffiata dal Rottam-attore, saranno state le numerose segnalazioni pervenute al Miur riguardo alla mancata ottemperanza in ambito scolastico della L. 54/2006, sarà che oramai allo scoccare del decimo anno sarebbe stato troppo anche per i conservatori, ma finalmente si è giunti alla circolare bradiposa che intende cambiare verso. Infatti con la Circolare n. 5336 del 2 settembre, si firma il decreto attuativo sull’affido condiviso nella scuola italiana.

Responsabilità genitoriale e affido condiviso pretendono che entrambi i genitori decidano congiuntamente sull’educazione e l’istruzione dei figli. Invece per 10 anni abbiamo avuto la pressoché totalità delle scuole italiane relazionarsi solo con il genitore “collocatario” (aberrante invenzione delle corti italiane, tale da creare il genitore di serie A e quello di serie B, passivo e relegato in panchina ma attivissimo nel dover pagare), volutamente ignorando l’esistenza del genitore c.d. non collocatario. Il quale ultimo per sapere e conoscere la vita scolastica del figlio, ha dovuto attivarsi insistentemente verso la scuola spesso ottenendo dinieghi.

Invero è lo stesso Miur che in riferimento alla legge 54/2006, nella circolare scrive che “non ha mai trovato una totale e concreta applicazione anche nella quotidiana ordinarietà della vita scolastica dei minori”. Finalmente il Miur si attiva per favorire la piena attuazione del principio di bigenitorialità.

Dal 2 settembre il Miur chiede: 1) l’inoltro, da parte degli uffici di segreteria delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, di tutte le comunicazioni (didattiche, disciplinari e di qualunque altra natura) anche al genitore separato/divorziato/ non convivente, sebbene non collocatario dello studente interessato; 2) l’individuazione di modalità alternative al colloquio faccia a faccia, con il docente o dirigente scolastico e/o coordinatore di classe, quando il genitore interessato risieda in altra città o sia impossibilitato a presenziare personalmente; 3) l’attribuzione della password, ove la scuola si sia dotata di strumenti informatici di comunicazione scuola/famiglia, per l’accesso al registro elettronico, ed utilizzo di altre forme di informazione veloce ed immediata (sms o email); 4) la richiesta della firma di ambedue i genitori in calce ai principali documenti (pagella etc.), qualora non siano in uso tecnologie elettroniche ma ancora moduli cartacei.

Infine, ove per la gestione di pratiche amministrative o didattiche concernenti l’alunno risulti impossibile acquisire il consenso scritto di entrambi i genitori, si deve inserire nella modulistica la seguente frase: “Il sottoscritto, consapevole delle conseguenze amministrative e penali per chi rilasci dichiarazioni non corrispondenti a verità, ai sensi del DPR 245/2000, dichiara di aver effettuato la scelta/richiesta in osservanza delle disposizioni sulla responsabilità genitoriale di cui agli artt. 316, 337 ter e 337 quater del codice civile, che richiedono il consenso di entrambi i genitori”.

Il commento di Adiantum, Associazione di Aderenti Nazionale per la Tutela dei Minori è puntuale: “Con un ritardo di ben nove anni”, afferma Alessio Cardinale, portavoce nazionale dell’associazione nata a Roma nel 2009, “il Miur regala alle famiglie separate italiane una circolare che, indubbiamente, fa chiarezza sul rispetto del principio di co-genitorialità anche nella scuola. Una siffatta circolare andrebbe diffusa anche nei tribunali, dove, a differenza che negli insegnanti, i giudici civili difettano di sensibilità verso la sfera emotiva degli affetti familiari”.

C’è da chiedersi in 10 anni quanti drammi e problemi abbia ingenerato la scuola, impermeabile a leggi fondamentali per la salvaguardia di diritti umani.

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